«Non è vero che il focus ‘ndrangheta non serve a niente»
Reggio Calabria. “Uno più uno non fa due, ma fa venti, duecento, duemila”. Stamattina alla conferenza stampa annunciata per la diffusione dei dati del piano focus ‘ndrangheta di gennaio e della settimana appena trascorsa, il prefetto Claudio Sammartino ha esordito citando lo scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton: «perché il metodo della collaborazione istituzionale e con i cittadini è importantissimo».
Tantissima la carne al fuoco sul tavolo del Prefetto, insieme al Questore Raffaele Grassi e ai comandanti provinciali di Carabinieri e Guardia di Finanza, i colonnelli Lorenzo Falferi e Alessandro Barbera. Domani si riunirà nuovamente il Cosp, il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Alla riunione saranno sentiti gli imprenditori destinatati delle ultime intimidazioni in ordine di tempo, nonché il presidente dell’Ente Parco nazionale dell’Aspromonte, Giuseppe Bombino. E’ stata invitata anche l’assessore regionale Federica Roccisano, la quale sarà sentita già domani, oppure compatibilmente con gli impegni istituzionali dell’assessore al Welfare, nei prossimi giorni. Dall’incontro di oggi è emersa anche la chiave di lettura che le forze dell’ordine danno degli ultimi avvenimenti in città.
«I vari episodi di sangue che si sono realizzati – ha detto il Questore – dai nostri accertamenti non si inseriscono in una guerra di mafia. Li consideriamo assestamenti interni alle cosche, alla cosca dominante su quel territorio».
Di sicuro, c’è che il numero degli episodi, il ristretto arco di tempo in cui sono avvenuti, e la gravità dei fatti, tra cui un omicidio, hanno particolarmente scosso l’opinione pubblica in città. Proprio per questo il prefetto non lesina parola per spiegare che «la compattezza delle istituzioni, soprattutto il lavoro comune di tutte le istituzioni, è fondamentale in ogni sistema di sicurezza, è un moltiplicatore importantissimo di risultati». Il prefetto ha ricordato gli sforzi congiunti messi in campo a San Ferdinando, per superare la tendopoli e per la lotta al caporalato.
Lo sforzo delle forze dell’ordine è straordinario, ha assicurato il prefetto, non solo in provincia ma anche in città. Solo nell’ultima settimana sono state controllate 928 persone, 220 posti controllo, 58 perquisizioni sul posto, 43 controlli domiciliari effettuati, con l’impiego da 70 a 100 unità al giorno nella città di Reggio Calabria. I dati di gennaio: 587 perquisizioni sul posto, 2311 controlli domiciliari, 4197 violazioni del codice della strada, 10629 veicoli controllati, 273 sanzioni amministrative, 10 sequestri amministrativi, 14 sequestri penali, 54 arresti in flagranza, 100 denunce in stato di libertà, 18596 persone controllate. «Non viene trascurato nessun quadrante» ha ribadito il prefetto, ricordando che da giorni le forze dell’ordine assediano tre quartieri, Gallina, Archi e Pellaro. Ma anche la Piana, ma anche la Locride. Non si trascura nulla.
«Lo Stato non solo non arretra, ma rilancia». Sammartino ha annunciato che nei giorni scorsi ha parlato a lungo col sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, il quale domani sarà in prefettura per discutere di un sistema integrato di videosorveglianza per la città che consentirà la vigilanza del territorio e integrerà il meccanismo fisico di controllo da parte delle forze dell’ordine: un sistema che, tra l’altro, il prefetto già pensa di replicare anche in altre zone della provincia. Resterà da vedere come sarà affrontato il tema della manutenzione, i cui costi avrebbero pressoché reso inservibile l’impianto di videosorveglianza che già anni fa era stato installato, con le stesse finalità, sul Corso Garibaldi e sul lungomare cittadino.
Sforzi umani e artificiali, quando saranno installate le telecamere, che però non possono prescindere dalla collaborazione dei cittadini: «Oggi più che mai – ha rammenta Sammartino – c’è bisogno della collaborazione di tutti i cittadini, con segnalazioni o denunce, che possono essere anche coperte da necessaria riservatezza».
Il questore Grassi poi ha riepilogato le tante operazioni condotte nel 2015, realizzate anche con la collaborazione di vittime di estorsioni che hanno iniziato a rendere dichiarazioni alla polizia giudiziaria, prima di soffermarsi nell’analisi dello stato attuale:
«Le ultime operazioni hanno colpito i De Stefano e i Franco di cui sono note le proiezioni in zona centro a Reggio Calabria e a Pellaro, dove è stata registrata una sensibile recrudescenza di attività intimidatorie. Con la cattura di un esponente di spicco della cosca De Stefano, il principe, si colpisce il cuore strategico dell’organizzazione. Quanto ai Franco, quando si tocca l’ala militare delle cosche, è ragionevole immaginare che tentino di riaffermarsi sul territorio, non vogliono essere indebolite. Hanno necessità di riaffermare la loro autorità su territorio, ma ciò vuol dire che lo Stato è forte».
Quanto alla Locride, anche lì vi sono indagini sul contesto di riferimento e sui singoli episodi, «ma bisogna avere cautela – ha ammonito il questore – ad ascrivere ogni singolo episodio alla ‘ndrangheta». E ancora: «Non si possono leggere gli episodi di Gallina come fatti collegati». «Il coordinamento e il controllo del territorio c’è, forse mai in forma così massiccia, e questo grazie al focus ‘ndrangheta. Non è vero che il focus ‘ndrangheta non serve a niente, i risultati sono la conseguenza di un dispositivo strategico e tattico straordinariamente e mirabilmente messo in campo dalla Prefettura a seguito delle indicazioni del ministro dell’Interno. Così come è massimo lo sforzo degli investigatori, di cui è universalmente riconosciuto il valore».
«Non ci sono fatti o eventi che non vengono analizzati o che vengono trascurati o per i quali non abbiamo una chiave di lettura» ha confermato, dal canto suo, il colonnello Falferi, il quale ha sottolineato come le tre forze dell’ordine siano sedute allo stesso tavolo come una squadra unica. Spirito di squadra condiviso anche dal comandante Barbera, che ha spiegato come in focus ‘ndrangheta ben si inserisce anche l’attività della Guardia di Finanza nell’ambito dei controlli effettuati dalla polizia economica di prossimità.
Fabio Papalia
photo Domenico Notaro