Reggio Calabria. Alle prime luci dell’alba, in provincia di Reggio Calabria, è scattata una vasta operazione anticrimine condotta congiuntamente dai Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dello Scico di Roma, e dai Carabinieri del Ros, del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dello Squadrone Eliportato Carabinieri “Cacciatori di Calabria”, nei confronti di un gruppo di persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura ed esercizio abusivo del credito, con l’aggravante del metodo mafioso, operanti nella Locride ed, in particolare, nei Comuni di Siderno, Gioiosa Jonica e Marina di Gioiosa Jonica. L’operazione, che ha impegnato oltre 400 militari, tra Carabinieri e Finanzieri ha portato all’esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica – D.D.A. di Reggio Calabria a carico di 34 persone, alcune delle quali affiliate alla locale della ‘ndrangheta di Gioiosa Ionica (RC), nonché a perquisizioni nei confronti di numerosi indagati e ingenti sequestri patrimoniali.
“Quando il male ha ogni audacia, il bene deve avere ogni coraggio”. Con queste parole il comandante regionale della Guardia di Finanza in Calabria, il generale Gianluigi Miglioli, ha sintetizzato l’impegno delle fiamme gialle e dei Carabinieri, che hanno collaborato insieme all’indagine sfociata nell’operazione “Typograph-Acero Bis”, che oggi ha portato al fermo di 34 indagati.
L’indagine, oltre che delle forze territoriali, si è avvalsa anche del lavoro degli specialisti dello Scico della Guardia di Finanza, del Ros e dei Cacciatori dei Carabinieri. Particolarmente significativo è stato l’input dato dalla denuncia di un imprenditore. “Il fatto che un usurato sia andato a bussare alla porta della Guardia di Finanza per noi è un buon segno”, ha commentato il procuratore aggiunto Nicola Gratteri, il quale ha sottolineato il lavoro certosino dell’indagine: “Il fermo è di 2500 pagine, avremmo potuto concludere l’indagine prima, ma volevamo essere certissimi. Ci siamo avvalsi della consulenza di professionisti, perché vogliamo andare in udienza a discutere la pena, non la colpevolezza”.
Anche il comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Lorenzo Falferi, ha sottolineato l’importanza della collaborazione da parte della vittima: “C’è un cambio di rotta, la capacità di qualcuno di affidarsi allo Stato perché lo Stato è una realtà credibile e affidabile”. “E’ la dimostrazione – ha commentato anche il comandante provinciale della Finanza, colonnello Alessandro Barbera – che le cose possono cambiare, dobbiamo andare avanti con tenacia e convinzione”.
“Abbiamo dimostrato – ha commentato infine il procuratore capo Federico Cafiero De Raho – con la grande professionalità dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, come una denuncia consenta di arrivare agli arresti. Se tutti denunciassero la ‘ndrangheta non esisterebbe più”.
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