di Fabio Papalia
Reggio Calabria. La Squadra Mobile di Reggio Calabria ha fatto luce su tre fatti di sangue avvenuti gli scorsi mesi di febbraio e aprile nella zona nord della città. Alle prime luci dell’alba è scattata l’operazione Kalanè, che ha visto la polizia eseguire il fermo di indiziato di delitto, disposto dalla DDA, nei confronti di presunti mandanti ed esecutori materiali di un omicidio e due tentati omicidi premeditati, accusati anche di detenzione e porto abusivo di armi da fuoco e ricettazione, aggravati dalla circostanza di aver commesso i fatti per agevolare le attività della ‘ndrangheta ed in particolare della sua articolazione territoriale operante a Calanna, in provincia di Reggio Calabria.
I nomi dei fermati sono l’ex pentito Giuseppe Greco, Antonio Falcone e Giuseppe Falcone. Una quarta persona, la cui identità non è ancora stata resa nota, è stata fermata fuori città.
I delitti su cui è stata fatta luce, in particolare, sono il tentato omicidio del 9 febbraio 2016 ai danni di Antonio Princi e il duplice delitto del 4 aprile 2016 in cui perse la vita Domenico Polimeni e rimase ferito lo stesso Giuseppe Greco.
Antonino Princi, operaio di 45 anni, fu inseguito dai sicari fin nel piazzale dell’impianto di rifiuti in località Sambatello di Reggio Calabria, sulla strada Gallico-Gambarie, dove trovò rifugio sfondando il cancello d’ingresso a bordo della sua automobile.
Due mesi dopo, la notte del 4 aprile, si consumò un duplice agguato, in cui perse la vita Domenico Polimeni di 48 anni, raggiunto in casa dai colpi di fucile esplosi dall’esterno dell’abitazione, che ferirono gravemente Giuseppe Greco, già collaboratore di giustizia di 56 anni.
Secondo le indagini degli investigatori della Mobile diretta dal primo dirigente Francesco Rattà e dal suo vice Fabio Catalano, tali fatti di sangue sarebbero maturati nel contesto di un conflitto scaturito in seno alla famiglia Greco per l’affermazione della leadership e il dominio criminale nel piccolo comune dell’entroterra reggino. Alla base del conflitto tra due fazioni – un tempo appartenenti alla medesima componente della ‘ndrangheta – vi sarebbe la pretesa di esercitare – in esclusiva – il controllo criminale sul territorio di Calanna. Alla base dell’inchiesta numerose intercettazioni. Le indagini condotte dalla Squadra Mobile si sono basate essenzialmente sui risultati delle intercettazioni telefoniche, ambientali e delle video riprese disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. Gli elementi acquisiti nel corso delle attività tecniche, hanno consentito di ricostruire puntualmente le dinamiche criminali dei più gravi fatti di sangue verificatisi a Reggio Calabria negli ultimi mesi e le causali che li hanno determinati.
I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà presso la Questura di Reggio Calabria alle ore 11.00 alla presenza del Questore Raffaele Grassi.