Reggio Calabria. “Tra i più attivi sodali di Paolo Romeo, nell’attività (volta a orientare e condizionare, interferire e influenzare la progettualità politica ed i finanziamenti pubblici per la costituenda Area Metropolitana dello Stretto, specie tramite la Provincia di Reggio Calabria nda), le indagini evidenziano il ruolo di Giuseppe Tuccio, magistrato in pensione”. E’ quanto si legge nel decreto di perquisizione che è stato notificato ieri mattina all’ex magistrato di Cassazione.
L’ex presidente di Sezione presso la Corte Suprema di Cassazione è indagato, nell’ambito dell’operazione Fata Morgana, per associazione segreta e corruzione.
L’accusa
Leggendo il decreto di perquisizione si apprende che l’ex magistrato “in una conversazione intercettata rammentava all’ing. Idone quando aveva fatto trasferire dal nord una sua parente, confessando la strumentalizzazione del ruolo di alto magistrato, per fare conseguire un beneficio ad un parente di membro dell’associazione segreta”. “Le indagini – si legge ancora nel decreto di perquisizione – accertavano, poi, come il Romeo (Paolo nda) ed i suoi sodali abbiano mostrato una straordinaria capacità d’influenza nei confronti del consigliere provinciale Cara Demetrio e del presidente della Provincia Giuseppe Raffa (entrambi indagati nda), al punto che alcuni loro scritti ed iniziative sono frutto esclusivo delle elaborazioni di Romeo e degli altri suo sodali: in tale contesto, emergeva pure come – per i finanziamenti di un libro, scritto dal Tuccio – il Romeo abbia attivato tutta la sua capacità d’influenza presso il citato presidente della Provincia di Reggio Calabria, al fine di conseguire dallo stesso ente locale, i fondi necessari a dare alle stampe l’opera. Ma il costo “stabilito” dal Romeo era clamorosamente più alto di quello stimato dallo stesso autore, con benefici per l’editore selezionato dallo stesso Romeo e spreco di risorse pubbliche, di fatto gestite da un soggetto estraneo all’ente pubblico, ma sostanzialmente capace di indirizzarne le scelte”.
La difesa
Il giudice Tuccio, che ha nominato gli avvocati di fiducia Giancarlo Pittelli ed Emanuele Genovese, si ritiene estraneo alla vicenda del libro. Sarebbe stato lo stesso Tuccio a contattare l’editore per stampare il volume e, a fronte di una richiesta economica giudicata troppo onerosa, avrebbe pattuito un prezzo più basso, pagato dallo stesso ex magistrato all’editore, per coprire le sole spese vive di stampa del libro, ricevendone in cambio solo una trentina di copie del volume da poter donare ai propri amici, e di contro cedendo tutti i diritti all’editore unitamente alle altre copie stampate. Successivamente Tuccio sarebbe stato invitato a presentare il libro nell’ambito di una manifestazione organizzata a Gallico. Invito che Tuccio avrebbe declinato anche a causa delle non buone condizioni di salute, replicando altresì che tutti i diritti del libro erano stati ceduti all’editore. La vicenda del libro e dei fondi della Provincia, secondo la ricostruzione di Tuccio, vedrebbe l’ex magistrato del tutto estraneo ai successivi rapporti intercorsi tra Romeo, l’editore e la Provincia. Anche riguardo alla conversazione intercettata l’ex magistrato respinge ogni addebito.
Fabio Papalia