Gioia Tauro. False informazioni al pm per scagionare cosca Piromalli: padre e figlio arrestati dai Carabinieri

Gioia Tauro (Reggio Calabria). Nella serata di ieri, 3 marzo 2016, i Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro diretta dal capitano Francesco Cinnirella, in esecuzione ad un provvedimento custodiale e contestuale sottoposizione al regime degli arresti domiciliari emesso il 29.02.2016 dal Tribunale di Reggio Calabria – Ufficio G.I.P. – su richiesta della Procura Distrettuale, hanno tratto in arresto Clemente Cedro, di 65 anni, e Giovanni Cedro, di 36 anni, rispettivamente padre e figlio, commercianti con un passato da imprenditori nel settore dei video-poker, poiché ritenuti presunti responsabili del reato di false informazioni al pubblico ministero aggravato dalle finalità mafiose poiché eseguito col chiaro intento di agevolare e finanche scagionare membri legati alla consorteria mafiosa dei “Piromalli”, egemone nel fitto tessuto cittadino.
In particolare, nel corso dell’attività investigativa, convenzionalmente denominata operazione “Atlantide”, che ha beneficiato anche del contributo dichiarativo di alcuni collaboratori di giustizia, i Cedro, individuati quali vittime del reato di usura da parte di appartenenti alla cosca “Piromalli”, in sede di escussione innanzi la competente autorità giudiziaria hanno negato convintamente le circostanze, negando le contestazioni mosse loro, esponendo delle versioni di comodo di cui gli stessi successivamente si sarebbero vantati e che finanche avrebbe suscitato in loro piena ilarità.
Infatti, nel corso di contestuali attività di monitoraggio, sarebbe emerso, in maniera incontrovertibile, che i due avrebbero fornito all’autorità giudiziaria versioni di comodo nella cosciente consapevolezza che le loro dichiarazioni avrebbero potuto far scarcerare alcuni o tutti gli affiliati tratti in arresto il precedente 22 dicembre, ritenuti presunti esponenti di spicco della consorteria criminale Piromalli.
Ulteriore dato, emerso dalla captazione delle conversazioni tra i due Cedro, e che ineludibilmente farebbe capire che i due avessero scientemente voluto fornire versioni false su accadimenti che li hanno riguardati sia direttamente che indirettamente, è rilevabile secondo l’accusa dalla circostanza di avere pianificato la loro remunerazione, per le false dichiarazioni rese, nei confronti degli arrestati nel procedimento “Atlantide”.
E’ stato altresì documentato che Clemente Cedro avrebbe portato a conoscenza un indagato nell’ambito del medesimo procedimento per gli stessi reati, dei motivi della convocazione sua e del congiunto presso la Procura Distrettuale e del contenuto delle dichiarazioni rese.
I due, al termine delle formalità di rito, sono stati posti agli arresti domiciliari presso le loro residenze, in attesa degli interrogatori di garanzia.

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