Cosenza. Un incubo durato quasi undici anni. Padre Fedele Bisceglia se li ricorda tutti con estrema precisione i giorni in cui ha dovuto difendersi dalla calunniosa accusa di aver abusato di una suora, “dieci anni, quattro mesi e nove giorni esattamente”. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso che la Procura generale aveva presentato contro l’assoluzione del frate ponendo così la parola fine a una vicenda che aveva fatto il giro del mondo ed era costata al francescano la sospensione a divinis. “Sono pieno di gioia e prego – ripete l’ex frate che non ha mai abbandonato il saio – affinché la monaca e chi l’ha aiutata chiedano perdono alla città. Io prego per lei e per i complottisti ma loro devono chiedere scusa alla città perché hanno colpito un’espressione della città. Padre Fedele è sempre stato a fianco dei poveri, in passato, ora e sempre”. Il frate-papà (nota la vicenda che lo portò ad adottare una bambina africana) resta comunque molto amareggiato: “La mia parola d’ordine è perdono ma non condono”.
L’avvocato Eugenio Bisceglia spera in una nuova fase che riabiliti completamente il suo assistito, non solo dal punto di vista giudiziario ma soprattutto quello morale. “E’ chiuso il capitolo giudiziario e se ne aprono altri – afferma – che a questo punto devono essere valutati attentamente. Uno dei tanti è il fascicolo giudiziario che si deve aprire urgentemente e necessariamente con lo stesso vigore presso la Procura della Repubblica di Cosenza nei confronti di chi l’ha accusato ingiustamente”. Il legale auspica che “il fascicolo venga aperto con la stessa vivacità e con lo stesso vigore per come hanno agito contro padre Fedele”.
Annalia Incoronato