Reggio Calabria. L’improvviso addio della Lcv porta con sé oltre al danno anche la beffa. Come un matrimonio interrotto prima della consumazione, il mancato approdo a Gioia Tauro del fondo di investimento americano ha una ricaduta economica diretta non
indifferente. Stiamo parlando di fondi pubblici, un bel gruzzolo di denaro dell’erario, destinato alla formazione professionale di quei dipendenti della struttura portuale gioiese in cassa integrazione che nel progetto dell’auto a basso costo stavano intravedendo il cambiamento per il loro futuro professionale.
La Regione Calabria, che su questa idea a stelle e strisce aveva puntato forte per il rilancio di un sito industriale segnato dalla crisi come era quello della ex Isotta Fraschini, per la riqualificazione professionale dei lavoratori tutelati dagli ammortizzatori sociali precedentemente attivati ci ha messo quasi un milione e cinquecentomila euro.
I corsi sono stati avviati da circa tre mesi ed hanno riguardato oltre mille cassaintegrati che si sono alternati, a turni di 400 dipendenti per venti giorni, davanti a coloro che hanno tenuto i corsi di formazione. Una boccata di ossigeno anche per l’azienda per sopportare il peso del costo del personale.
La decisione inaspettata del fondo di investimenti statunitense ha fatto saltare il banco. Il presidente Mario Oliverio su questo progetto ci aveva messo la faccia, si era speso molto, aveva assicurato sulla validità dell’idea progettuale condivisa con il collega pugliese Michele Emiliano. Il governatore aveva garantito sul pronto avvio della produzione dell’auto americana e sull’assunzione di 600 operai presso l’area industriale di Gioia Tauro. In pochi mesi, però, il quadro è radicalmente mutato. Il fondo americano ha capito che l’investimento in Calabria sarebbe stato perdente ed ha bruciato le speranze di Mario Oliverio, scrivendo un nuovo capitolo nella ultra decennale storia della desertificazione industriale calabrese.
Ai lavoratori, a parte il sogno spezzato, rimane un processo formativo per l’assemblaggio di un’autovettura che non sarà mai parcheggiata nel piazzale della ex Isotta Fraschini di Gioia Tauro.
Giovanni Verduci