Maxi piantagione di marijuana. Cassazione annulla sentenza per Francesco Cilione

Roma. Il palazzo di Giustizia, sede della Corte di Cassazione

Roma. Il palazzo di Giustizia, sede della Corte di Cassazione

Roma. La Corte di Appello di Reggio Calabria, un anno fa, aveva confermato la sentenza di condanna a 5 anni di reclusione pronunciata dal GUP del Tribunale reggino, Santoro, che aveva ritenuto Francesco Cilione, 33 anni di Bova Marina, colpevole di aver coltivato una immensa piantagione di marijuana contestando le aggravanti dell’ingente quantità e della recidiva pluriaggravata. Il giovane bovese era stato colto in flagranza mentre innaffiava un appezzamento
dove erano allocate 1620 piante in stato di crescita.
La Quinta sezione della Corte di Cassazione, accogliendo uno dei motivi di ricorso formulati dagli avvocati Attilio Parrelli e Pietro Bertone in difesa del Cilione, ha annullato la sentenza rinviando ad altra composizione della Corte di Appello di Reggio Calabria in ordine all’aumento per la recidiva ed il relativo trattamento di pena. I difensori si erano opposti all’applicazione delle aggravanti e della stessa recidiva in assenza di una specifica ed individualizzata motivazione che si riferisse, non al fatto di per sé, ma al soggetto chiamato a rispondervi. Il ricorso ripercorreva i precedenti giurisprudenziali cui la Corte di Cassazione ha ritenuto di non discostarsi, accogliendo sul punto l’impugnazione.
Sarà adesso altra sezione della Corte di Appello reggina a stabilire la pena per il reato nei confronti del Cilione che, nel frattempo, su accoglimento di istanza presentata dall’avv. Bertone, si trova sottoposto alla più gradata misura degli arresti domiciliari.

Attilio Parrelli
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