A 6 anni dalla rivolta degli immigrati di Rosarno lo Stato torna nella Piana per contrastare il caporalato

Reggio Calabria. Lotta al caporalato nella Piana di Gioia Tauro, stamattina le forze dell’ordine hanno dato vita a una vasta operazione di controllo che segue la prima dello scorso 11 novembre. Cinquanta uomini impegnati, 4 aziende controllate, 73 perquisizioni personali, 2 presunti caporali, entrambi del Burkina Faso, denunciati. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati dal prefetto Claudio Sammartino alla presenza del questore Raffaele Grassi e dei vertici provinciali di carabinieri, guardia di finanza e corpo forestale dello Stato.
L’operazione è scattata alle 4.30 della mattina, nel territorio di Melicucco e Serrata. Circa un’ottantina di lavoratori extracomunitari lavoravano nelle quattro ditte, tutti sono risultati in regola sia per il lavoro che per quanto attiene al soggiorno nel territorio dello Stato. Accertamenti sono in corso per verificare licenze edilizie e le forniture di luce ed acqua. L’ispettorato del lavoro sta vagliando la posizione dei 4 titolari delle ditte.
“E’ stata un’attività penetrante – ha affermato il prefetto – proprio per riaffermare la necessità che ciascuno faccia la sua parte per questa ferita che c’è nella Piana di Gioia Tauro”. Il prefetto ha insistito sul lato “preventivo” dell’operazione: “E’ un’attività pedagogica un invito a tutti a rispettare la dignità di queste persone e del lavoro, e non cesserà”.
“Proprio nel giorno in cui si celebra il sesto anniversario delle rivolte di Rosarno – ha puntualizzato il prefetto Sammartino – oggi rinnoviamo l’appello a tutti, lo Stato non molla, non torna indietro”.
“Si sta affinando lo sfruttamento. Esiste una parvenza di legalità in ordine al contratto – ha spiegato Giuseppe Patania dell’ispettorato del lavoro parlando in generale delle nuove dinamiche di sfruttamento – sono poche le situazioni di lavoro nero totale. Si assiste a una formale assunzione, però c’è sfruttamento nel rapporto di lavoro, nella paga e nello svolgimento dell’orario del lavoro”.
La busta paga prevede formalmente una retribuzione di 44 euro al giorno, ma materialmente ne vengono corrisposti 25 a malapena, quanto all’orario formalmente dovrebbero essere 6-8 ore, ma si fatica dall’alba al tramonto.
Per quanto riguarda il campo di San Ferdinando, dove stanno in condizioni pietose i lavoratori extracomunitari, il prefetto ha assicurato che vi è la massima attenzione per la soluzione del problema, grazie anche alla sinergia con la Regione Calabria. L’obiettivo è creare la ristabilire condizioni di vivibilità per gli immigrati. “Il campo – ha sottolineato il prefetto – deve essere considerata una situazione provvisoria”. Alla prima fase dell’emergenza, con la consegna di coperte e sacchi a pelo, seguirà una seconda fase di accoglienza. Si opererà secondo due direttive: contributi ai comuni per “housing sociale”, quindi immobili comunali ristrutturati e offerti ad affitti agevolati, e contributi ai produttori-coltivatori che garantiscano un’accoglienza dignitosa per i lavoratori. Intanto, sul fronte dell’emergenza, la settimana prossima si terrà una riunione con il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio e con esponenti del Ministero dell’Interno per sostituire le tende e bonificare l’area del campo.
Pur smentendo le voci di focolai di protesta tra gli immigrati, infine, il Questore Grassi ha reso noto che è stata aumentata la presenza delle pattuglie in zona, con una presenza costante dal pomeriggio alla mattina successiva.

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