Reggio Calabria. Era il 17 agosto 1916, quando Umberto Boccioni, una delle personalità più emblematiche del Novecento italiano, all’età di 33 anni trova la morte a seguito di una caduta accidentale dalla propria cavalla imbizzarrita dal rumore di un’automobile. Il tragico evento avvenne durante un’esercitazione militare a Sorte-Chievo, frazione di Verona. Era nato alle ore 15,15 del 18 ottobre 1882 da Raffaele e Cecilia Forlani, nella casa posta al numero 41 di via Cavour di Reggio Calabria, così come descritto nell’atto di nascita. Essendo il padre impiegato di prefettura, il piccolo Umberto seguì la famiglia nei vari spostamenti, per esigenze di servizio, sul territorio nazionale come Genova, Padova, Catania dove si diplomò all’istituto tecnico nel 1897. Nel 1899 si trasferì a Roma dove frequenta la Scuola Libera del Nudo e nel contempo migliora le tecniche artistiche presso il laboratorio di Giacomo Balla con il quale, successivamente, insieme a Carlo Dalmazzo Carrà, Luigi Russolo, Gino Severini, aderì al Manifesto dei pittori futuristi. Nella primavera del 1906 Boccioni intraprende una serie di viaggi, prima a Parigi, dove vi ritornò nell’autunno del 1911 insieme a Carlo Dalmazzo Carrà per organizzare la prima esposizione futurista alla galleria Bernheim-Jeune (in questa occasione Severini lo presentò ad Apollinaire) . Ritornò nella capitale parigina per l’inaugurazione che ebbe luogo il 5 febbraio del 1912. Successivamente la mostra venne trasferita a Londra, a Berlino, a Rotterdam, a Bruxelles. Sempre più frequenti erano, in quegli anni, le mostre personali del Boccioni o le collettive alle quali erano presenti sue opere: a Berlino, alla prima mostra di Der Sturm (settembre 1913); alla esposizione futurista Lacerba (novembre 1913-gennaio 1914); nel 1915 alla Panama Pacific International Exhibition di San Francisco. Altri viaggi furono quelli in alcune località della Russia, al suo ritorno in Italia si stabilisce a Padova per immatricolarsi subito dopo all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si laurea. Umberto Boccioni è continuamente affascinato dalle nuove correnti pittoriche e per questo intraprende nuovi viaggi, come quello di Monaco di Baviera, dove soggiorna per un certo periodo ed in quel frangente approfondisce nuove tecniche e sperimentazioni stilistiche. Allo scoppio della grande guerra ed alla successiva entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale, Umberto Boccioni, come molti intellettuali, è favorevole all’entrata in guerra dell’Italia: si arruola volontario assieme ad un gruppo di artisti nel Corpo nazionale volontari ciclisti automobilisti. Boccioni venne impegnato durante la Grande Guerra nella zona del Garda come soldato del 29° Reggimento Artiglieria da campagna e durante il suo impegno bellico deve ricredersi riguardo alla teoria futurista enunciata da Filippo Tommaso Marinetti, secondo cui la guerra è «sola igiene del mondo». Queste alcune delle cifre che saranno oggetto del terzo e conclusivo incontro della programmazione estiva denominata “Serate al Chiostro” organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. Il titolo del tema della conversazione culturale sarà “Nel centenario della morte di Umberto Boccioni” a cura di Antonino Megali (socio del sodalizio organizzatore) e si terrà sabato 20 agosto, a partire dalle ore 21, si terrà presso il Chiostro della Chiesa di San Giorgio al Corso. In caso di pioggia, l’incontro avrà luogo presso la saletta conferenze della Chiesa di San Giorgio al Corso (entrata via Giudecca, ingresso tapis roulant).
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