Reggio Calabria. La seconda sezione penale della Corte di Appello di Reggio Calabria (presidente Gaeta, relatrice Bandiera) ha assolto Giovanni Cilione, il quale in primo grado era stato condannato dal Tribunale di Reggio Calabria, con sentenza pronunciata nel 2014, a 5 anni di reclusione per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, nell’ambito del processo “Bellu lavuru 2”.
L’appello è stato discusso dai difensori di Cilione, gli avvocati Domenico Vadalà e Pietro Bertone. La pronuncia di assoluzione di oggi rappresenta il primo provvedimento che va a intaccare la struttura portante dell’operazione “Bellu Lavuru 2”, nell’ambito del quale Cilione, oggi 37enne, raggiunto da misura cautelare di custodia in carcere nel gennaio 2012 e la cui posizione era stata stralciata, oggi è stato assolto con la formula “per non aver commesso il fatto”.
L’operazione Bellu lavuru 2, condotta dai Carabinieri e dal Ros e coordinata dalla DDA di Reggio Calabria, era sfociata a gennaio 2012 con 21 arresti a carico di altrettanti indagati accusati di essere appartenenti o contigui alla ‘ndrangheta nelle sue articolazioni territoriali denominate cosche: “Morabito-Bruzzaniti-Palamara”, “Maisano”, “Rodà”, “Vadalà” e “Talia”, operanti nel “mandamento jonico” e in particolare nei Comuni di Bova Marina, Palizzi, Bruzzano Zeffirio ed Africo, presunti responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, concorso in associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, truffa aggravata, danneggiamento aggravato, procurata inosservanza di pena, frode in pubbliche forniture, furto aggravato di materiali inerti, crollo di costruzioni o altri disastri dolosi, violazione delle prescrizioni alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, tutti aggravati dall’aver favorito un sodalizio mafioso.
Già in primo grado, il procuratore d’udienza, Cosentino, aveva chiesto l’assoluzione di Cilione, ma il Tribunale aveva condannato ugualmente l’imputato. Oggi, invece, nonostante il Procuratore Generale d’udienza, Riva, abbia chiesto la conferma della sentenza di condanna emessa in primo grado, la Corte di Appello ha riformato la condanna mandando assolto Cilione con la più ampia delle formule.
Evidentemente la Corte d’appello ha ritenuto, così come da sempre sostenuto dai difensori di Cilione, che l’uomo nulla ha a che fare con la consorteria criminale individuata con la sentenza “Bellu lavuru 1”, procedimento nel quale Cilione non era stato raggiunto neanche da un avviso di garanzia.
Fabio Papalia