Reggio Calabria. Quattordici mila, 32 euro e 60 centesimi, questa è la cifra che il Consiglio regionale della Calabria si appresta a restituire all’ex consigliere regionale Santi Zappalà. La determina è arrivata a pochi giorni di distanza dal ritorno a casa, in regime di arresti domiciliari, del professionista bagnarese. Si tratta del totale complessivo che Palazzo Campanella aveva trattenuto, a titolo di contributi per il conseguimento dell’assegno vitalizio, dalla diaria del politico bagnarese che, con oltre undici mila voti, aveva conquistato una poltrona del parlamento calabrese nella nona legislatura: quella che aveva portato alla guida della giunta regionale il reggino Giuseppe Scopelliti.
Una poltrona che Santi Zappalà aveva dovuto abbandonare pochi mesi dopo, quando all’alba del 21 dicembre del 2010, venne tratto in arresto dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Reggio Calabria. Per i magistrati della Dda reggina l’ex sindaco di Bagnara Calabra avrebbe incontrato Giuseppe Pelle (figlio del carismatico boss di ‘ndrangheta, il defunto Antonio Pelle detto “‘Ntoni Gambazza” di San Luca), andandolo a trovare nella sua abitazione a Bovalino per chiedere il suo sostegno in occasione delle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale. Un’accusa che gli è costata una condanna in Appello a 2 anni e 8 mesi per corruzione elettorale.
Adesso, il dirigente del settore Risorse umane di Palazzo Campanella ha firmato una determinazione che, ottemperando alle norme regionali in materia, ha accertato l’esercizio del mandato a carico di Santi Zappalà dal 28 marzo 2010 al 21 febbraio dell’anno successivo, per un’anzianità di carica pari a 10 mesi e 24 giorni. Durante questo periodo l’ex consigliere regionale del Pdl, come si legge nella determina, “ha versato a titolo di contributi per l’assegno vitalizio la somma complessiva di euro 14.032,60”.
La restituzione della somma è scattata alla luce del fatto che l’anzianità di mandato maturata da Zappalà, di nuovo nei guai giudiziari dopo un secondo arresto patito lo scorso anno con l’accusa di scambio politico-mafioso, “non è sufficiente a conseguire il diritto al riscatto del periodo mancante al possesso dei requisiti per il conseguimento dell’assegno vitalizio minimo”. La determina è arrivata a pochi giorni di distanza dal ritorno a casa, dopo aver lasciato il carcere di Tolmezzo dove era stato ristretto all’esito della seconda inchiesta che lo aveva interessato, del professionista bagnarese.
Essendo, poi, l’ex consigliere regionale del Pdl “in possesso dei requisiti oggettivi e soggettivi per usufruire della restituzione dei contributi” il settore Risorse umane ha proceduto a comunicare la decisione al politico bagnarese e ad imputare la spesa sul bilancio di previsione 2015.
Giovanni Verduci