In Calabria c’è un cantoniere ogni chilometro e mezzo di strada di competenza dell’ente nazionale. Fra quelli in pianta organica dell’Anas e quelli delle diverse aziende interne all’ente nazionale, secondo quanto riferito nei giorni scorsi dal presidente Gianni Vittorio Armani davanti alla Commissione parlamentare antimafia, dallo Stretto al Pollino ci sarebbero mille lavoratori per poco più di 1600 chilometri di arterie viarie (calcolatrice alla mano si tratta di un cantoniere ogni 1,6 km).
Quasi dieci volte tanto dell’Emilia Romagna, una regione popolata da oltre 4 milioni di abitanti con poco più di 1700 chilometri di collegamenti viari gestiti dal gestore della rete stradale ed autostradale di interesse nazionale lungo tutta la penisola, che ne registra solo 150.
Nonostante questo, la Calabria è finita nella morsa del gelo ed una nevicata, annunciata da previsioni meteo sempre più precise e puntuali, ha trasformato la Salerno-Reggio Calabria in una trappola gelata per migliaia di viaggiatori. Per non parlare dello stato penoso delle strade calabresi che, in molti casi, necessitano di interventi manutentivi quotidiani.
Anche per questo la ristrutturazione dell’Anas, imposta dal presidente Gianni Vittorio Armani all’indomani dell’inchiesta “Dama nera”, interesserà anche la Calabria. “Anas – ha spiegato Armani davanti alla presidente Rosi Bindi – ha ventidue aziende diverse all’interno, quindi abbiamo la Calabria che ha mille dipendenti e, con pari numero di chilometri, l’Emilia Romagna 150”.
Quanto accaduto nel cosentino, però, ha convinto l’Anas e la sua dirigenza che è necessario intervenire, rivedere le cose che non vanno, superare le polemiche sulle scelte selettive e preparare un nuovo piano formativo. “Sono due organizzazioni che si sono sviluppate in modo totalmente diverso – spiega Armani facendo il paragone con l’Emilia Romagna – per cui in Calabria abbiamo cantonieri che sono in grado di tagliare l’erba ma meno di organizzarsi per spalare la neve, ma faremo anche questo”.
Alla sollecitazione di Rosi Bindi che metteva un tratto di evidenziatore su quanto accaduto in Calabria a gennaio, il presidente di Anas non ha esitato a replicare: “Sicuramente hanno un’organizzazione presente sul territorio molto importante, altrove Anas ha progressivamente retrocesso la sua presenza sul core business dando in outsourcing le attività”.
Concludendo il suo ragionamento sulla questione aperta dalla Bindi, poi, Giovanni Vittorio Armani ha messo nero su bianco quelle che saranno le politiche a breve termine di Anas: “Noi riteniamo che, essendo un’azienda che non ha un business oscillante, soggetta a variazioni della domanda e dell’offerta – le strade sono lì e ha 25 mila chilometri di strade da gestire – abbia l’obbligo e sicuramente le capacità di costruire al proprio interno un’organizzazione con maggiori skill e capacità di gestire questi 25 mila chilometri di strade, con il giusto livello di efficienza e con il massimo della competenza”.
Una scelta che per Armani “implica un miglioramento di gestione nelle aree dove le persone ci sono e quindi sicuramente la Calabria e in parte la Sicilia, dove però i chilometri di strade sono 4 mila rispetto ai 1.500 dell’Emilia Romagna, quindi una rete molto importante, e implica l’esigenza di tornare a gestire la strada, di avere personale in grado di pulirla, di manutenerla, di riaccendere le luci quando gli impianti vengono manomessi. Questo tipo di organizzazione va ricostruito e su questo pensiamo di investire”. Il tutto mentre i calabresi attendono la strenna di Natale e si avvicina la scadenza per la chiusura
dei cantieri sulla Salerno-Reggio Calabria, fissata dal premier Matteo Renzi al 22 dicembre.
Le idee ci sono, le strategie si stanno mettendo a punto. Ora manca solo l’avvio di questo grande progetto di ammodernamento e razionalizzazione della struttura burocratica ed operativa di Anas. Ovviamente, come sottolineato dai vertici dell’ente di via Monzabano, “se ci sono le condizioni”.
Giovanni Verduci