Giallo sul ferimento a Gallina: forse un cecchino da un palazzo in costruzione, ha sparato per uccidere

A destra l'auto della vittima e sullo sfondo il rustico dove si è piazzato il cecchino

A destra l'auto della vittima e sullo sfondo il rustico dove si è piazzato il cecchino

Reggio Calabria. E’ vivo perché probabilmente si è girato di scatto. E’ un tentato omicidio in piena regola, secondo gli investigatori, quello che si è consumato stamattina a Gallina, quartiere collinare alla periferia sud di Reggio Calabria, ai danni di un imprenditore edile di 50 anni, Sebastiano Morabito, sposato e con un figlio. E’ accaduto intorno alle ore 10.30 in via Madre Chiesa di Gallina. L’uomo era all’interno della sua autovettura, una Opel Corsa di colore grigio, quando qualcuno gli ha esploso contro almeno 3 colpi d’arma da fuoco. Morabito, ferito all’orecchio sinistro, è stato trasportato in ambulanza al pronto soccorso, non versa in pericolo di vita. Immediatamente sono scattate le indagini dei Carabinieri.

Un giallo in piena regola, a cominciare dalla dinamica. Con parecchi tasselli del puzzle che non combaciano. L’auto dell’imprenditore è stata trovata col quadro ancora acceso e la prima marcia inserita. Segno che o l’uomo stava andando via, o stava effettuando una manovra in fase di parcheggio. La Opel era accostata infatti al marciapiede di uno stabile, un palazzo a tre piani, dove l’imprenditore ha la casa, e al piano terra l’ufficio, con la saracinesca ancora alzata. I colpi sono stati sparati dalla parte destra dell’autovettura, quindi dalla strada, verso la parte sinistra. Quasi di fronte al palazzo c’è il distributore di carburante. Nessuno però ha visto l’aggressore; ma non, come avviene quasi sempre in questi casi, perché nessuno ha visto in faccia chi ha sparato, o nessuno ricorda come era vestito. Stavolta non è stato proprio visto nessuno sparare. E qui le indagini incappano nel primo ostacolo.
Se nessuno ha visto sparare, né fuggire dopo gli spari, può significare che chi ha sparato ha usato un fucile, e lo ha fatto da una distanza tale da assicurarsi la fuga indisturbato. Di fronte al palazzo e all’auto della vittima, c’è una stradina che interseca la via principale di Gallina, al di là della quale sorgono due palazzi, uno dei quali un rustico in costruzione a tre piani. Il luogo ideale per un killer, dove appostarsi senza essere notato, prendere la mira con un fucile a canna rigata, far fuoco senza neanche far sentire l’esplosione vicino al bersaglio, e poi dileguarsi. Un piano perfetto, insomma, ben pianificato, ma che presuppone un elemento indispensabile, occorre un killer dotato di ottima mira e di un fucile con cannocchiale da tiro in grado di centrare l’obiettivo.

Gli investigatori stanno prendendo in grande considerazione l’ipotesi del killer armato di fucile, anche perché vi sono diversi elementi compatibili con questa ricostruzione, oltre al fatto che manca l’aggressore sul luogo del delitto. I colpi andati a bersaglio sono almeno tre, ma nessun bossolo è stato rinvenuto. Due proiettili si sono conficcati sul lato destro della fiancata dell’auto, nella parte bassa. Uno ha terminato la sua corsa sulla parte inferiore della portiera, l’altro sul montante. Tutti e due in basso, come se i proiettili, appunto, avessero percorso una traiettoria dall’alto verso il basso. Il terzo colpo invece ha ferito Morabito all’orecchio sinistro.
L’uomo, seduto al posto di guida, però avrebbe dovuto mostrare il profilo destro al mirino del fucile. Se è stato colpito all’orecchio sinistro, ipotizzano gli investigatori, è perché probabilmente in quel momento ha voltato di scatto la testa, magari per uscire dall’abitacolo, forse perché si è accorto dei due proiettili che avevano appena colpito la carrozzeria (sempre che quei due colpi siano stati sparati prima che Morabito venisse ferito), oppure perché si è girato invece verso il punto da dove venivano esplosi i colpi. Dopo di sicuro è sceso dall’auto. Sul marciapiede lato guida, infatti, vi sono ancora le macchie di sangue. Oppure, un’altra ipotesi è che il killer abbia prima sparato ferendo l’uomo all’orecchio sinistro, sempre per un movimento improvviso del bersaglio. Poi l’imprenditore è sceso dall’auto e ha cercato riparo in terra, proteggendosi con l’autovettura dalla traiettoria del killer. Questo spiegherebbe i due colpi sparati alla parte bassa dell’autovettura, forse un estremo quanto vano tentativo del killer di portare a termine il “contratto”.

Chi ha sparato voleva uccidere. Su questo sembra non abbiano dubbi gli investigatori. Si tratta ora di capire perché l’imprenditore Sebastiano Morabito sarebbe diventato vittima di un tentato omicidio che, dalle modalità di esecuzione, sembrerebbe di chiara matrice ‘ndranghetista. Sul conto di Morabito non risulterebbero episodi passati legati alla criminalità organizzata. Gli investigatori, che indagano a 360 gradi, in queste ore stanno scandagliando la sua vita e le sue amicizie, nulla si esclude a priori, si lavora per verificare se tra le sue conoscenze o frequentazioni vi possano essere taluni elementi che gravitano in posizione defilata o di rilievo nell’orbita della cosche reggine, e ovviamente della cosca Libri, egemone nel territorio del quartiere di Gallina.
Gli investigatori non tralasciano nulla, si effettuano perquisizioni a carico di pregiudicati della zona, si scorre l’elenco delle persone scarcerate di recente che potrebbero avanzare nuove pretese sul luogo, si tenta di capire se l’episodio si possa o meno inquadrare, e in che misura, in un clima di fermento criminale che si vive a Gallina per le dinamiche che la ‘ndrangheta del luogo starebbe attraversando al suo interno, e soprattutto se il tentato omicidio possa essere collegato in qualche modo con l’omicidio di Giovanni Vilasi, l’imprenditore edile ucciso un mese e mezzo fa, sempre a Gallina.

Di certo l’immagine del killer armato di fucile evoca tristi ricordi legati alla cosca Libri. In piena guerra di mafia, infatti, fu un sicario che si guadagnò l’appellativo di “cecchino con mira olimpionica” a freddare sparando da 150 metri, nel cortile del carcere di San Pietro, Pasquale Rocco Libri di 26 anni; e ad attentare alla vita di Antonio Libri mancandolo di un soffio mentre veniva scortato dai Carabinieri in Tribunale. In quel caso il cecchino premette il grilletto proprio mentre Libri si appoggiò al bastone, chinandosi quel poco che bastò al proiettile per sfiorargli la testa mancandolo. Gli investigatori più esperti misurano con lo sguardo e con la memoria i metri in linea d’aria che separano l’auto di Sebastiano Morabito dal palazzo in costruzione.

Fabio Papalia

A destra l'auto della vittima e sullo sfondo il rustico dove si è piazzato il cecchino
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