Reggio Calabria. Paolo Romeo (nella foto in alto), l’ex parlamentare del Psdi arrestato stamane nell’ambito dell’operazione “Mamma Santissima”, in occasione delle elezioni amministrative del 2002 avrebbe dirottato voti della ‘ndrangheta, che fino ad allora sarebbero andati a beneficio dell’ex sindaco di Reggio Calabria Italo Falcomatà (scomparso prematuramente durante il mandato amministrativo), su Giuseppe Scopelliti, poi eletto a discapito di Demetrio Naccari Carlizzi, candidato sconfitto del centro-sinistra.
Nel ricostruire gli interessi della ‘ndrangheta nel settore della manutenzione e dei lavori pubblici in generale – secondo quanto riporta l’agenzia di stampa AGI – i pm della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria che hanno coordinato l’indagine “Mamma Santissima” eseguita dai Ros e dai Carabinieri di Reggio Calabria, tratteggiano anche alcuni aspetti, già emersi in una precedente inchiesta, relativi all’ex sindaco Italo Falcomatà e al suo vicesindaco Demetrio Naccari Carlizzi. I pm parlano di Italo Falcomatà e Demetrio Naccari Carlizzi dopo avere delineato la figura di Vincenzo Carriago.
“Non v’è dubbio – scrivono i pm nella richiesta richiamata dal gip Domenico Santoro nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di cinque persone – che Falcomatà (Italo) e Naccari Carlizzi hanno beneficiato del sostegno mafioso di Carriago Vincenzo quantomeno in occasione delle consultazioni elettorali del 2001 e che in vista di quelle del 2002 Naccari Carlizzi aveva reiterato la richiesta di sostegno. L’imprenditore, invero, aveva opposto un netto rifiuto, invocando il fatto che gli accordi raggiunti la volta precedente non erano stati rispettati e aveva anche declinato l’offerta di un’ipotesi di lavoro ammontante a 100.000.000 di lire”.
Secondo l’ipotesi oggi formulata dai pm, l’avvocato Paolo Romeo avrebbe intercettato “l’elettorato mafioso” di Italo Falcomatà e lo avrebbe orientato verso Giuseppe Scopelliti. In conseguenza di ciò, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, Romeo sarebbe stato “padrone della macchina comunale”, sia delle componenti politiche che di quelle amministrative, e ne avrebbe condizionato il funzionamento “piegandolo alle esigenze di appartenenti alla ‘ndrangheta”. Sempre secondo i pm conferme dell’esistenza di precisi accordi tra l’amministrazione Falcomatà-Naccari Carlizzi e la ‘ndrangheta discenderebbero da un’altra conversazione captata nel 2002 tra Candeloro Imbalzano, candidato con Scopelliti e poi nominato assessore in quell’anno, e altre persone. Non è stato reso noto se Demetrio Naccari Carlizzi, Giuseppe Scopelliti e Candeloro Imbalzano sono tra i politici indagati nell’ambito dell’inchiesta.