Renzi esce dal tunnel con il Ponte sullo Stretto

Reggio Calabria. Renzi come Gandalf, si è incamminato tutto solo a Favazzina dentro l’oscuro tunnel scavato nel ventre della montagna da Terna e sfidando gli spettri degli spiriti del male, e della “Compagnia della minoranza Pd”, con un tocco di magia “made in Italy” ha riportato la luce in Sicilia.
Poi la foto ricordo e il bagno di folla, vip e giornalisti, per “twittare” le meraviglie di questa opera frutto delle capacità ingegneristiche italiane, ma anche altre “chicche” in vista del referendum costituzionale. Le riforme, infatti, dice di averle fatte per il Sud: “Abbiamo fatto tutte le riforme, la più importante delle quali è quella costituzionale, siamo a un bivio chiaro a ottobre, o si sta con quelli che vogliono diminuire il numero dei politici o con chi non vuole, in ogni caso le riforme le abbiamo fatte per restituire lavoro, fiducia e speranza al Mezzogiorno”. Probabilmente invece avrà pensato di averle fatte per il nord, mentre qualche ora prima si trovava a Venezia e Trieste, due delle tre tappe di un “giro d’Italia”, così l’ha definito, lanciato lì per poter salire sulla sella di Vincenzo Nibali, vincitore del Giro, quello vero. Orgoglio di essere italiani che si lega anche al ritorno del marò Salvatore Girone, che poco prima del discorso di Matteo Renzi è atterrato a Ciampino. E queste, insieme all’accensione della linea elettrica sottomarina, sono tre cose certe. Quanto al Ponte sullo Stretto, invece, nutrire dubbi è più che legittimo.
«Quando si chiude la Salerno-Reggio Calabria e si dà il segnale di recupero delle strade in Sicilia saremo pronti ad affrontare il tema di quella che Del Rio vuole chiamare Napoli-Palermo dell’alta velocità, che conterrà naturalmente – ed ecco l’annuncio – il Ponte sullo Stretto». «E’ un dato di fatto – ha aggiunto Renzi – che va realizzato dopo che dimostriamo agli italiani che qua i soldi non si buttano via». E se perfino il sindaco di Messina, che si è conquistato la fascia tricolore peloritana proprio per il suo impegno da “No Ponte”, ascolta serafico l’annuncio e non batte ciglio, significa che il Ponte è tutto, fuorché un’ipotesi concreta. «Ha detto che prima – riepiloga Renato Accorinti dopo che Renzi va via – si dovranno fare le autostrade, l’alta velocità, la SS 106, le strade in Sicilia”. Campa cavallo, insomma. Ci sono ragionevoli probabilità, tutto sommato, che qualcuno realizzi prima il teletrasporto. Magari qualche siciliano, o un calabrese. Perché a sentire Renzi siamo noi il motore trainante, nel settore delle energie rinnovabili: «Il Sud è il motore del Paese, l’energia pulita la dobbiamo trasportare dal Sud al Nord, realizzando le infrastrutture». «L’Italia – rincara la dose Renzi – è il primo Paese al mondo per quota di domanda soddisfatta nel settore fotovoltaico, il 40% di produzione è coperto da energia rinnovabile, una percentuale che non ha paragone tra i Paesi più grandi dell’Unione Europea, siamo avanti a Germania, Francia e Gran Bretagna». Il che, se fosse vero, potrebbe significare anche che quelle tre nazioni, ahinoi, sono in bilico sull’orlo di un baratro… come quello in cui cadde Gandalf.

Fabio Papalia
photo Domenico Notaro

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