Reggio Calabria. E’ una ventata di aria nuova quella che si respira all’Auditorium Don Orione. Per quasi due ore si parla di diritti, di cittadini, di partecipazione pubblica, di riappropriazione degli spazi pubblici, di mafie e di buona amministrazione. Stavolta però Reggio si sdoppia e si trova in compagnia della sua omonima del nord. Potrebbero essere due città gemelle se consideriamo il numero di abitanti, il nome e la nazione di appartenenza. Risultano però profondamente diverse e quasi opposte in tutte le altre categorie di riferimento. L’incontro pubblico, organizzato dal Movimento Reggionontace, ha visto come ospite l’assessore del comune di Reggio Emilia Valeria Montanari che ha spiegato ad alcuni reggini (mancavano gli amministratori locali) le attività del suo comune.
La scelta del comune di Reggio Emilia non è casuale perché secondo gli organizzatori “E’ sempre stato un luogo dove la partecipazione è sempre stata attiva”. “La democrazia partecipativa – proseguono – non va in conflitto con quella rappresentativa, noi vogliamo integrarci con quest’ultima. Bisogna riacquistare l’identità e la dignità attraverso questi metodi, una sorta di potenziamento della cittadinanza in cui il confronto genera consenso anche per la stessa amministrazione. La partecipazione non ha controindicazioni, è uno strumento che va oltre l’assemblea pubblica ma serve anche a verificare quello che è una sorta di percorso fatto da i vari attori che intervengono nel processo. La commissione consiliare sta valutando la fattibilità della promozione di una manifestazione d’interesse per creare un albo delle associazioni”.
L’assessore del comune emiliano poi inizia a descrivere il suo rapporto con il concetto di partecipazione e come lo ha applicato alla sua esperienza amministrativa: “Non è un caso che la partecipazione nasca nell’agorà dell’antica Grecia e che poi sia arrivata fino ai giorni nostri. Lo Stato italiano è ancora un po’ frenato rispetto a questo concetto perché si rifà al pensiero ottocentesco che vede due poli in cui ci sono gli amministratori e gli amministrati, che sono il fulcro della democrazia rappresentativa. Negli ultimi anni però questo modello ha perso consensi e con la crisi del 2008, che ha segnato un po’ lo spartiacque rispetto al passato, gli amministrati chiedono di essere più partecipi alla vita pubblica. Soprattutto in Europa, si sta diffondendo un fenomeno molto importante che è quello dell'”economia circolare” che parte dal basso, in opposizione ad un’economia di welfare che ormai in Italia non regge più. Questa nuova esperienza vuole trasformare il welfare pubblico in un patto che guarda al futuro dove il privato (che ha la sensibilità di capire esigenze della popolazione) e i cittadini mettono a disposizione le loro forze in un modello nuovo”.
“Con il decreto Calderoli si è arrivati alla soppressione delle circoscrizioni per quei comuni al di sotto dei 250.000 abitanti. Questo ha portato al dissolversi di un presidio territoriale che coincideva con il quartiere e aveva il compito di fare da luogo di aggregazione e di collante tra il comune e il cittadino. Per questo motivo c’è stata l’esigenza di creare delle nuove connessioni in cui i cittadini si sentissero coinvolti e responsabili della comunità”.
“Il progetto – prosegue l’assessore – si chiama “Quartiere bene comune” e si articola in questo modo: prima di decidere come agire si va a constatare cosa fanno i cittadini in quel luogo, che tipo di progetti stanno portando avanti e quelli che vorrebbero perseguire. Gli uffici poi prendono in considerazione le segnalazioni e dopo un mese si organizza un nuovo incontro e si discute sulla base del budget a disposizione; in seguito si fa un accordo di cittadinanza e si organizza una festa durante la quale si firma il patto”.
Valeria Montanari illustra anche alcuni esempi che sta portando avanti il suo comune:
- Casa della partecipazione a “Rivalta” (frazione di Reggio Emilia). Ci sono diversi anziani soli nel quartiere e perciò, nei luoghi della bocciofila, che è aperta il pomeriggio, è stato istituito un Urp (ufficio relazioni col pubblico) diurno che si occupa dei vari problemi. Si tratta di un primo sportello di accoglienza che poi indirizza verso i vari uffici del comune.
- Bookcrossing nel parco. Sono state installate delle cassette di legno con dei libri, sempre aperte, e di libera fruizione. Il costo totale del progetto è di tremila euro e sia la biblioteca comunale che quella di quartiere hanno messo a disposizione dei libri, ma sono soprattutto i cittadini che contribuiscono, portando i testi. Il sabato si organizzano delle letture.
- Wi-Fi. In un quartiere dove c’erano difficoltà con l’accesso ad internet, un centro sociale si è offerto di distribuirlo agli associati con prezzi calmierati. Il problema consisteva nel fatto che un privato non può essere operatore delle telecomunicazioni, ma nel decreto “Salva Italia” c’era la possibilità di distribuire a dei consorziati il wifi. Perciò chi ne ha bisogno si associa, paga la tessera e ottiene il wifi.
- Le Greenways. Visto il numero di piste ciclabili molto alto e vista la richiesta di nuove piste anche nelle zone di campagna, che avrebbe richiesto un prezzo di realizzazione molto elevato, si è pensato di evolvere questo concetto convertendo le carraie dei campi e facendole percorrere dai ciclisti.
- Orti urbani . Sono circa 300. Qui le persone non coltivano solamente ma creano anche delle vere e proprie comunità che permettono di vivere a 360 gradi il territorio. Ci sono incontri, si organizzano cene, feste, conferenze, si effettuano attività integrative per i migranti.
- Il sito: Quartiere bene comune. E’ presente l’azione di monitoraggio delle attività portate avanti dal comune insieme ai cittadini e dove questi ultimi sono coinvolti.
- Architetto di Quartiere. Non costruisce le piazze o le strade ma costruisce relazioni. Sono tutte donne che hanno il compito di creare densità tra i vari progetti e l’amministrazione.
- Quaderno. Blog vero e proprio dove i cittadini scrivono tutto ciò che svolgono. Ci sarà, una volta inaugurato, una collaborazione con gli studenti di scienze della comunicazione che si occuperanno di gestire i contenuti, effettuare aggiustamenti e infine pubblicarli.
“Ancora è presto per avere dei risultati concreti – afferma l’assessore – adesso stiamo ottenendo molto credito di fiducia da parte dei cittadini che si stanno riappropriando dei loro spazi pubblici. Perciò, oltre alle attività avviate, il comune ha pensato di effettuare una campagna di comunicazione dove i cittadini, convinti di queste iniziative, metteranno la loro faccia nei cartelloni pubblicitari. E’ un grosso significato perché vuol dire che il cittadino, si riconosce in quello che fa il comune. E’ palese che sia più facile che funzioni dove la partecipazione è più alta e dove le persone vivono meglio, poiché è complicato applicare determinate iniziative a quartieri disagiati. Il limite di tutto ciò è di avere una visione quartiere-centrica, infatti poi è l’amministrazione che si occupa di avere una visione d’insieme e di considerare tutte le zone della città per cercare di riequilibrare lo stato di salute di tutti i quartieri”.
Sembrerebbe una specie di luogo immaginario quello descritto dall’assessore del comune di Reggio Emilia Valeria Monatnari, ma non lo è. Il fine di questo incontro però non è fare dei confronti ma invitare alla riflessione e stimolare l’autocritica. L’obiettivo non è infatti copiare dal più bravo della classe ma cercare un dialogo con il territorio, con tutti i mezzi a disposizione provando a comprenderne le esigenze e a soddisfarle.
Tra gli interventi successivi sono emersi interrogativi, suggerimenti e riflessioni che sono un il termometro della situazione attuale e riportano l’attenzione alle nostre latitudini. Un ex dipendente Multiservizi lamenta la situazione di bisogno in cui versano, alcuni costretti ad andare alla Caritas per mangiare, nell’attesa dell’apertura del nuovo bando. Di umore decisamente diverso è l’intervento di Tonino Santostefano che spiega la situazione relativa alle assemblee pubbliche: “All’articolo 20 del nostro statuto c’è la possibilità di richiedere un’assemblea pubblica. Nonostante le quasi 1000 firme raccolte l’amministrazione comunale precedente non ci ha dato la possibilità di effettuarla e rivolgendoci al TAR siamo riusciti ad ottenerla. Però il comune, prima dello scioglimento per mafia, impugnò la sentenza del TAR davanti al Consiglio di Stato. I commissari poi si resero conto che era una causa temeraria e hanno ritirato l’impugnazione, permettendoci di effettuare l’assemblea. Chiediamo adesso una nuova assemblea, con 500 firme già sottoscritte, sperando di non dover sopportare una nuova battaglia giudiziaria”.
Poi è il turno dell’assessore al comune di Messina, Tonino Perna: “Questo tema della democrazia partecipativa e rappresentativa se lo ponevano già i greci. Platone diceva che la democrazia diretta può funzionare se non si supera il numero di 4826 abitanti. Da noi, con oltre 180.000 abitanti, il problema non si pone. Il problema delle amministrazioni del sud è che non si riesce a fare la manutenzione, abbiamo beni storici che si degradano che poi non si riescono a manutenere. Quello che ho fatto io è stato di darli in gestione alle associazioni, con delle responsabilità da parte di chi lo gestisce. La partecipazione è essenziale ma deve portare ad un cambiamento da parte dell’amministrazione, e se quello non c’è rimane solamente un esercizio e un’attività per poche persone”. Enzo Pizzonia invece pone l’attenzione sullo sviluppo sostenibile: “Anche la Calabria ha avuto la sua legge regionale urbanistica nel 2002, copiata da quella dell’Emilia Romagna solo che non siamo riusciti ad applicarla. Infatti solo il 10% dei comuni calabresi hanno realizzato il piano strutturale comunale. Nell’ambito di uno strumento così avanzato relativo allo sviluppo sostenibile la città dovrebbe rispondere ai bisogni dei suoi abitanti ma tutto questo Reggio non lo fa. Migliaia di problemi relativi all’abusivismo, come è possibile pensare, esclusi quei casi definibili come eccezioni, che una città quasi totalmente abusiva possa pensare alla partecipazione?”
In seguito è Padre Giovanni Ladiana a prendere la parola: “Pochi giorni fa è stata pubblicata sui giornali la vicenda relativa a Paolo Romeo, poi arrestato, che è stato ricevuto in comune. Solo gli idioti possono continuare a dire che non ne sapevamo niente. Sono certo che gli amministratori non sono delinquenti che fanno affari con Paolo Romeo ma evidentemente hanno sentito la necessità, perché veniva dal basso, di ascoltare dei cittadini che erano portatori di suggerimenti per la gestione del denaro che dovrebbe arrivare nell’ambito della costituenda Città Metropolitana. Scegliendo come interlocutori i cittadini c’è la possibilità di capire cosa c’è da fare e cosa non fare per la città. Deve essere abolita l’idea che chi diventa sindaco porta avanti i suoi progetti e realizza le sue volontà ma chi governa una città deve essere servo dei suoi abitanti”.
Nino Spezzano pone invece l’attenzione sull’amministrazione provinciale: “Ritengo che sia giusto porre l’attenzione su chi ha amministrato negli ultimi 5 anni la provincia e bisogna utilizzarlo come modello da non seguire. Quando si vuole fare un albo delle associazioni bisogna vedere cosa hanno fatto nella loro storia, chi sono i membri e presentare i bilanci . Il caso degli ultimi giorni relativo all’arresto di Paolo Romeo è significativo. La provincia negli ultimi anni ha elargito decine di milioni di euro alle associazioni come risulta dalle delibere”.
Maria Laura Tortorella invece sostiene che: “Per partecipare è necessario uno spazio maggiore di trasparenza e comunicazione. Quanto potrebbe essere utile un confronto sulle nuove opere che si vanno a realizzare, magari consultando i cittadini e cercando di capire come poi sarà vissuto quel luogo, con il fine di rendere vivibile un’opera e in modo che questa si integri e venga incontro alle esigenze di chi quel luogo lo abita”. Maria Grazia Buffon: “Forse bisogna intraprendere delle azioni dimostrative in modo che i politici possano capire il valore dalla partecipazione. Cerchiamo di mettere in moto dal basso un’iniziativa che poi si trasferisce all’amministrazione comunale”. Giuseppe Spinelli, che ha subito l’incendio della sua azienda 3-4 volte e ha visto condannati i suoi aguzzini, espone la sua esperienza con la partecipazione: “Sono riuscito a coinvolgere, a Seminara, la panettiera, il giornalaio, il custode del museo, sulla base di un progetto che è la via di San Paolo. La gente adesso quando passo per la piazza mi saluta, perché quando vuoi portare avanti quello in cui credi, i tuoi sogni, non c’è ‘ndrangheta che tiene. Così dovremmo fare tutti quanti”. Giuseppe Licordari infine: “A me dispiace che non siano presenti gli amministratori ma questo è l’ascolto. E se gli amministratori sono distanti dobbiamo gridare. Ma perché non possiamo fare un tavolo e stare seduti ad ascoltarci per cercare di cambiare insieme?”.
Interviene poi a conclusione l’assessore Valeria Montanari che spiega anche i metodi di opposizione alle mafie nel suo comune: “Stiamo lavorando su vari fronti. Stiamo cercando di regimentare i regolamenti urbanistici. Si ferma lo sfruttamento del suolo ponendo dei vincoli per chi vuole effettuare nuove costruzioni cercando di recuperare quello che già è stato costruito. E inoltre se si vuole aprire una VLT o delle slot devi superare una serie di ostacoli burocratici che abbiamo posto in essere”.
“Il tema dei partigiani lo sento molto – conclude l’assessore – perché Reggio Emilia è Medaglia d’Oro alla Resistenza e sono un forte valore, ma al di là di ogni retorica i partigiani hanno questo nome perché hanno scelto da che parte stare. La resistenza è stata quella, mettere dei paletti e dire: io sto di qua. E’ un’immagine che torna, Falcone e Borsellino sono stati dei partigiani come tanti abitanti di queste terre. A Reggio Emilia c’è un insegnante di nido e scuola d’infanzia ogni 7 bambini. La partecipazione si insegna lì, va insegnata a bambini e ragazzi. Quella è la generazione su cui bisogna lavorare”.
Gianluca Chininea