Roma. Di seguito il testo del resoconto stenografico dell’intervento del senatore Antonio Caridi nella seduta odierna, la sua autodifesa contro l’arresto chiesto dai giudici di Reggio Calabria. L’Aula successivamente ha votato sì all’arresto:
Signor Presidente, onorevoli colleghi, prendo la parola in questa sede per difendere non solo la mia libertà, la storia della mia vita, la mia dignità e quella della mia famiglia, ma anche il mio ruolo di parlamentare, di rappresentante del popolo nel momento in cui un’accusa, tanto sconvolgente quanto per me profondamente ingiusta, ha sconquassato la mia vita e quella dei miei cari.
So, come ripetono in tanti, che questa non è la sede per fare il processo, analizzando nel dettaglio gli elementi di accusa o lo sviluppo delle indagini. Per quello che potrò, cercherò di non essere troppo analitico, rinviando alla memoria che, nonostante la brevità del tempo a disposizione, ho predisposto insieme ai miei avvocati.
Non posso evitare di iniziare questo mio intervento, dicendo che sono innocente, che non ho mai avuto rapporti o stipulato patti con il crimine organizzato, non ho mai partecipato a organismi segreti, né a logge massoniche e non ho mai svenduto il mio ruolo. Mi si accusa di aver fatto parte di una componente apicale e segreta della ‘ndrangheta, pur senza indicare un fatto – uno – che dimostrerebbe quell’infamante accusa.
Nei vent’anni di indagini i fatti dimostrativi del ruolo così fondamentale che mi viene addebitato sarebbero, infatti, l’assunzione di sei persone in una società controllata del Comune, ovvero la circostanza, narrata ma non dimostrata in alcun modo, secondo la quale avrei assicurato le cure di un medico – non io, ma una persona diversa da me – a un latitante. Non si indica, però, a me, che dovrei difendermi, e a voi, che dovrete decidere se è giusto privarmi della libertà in vista del processo e, allo stesso tempo, vulnerare l’integrità del Parlamento, quando, come e dove questo pseudofatto sarebbe avvenuto: non una circostanza specifica, una descrizione, un nulla. Mi si accusa di aver avuto da sempre l’appoggio elettorale delle cosche. Eppure, si dimenticano quelle tornate elettorale del 2000 e del 2005 in cui non sono riuscito a essere eletto, ovvero ho raccolto un numero di voti inferiore a quello di altri candidati proprio nei paesi in cui, storicamente, le famiglie della ‘ndrangheta hanno un ruolo determinante. Che logica c’è in questo? Come è possibile comandare le cosche, influire sulle elezioni e, poi, perderle? Come è possibile rinviare – come si prevede nella memoria – la circostanza che i miei consensi nel 2005 calano se fossi stato parte del vertice politico della ‘ndrangheta? Come è possibile, dopo aver radiografato la mia attività politica al fine di dimostrare che la stessa era influenzata dall’appoggio delle cosche, dimenticare che provengo da una famiglia in cui sia mio padre che mio zio hanno fatto attività politica con risultati lusinghieri e senza mai un’ombra nel loro passato?
Mi si accusa di aver fatto parte, addirittura stabilmente, della cosca De Stefano Tegano, per il tramite di una persona, il Chirico, incensurato, con cui i rapporti sono interrotti da oltre dodici anni, come le carte dimostrano inequivocabilmente. Allo stesso modo, le carte dimostrano che tali rapporti si sono interrotti perché mi aveva chiesto favori personali che non gli ho fatto, e di questo se ne lamenta in un’intercettazione in modo chiaro.
Mi si accusa, specificamente, di aver concordato con la cosca Pelle l’appoggio elettorale…
Mi si accusa di aver concordato con la cosca Pelle l’appoggio elettorale per un incontro che, secondo gli inquirenti, sarebbe durato centoventi secondi, ma si cancellano gli esiti di altri processi che hanno verificato che a San Luca, il paese di quella famiglia, ho preso meno voti di tutti gli altri candidati.
Si dimentica che in casa di uno di questi esponenti di vertice di quella famiglia una microspia ha registrato per un periodo di tempo lunghissimo tutte le conversazioni, con persone che per questo sono state processate e condannate, ma mai la mia presenza, mai la mia voce.
Si dimentica che su tutte le tornate elettorali che si sono svolte in Calabria negli ultimi anni sono state effettuate indagini e celebrati processi, scandagliando tutte le pieghe più recondite dei rapporti tra il potere politico e gli ambienti criminali, senza mai trovare alcunché di serio da contestarmi.