Operazione Mala Sanitas: neonato intubato dopo 50 minuti, tubo nelle vie digerenti anziché in quelle respiratorie

Reggio Calabria. “Hanno fatto tutto il possibile”… per “impapucchiare” le pazienti. Secondo gli inquirenti la principale preoccupazione di medici e sanitari, anziché la vita umana, era quella di coprire errori, imperizie, negligenze, dando a vedere come tutto fosse filato liscio. “Impapucchiare”, è il verbo che emerge dall’indagine “Mala Sanitas” che ha condotto oggi all’emissione di 11 misure cautelari per altrettanti sanitari. Le pazienti erano completamente ignare di errori, imperizie e negligenze, tanto che anzi erano grate ai sanitari.
Come nel caso che stamani in conferenza stampa ha raccontato il comandante del Nucleo di Polizia Tributaria, il tenente colonnello Luca Cioffi. Una donna alla 33ima settimana di gravidanza, a un certo punto si trova a dover fare un parto d’urgenza nel reparto di ginecologia. Il neonato ha una serie di sofferenze respiratorie e viene trasferito al reparto di neonatologia. Qui c’è una dottoressa che non riesce a intubare il bambino. «Sebbene – spiega Cioffi – nella cartella clinica vi sia scritto che il bambino viene immediatamente intubato e gli viene praticata la respirazione artificiale, in realtà il bambino viene intubato dopo oltre 50 minuti. Il tubo anziché nelle vie respiratorie era stato messo nelle vie digerenti. Adesso il bambino ha 5 anni, ha danni celebrali permanenti. Si trova in stato vegetativo, e la madre quando è stata sentita ringraziava anche i medici: “hanno fatto tutto il possibile”».

Fabio Papalia

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