Operazione Fata Morgana. Paolo Romeo poteva ancora contare su una rete “disarmante” di contatti politici

Paolo Romeo

Paolo Romeo

Reggio Calabria. Il tempo passa, si invecchia e si pensa ai nipoti. Ma l’avvocato Paolo Romeo, non ha mai perso di vista la sua vera passione: gestire da dietro le quinte le vicende politiche di Reggio Calabria. Il professionista, fermato dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione “Fata Morgana”, non avrebbe mai smesso di curare la sua rete di contatti in riva allo Stretto, così come a Catanzaro e a Roma. Con il passare del tempo cambiavano solo gli interlocutori con cui l’avvocato Romeo era chiamato a rapportarsi per mantenere, come scrivono i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria nelle carte dell’inchiesta, “imperterrito e immarcescibile il suo ruolo baricentrico nel governo reale delle dinamiche cittadine”.
La sua presenza risulta sempre “ingombrante” e “imbarazzante”, nonostante negli ultimi tempi avesse provato a mimetizzarsi dietro quelle che i sostituti procuratori, guidati da Federico Cafiero de Raho, definiscono “improbabili” associazioni. Centri culturali, come il “Circolo Posidonia Asd”, che altro non sarebbero stati se non il “simulacro formale” del tutto funzionale ad occultare quello che gli investigatori del colonnello Alessandro Barbera segnalano come il “gruppo di persone e di potere” guidato da Paolo Romeo.
“Insomma, il Romeo è – si legge nelle carte del decreto di fermo – agli occhi dei suoi interlocutori, uno dei maggiori rappresentanti del sistema di potere criminale che governa, di fatto, le dinamiche cittadine; sicché, egli deve fare ben poco rimarcare questo potere assoggettante che gli è riconosciuto alla stregua di immanente pre-giudizio relazionale. Ed è oggettiva ed attuale la straordinaria capacità d’influenza del Romeo – in particolare su alcune dinamiche politico-amministrative locali e su talune vicende economiche di massimo rilievo per la locale asfittica economia locale – che rappresenta certamente un riflesso dell’assoggettamento cui si sottopongono coloro che si relazionano con lui, per come registrato dalle indagini confluite nel presente procedimento”.
Attraverso il circolo di Gallico, che cura l’organizzazione della “Festa del mare”, l’avvocato Paolo Romeo avrebbe continuato a garantire i suoi affari, a tenere ben solidi i rapporti con i nuovi attori del mondo politico ed imprenditoriale reggino. Per gli uomini delle Fiamme gialle una conversazione intercettata fra il professionista reggino e Andrea Scordo, uno suo diretto collaboratore, rappresenterebbe l’eloquente fotografia dei rapporti curato da Paolo Romeo.
Nel dialogo, per i magistrati della Dda, emergerebbe “chiaramente come l’associazione e le manifestazioni organizzate, pur coinvolgendo svariati soggetti, fossero tutte strettamente dipendenti dal Romeo che, attraverso queste, si relazionava con la pubblica amministrazione, divenendo parte attiva della politica cittadina”. “Se loro me lo fanno per favore a me – rappresenta Paolo Romeo al suo interlocutore – e io glielo faccio per favore a loro…”.
Fra la vita del circolo e la figura di Paolo Romeo ci sarebbe un “rapporto paradigmatico”. Una conversazione intercettata, poi, metterebbe in evidenza la “capacità di creare vincoli e disponibilità, nell’ambito di equivoci rapporti sinallagmatici, sia estesa ad esponenti politici che ricoprono massime cariche istituzionali e diventi così sistema di potere che si auto-alimenta”.

Il numero “disarmante” dei contatti politici di Paolo Romeo.
Consiglieri comunali, consiglieri provinciali, consiglieri regionali, parlamentari, dirigenti, funzionari pubblici. La rete di contatti che può vantare Paolo Romeo sarebbe vastissima. Gli investigatori della Guardia di finanza avrebbero accertato i rapporti “permanenti” che legano il professionista reggino con il mondo politico-istituzionale locale “di cui egli si serve in funzione degli interessi strategici del sistema di potere inquinato dalla ‘ndrangheta da lui governato ovvero in funzione degli interessi specifici dei soggetti “fidelizzati” al suddetto sistema”.
Per investigatori e inquirenti appare “disarmante” constatare, per qualità e quantità, il numero di rapporti che Paolo Romeo sarebbe riuscito a coltivare con la classe dirigente della città. Gli uomini del Comando provinciale della Guardia di finanza si sono spinti anche nella redazione di un elenco, distinto per incarico istituzionale e compendiato con una didascalia esplicativa delle ragioni del rapporto, dei contatti intrattenuti dall’avvocato.

“Ed infine – annotano gli inquirenti – non poteva mancare un contatto relazionale che richiama le origini note della storia criminale di Paolo Romeo. Si legge, infatti, nella informativa conclusiva del Gruppo GdF di Reggio Calabria che Vernaci Mario, si fosse rivolto al Romeo per chiedere l’assunzione di una persona presso la Perla dello Stretto. Orbene, proprio le le generalità del predetto Vernaci erano quelle riportate nel passaporto utilizzato da Franco Freda, per la sua fuga in Costarica, dopo il periodo di latitanza trascorso a Reggio Calabria, garantito dai massimi esponenti della cosca De Stefano e dal Romeo, per come emerso nella citata sentenza di condanna, passata in giudicato, del Romeo per il reato di cui agli artt. 110, 416 bis c.p.”.

Giovanni Verduci

Exit mobile version