Reggio Calabria. Le indagini della Squadra Mobile di Reggio Calabria sono state caratterizzate dalla ricostruzione certosina dei movimenti dei sodali attraverso le immagini registrate dalle telecamere installate lungo il percorso stradale che da San Procopio, Sinopoli, Gioia Tauro e Rosarno conduceva in agro di Maropati, laddove Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro sono stati localizzati ed arrestati il 29 gennaio 2016 all’esito di un blitz curato in ogni dettaglio. L’analisi degli spostamenti effettuati da Achille Scutellà, nipote del latitante Giuseppe Crea, tratto in arresto nell’operazioni odierna, sempre con analoghe modalità esecutive ed accortezze, ha consentito agli investigatori della Polizia di Stato di comprendere che egli aveva assunto un ruolo sempre più importante nella gestione della latitanza di Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro.
Scutellà – figlio di Domenica Alvaro, sorella della moglie di Giuseppe Crea – è risultato in contatto con quest’ultimo sin dalla prima fase delle indagini quando è stato più volte riconosciuto come uno degli interlocutori via radio (con il nome in codice “L’allievo”) dei due latitanti, di cui eseguiva gli ordini. Sempre attraverso la collocazione di telecamere di sorveglianza altamente sofisticate, la Squadra Mobile di Reggio Calabria ha individuato l’intero e composito gruppo di fiancheggiatori dei latitanti Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro, allestito sotto l’attenta regìa Giuseppe Antonio Trimboli, il quale secondo l’accusa aveva messo a disposizione il terreno da cui partiva il sentiero lungo poco meno di 40 metri che portava al covo dei due latitanti presso una campagna di Maropati. Più volte le autovetture in uso a Trimboli sono state riprese dalle telecamere della Polizia di Stato mentre percorrevano la strada sterrata, da sole o in compagnia di quelle in uso agli altri presunti sodali arrestati oggi (Pietro Garzo, Annunziato Garzo e Vincenzo Rosace) per poi arrestare la marcia proprio sulla piazzola di cui sopra da cui gli occupanti scendevano e sparivano nella fitta vegetazione, in direzione del covo poi scoperto dalla Polizia di Stato il 29.01.2016.
Nel covo di Maropati dei super-latitanti Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro, la Polizia di Stato aveva trovato alcuni “pizzini” che, all’esito di successivi accertamenti, secondo l’accusa risultano essere stati scritti da Achille Rocco Scutellà che, in tal modo, informava lo zio Giuseppe Crea di aspetti rilevantissimi della vita della cosca come l’acquisto di micidiali armi da guerra, chiedendo, allo stesso tempo, lumi al suo capo sulla destinazione delle stesse o predisponeva incontri con il latitante o tra questi e terze persone, così fungendo da imprescindibile raccordo con il mondo esterno del vertice della cosca a cui veniva garantita l’effettività del comando nonostante la latitanza.
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