Operazione ReggioLand. Prostituzione vietata a donne incinte: “Non è nell’etica di questo lavoro”

Gli interni del club Reggioland

Gli interni del club Reggioland

Reggio Calabria. “Non è nell’etica di questo lavoro”. Parlavano di etica i due coniugi arrestati nell’ambito dell’operazione Reggioland, per spiegare il rifiuto di fare “lavorare” una ragazza rimasta incinta. La giovane, che aspettava un figlio da un uomo che non si voleva assumere le proprie responsabilità, desiderava continuare a guadagnare qualcosa lavorando con loro, magari solo come “ragazza immagine”, ma di fronte all’immagine del pancione, i due sono stati irremovibili. “Ma è pure un fatto etico, con un bambino nella pancia.. e tu fai questa vita”, spiegava la coppia alla giovane prostituta: “noi non ci sentiamo di fare una cosa del genere perché un’etica ce l’abbiamo noi, non facimu i cose cusì, come capitanu…eh.. stiamo parlando di un figlio… figlioli non si scherza a fare ste cose”.
Non solo etica, anche beneficenza, come quando l’associazione Reggioland del Maestro d’Arte Francesco Alati, il 22 giugno 2012 ha organizzato “La notte rosa”, una serata di top model e musica dal vivo, con il patrocinio del Comune di Reggio Calabria, dedicata e destinata in beneficenza all’Hospice di Reggio Calabria. “… lavoriamo per un progetto e mai per un profitto”, c’era scritto sul sito dell’evento. Ovviamente né il Comune né i partecipanti a vario titolo coinvoti potevano essere al corrente di quanto avrebbero scoperto l’anno scorso i Carabinieri circa la parallela “attività” dell’associazione Reggioland e del suo presidente e del club osé gestito da sua moglie.
Club “Donna Mistero”: strip-girl… sexy-star, performer… insieme ad un team di bellissime ragazze… Tutto su richiesta e su commiessione “e si esclude ogni prestazione di carattere sessuale e mercenario”.
Il Club Reggioland, invece, tra “i servizi che offriamo” elencava “management, organizzazione spettacoli ed eventi, servizio hostess, servizio sicurezza, modelle-modelli, fotomodelle-fotomodelli, modelle per bodypainting, cubiste-cubisti, indossatrici-indossatori, addii al celibato e nubilato, organizzazione feste di compleanno, feste di laurea, feste varie, organizzazione di serate a tema, tatuaggi in sede, corsi per preparatori atletici, corsi di danza, corsi di chitarra, corsi di tatuaggio, corsi di massaggio, corsi di estetica, massaggi in sede”. Su siti specializzati in annunci venivano anche inserite offerte di lavoro per cubiste.
Invece la “suonata”, secondo i magistrati della Procura di Reggio Calabria, era ben diversa: sesso a pagamento e violazione della legge Merlin. Marchette che al telefono venivano chiamate “servizi fotografici” e clienti che diventavano “fotografi”.

L’operazione Reggioland, che ha portato oggi all’emissione di 12 misure cautelari, condotta dai Carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria diretta dal capitano Francesco Soricelli, ha smascherato una casa di tolleranza in via Reggio Campi e un’associazione per delinquere finalizzata all’organizzazione di feste e addii al celibato nel corso delle quali far prostituire donne all’interno della casa di tolleranza, organizzazione di feste e addii al celibato nel corso dei quali far prostituire donne presso esercizi commerciali e a domicilio dei clienti, lo sfruttamento della prostituzione e l’invio di prostitute presso i domicili dei clienti, il reclutamento di prostitute al fine di farle lavorare per l’associazione, l’organizzazione di addii al nubilato con spogliarelli maschili.
Sono undici le prostitute che durante le indagini avrebbero esercitato l’attività nella casa di tolleranza, la più giovane appena 19 anni. Anche una pizzeria, o altri locali, in città e provincia, divenivano la location per uno “spettacolo” di addio al celibato, per esempio è accaduto con un’ora di spettacolo durante la quale una ragazza si è spogliata nuda alla presenza di 20 invitati, per poi consumare un rapporto sessuale con il festeggiato, il tutto a un costo di 300 euro.
Francesco Alati, quale presunto fondatore promotore e organizzatore, doveva anche accertarsi che le prostitute non avessero rapporti “affettivi” con i clienti, decidere chi, quando e dove far prostituire, ed escludere donne in stato di gravidanza.
Alati, inoltre, è accusato anche di violenza privata, aggravata perché commessa con minaccia, in quanto avrebbe costretto una giovane prostituta, che aveva deciso di abbandonare il meretricio, a continuare a prostituirsi e a lavorare per l’associazione, minacciandola che in caso contrario “l’avrebbe pagata” e che “avrebbe messo di mezzo altre persone”.
La moglie di Alati, Gregoria Liberata Logoteta, invece, avrebbe indotto la giovane a continuare l’attività, blandendola, prospettandole un ruolo in futuro nell’associazione e prospettandole maggiori guadagni.
Lo stesso Alati pubblicizzava l’attività con inserti pubblicitari: “Sara per i tuoi momenti di relax… tel. 388….. con effige di una donna in slip e reggicalze”, e sui siti internet www.reggioland.net e www.donnamistero.com.

Le indagini sono state avviate il 10 febbraio 2015, quando alle ore 20,40 ai sensi dell’articolo 41 del Testo unico di leggi di pubblica sicurezza, i Carabinieri hanno effettuato una perquisizione domiciliare alla ricerca di armi detenute illegalmente presso l’abitazione di Francesco Alati. I militari hanno fatto ingresso così nei locali, posti su due livelli, di fatto adibiti a ritrovo di persone, con luci diffuse, laser, sfondo sonoro e profumi nell’aria.
La spiegazione fornita dai presenti: “una sorta di circolo, un luogo dove avvenivano mangiate tra amici, si beve si ascolta musica e si balla“. Una spiegazione anche per le mascherine, i profilattici e un fallo, notati dai Carabinieri: erano della coppia, per un uso in intimità.
Spiegazioni che non hanno convinto i Carabinieri, i quali hanno iniziato un’attività di osservazione, con videoriprese esterne alla casa in via Reggio Campi, e intercettazioni. Ed hanno iniziato ad annotare un via vai di presenze, nella quasi totalità di sesso maschile, anche in gruppi assai nutriti. Erano i “fotografi”, così emerge dalle intercettazioni telefoniche, che venivano per fare i “servizi fotografici” alle ragazze. Tra gli aficionados della macchina fotografica, anche due uomini da San Luca, definiti dalle ragazze che li avrebbero dovuti incontrare “trogloditi… che camminano a quattro zampe”. Insomma, sembra proprio che non tutti i “fotografi” avessero il fascino di Robert Capa, a giudicare anche da un’altra conversazione. Un cliente chiama e chiede di anticipare l’incontro, fissato per domenica, alle ore 15 di sabato, ottenendo una risposta negativa perché per quell’ora c’era già un appuntamento fissato da un altro suo “amico”, che doveva fare un “servizio”. Questa la reazione del cliente, il quale voleva sapere chi fosse l’altro amico, perché nel caso fosse stato tale Angelo, avrebbe disdetto anche domenica, trattandosi di un tipo sporco: “sintiti ca… ma non pensu chi è Angilu? Se è iddu non vegnu… veriti che non vegnu… veriti chi non vegnu… se digliu… se è stu Angilu non vegnu chi chistu è nu lordazzu mpestatu”.

Fabio Papalia

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