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Home Reggio Calabria Cronaca

Operazione Mamma Santissima: in riva allo Stretto “politica da bere”

by newz
15 Luglio 2016
in Cronaca, Primo Piano, Testata
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Operazione Mamma Santissima: in riva allo Stretto “politica da bere”
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Reggio Calabria. Altro che fumose e polverose sedi di partito. Le sorti politiche e amministrative della città dello Stretto e della Regione Calabria, dopo la caduta del Muro di Berlino, venivano determinate nei privée delle discoteche più in voga della movida reggina. La caduta del Muro di Berlino ha segnato un discrimine determinante anche in questo ambito. Il futuro amministrativo di Palazzo San Giorgio o di Palazzo Alemanni veniva stabilito ai tavolini del “Papirus” o dell’Oasi di Pentimele, fra ragazzi impegnati nei balli del sabato sera e giovani politici inebriati dalle “bollicine del potere”. Coperti dai decibel degli impianti musicali, così, per i magistrati reggini ‘ndrangheta e politica siglavano il loro patto fuori legge per “intossicare” la politica e trasformarla da servizio ai cittadini a tornaconto per i boss ed i loro picciotti.
Il gruppo criminale, si legge nelle carte dell’inchiesta “Mamma Santissima”, aveva intuito che “una discoteca era più efficace di un comizio o di una riunione presso una sede di partito, la discoteca era il luogo dove si poteva mobilitare l’appoggio di non borghesi in possesso del numero e cioè dei voti”. Il meccanismo, alla fine, funzionava tanto bene che la presenza a queste riunioni cresceva di volta in volta. «Il gruppetto iniziale composto da cinque persone, io, lui e i fratelli Scaramuzzino – ha raccontato Fiume – a poco più di un mese dalle elezioni, si moltiplicò, e quando ci riunivamo all’Oasi di Pentimele e precisamente nella zona ristorante, ci fu come un momento che dovevamo tenere le porte chiuse onde evitare che altri venissero a conoscenza che ad una certa ora, il ristorante si trasformava in sede di partito». A raccontare tutto ai magistrati della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria è il collaboratore di giustizia Antonino Fiume. L’ex killer della cosca De Stefano, passato fra le fila dello Stato, fra le altre cose ha raccontato nel dettaglio la vicenda politica che ha portato al rinnovo del Consiglio regionale nel 2000. Tornata elettorale che ha messo in evidenza la vittoria di Giuseppe Scopelliti che, come sottolinea Fiume, “divenne il Presidente del Consiglio regionale più giovane d’Italia”. Antonino Fiume ha spiegato al pool che si occupa della lotta alla criminalità organizzata reggina che, in quell’occasione, “la campagna elettorale fu quasi interamente organizzata tra una serata e l’altra, tra la discoteca Papirus e l’Oasi di Pentimele”. Serate in cui Fiume e Scopelliti si sarebbe stabilito un vero e proprio “feeling”. «Tu sai che io sono molto legato alla famiglia De Stefano – questo il racconto fatto da Fiume ai pm reggini – e quindi per poterti sostenere in un certo qual modo, dovrò prima chiedere il parere onde evitare malintesi, perché io non posso interferire nella politica, specie se ci sono di mezzo determinate persone, se non avrò ostacoli ti garantisco un grosso sostegno anche fuori Reggio e Peppe Scopelliti mi rispose se tu puoi impegnarti, sappi che io non ti prometto niente, come non prometto niente a nessuno». “Effettivamente – concludono i magistrati reggini – Giuseppe Scopelliti ottenne 12.130 preferenze e, per il periodo compreso tra il 2000 ed il 2002, ricoprì l’incarico di Assessore al Lavoro ed alla formazione professionale”.

Giovanni Verduci

Tags: 'ndranghetaAntonino Fiumecosca de stefanomuro di berlinooasioperazione mamma santissimapapiruspentimelereggio calabria
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