di Giovanni Verduci
Reggio Calabria. Progettare interventi “straordinari nell’ordinarietà”. Era questa la strategia aziendale alla quale dovevano fare fronte i tecnici di Calabria Verde, la società in house della Regione Calabria nata dalle ceneri dell’Afor per la cura delle montagne calabresi, nella gestione dei fondi comunitari. Milioni di euro che, per la Procura della Repubblica di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri (nella foto), e per la Guardia di Finanza del capoluogo di regione, sarebbero stati distratti dalle loro destinazioni vincolanti per coprire il pagamento degli stipendi agli operai forestali.
Finanziamenti ottenuti dalla Comunità europea per mettere mano e fare fronte al rischio di frane ed esondazioni, per frenare la straordinarietà degli eventi atmosferici, ed invece destinati a coprire l’ordinaria carenza di risorse economiche per pagare quanto dovuto alle migliaia di operatori presenti nei cantieri disseminati sul territorio della Regione Calabria.
Al centro di quella che sarebbe una strutturale deviazione di questi fondi dalla loro destinazione prefissata ci sarebbero Paolo Furgiuele, direttore generale di Calabria Verde, nominato dalla giunta regionale guidata da Giuseppe Scopelliti, e dimessosi alla fine dello scorso anno, e Alfredo Allevato, dirigente del settore terzo dell’ente in house della Regione Calabria.
Una mano di aiuto agli investigatori delle Fiamme gialle catanzaresi per capire cosa accadeva ai piani alti di Calabria Verde è arrivata da diversi collaboratori di Alfredo Allevato, ingegnere e dirigente di settore dell’ente che sarebbe stato in grado di pilotare la gestione dei fondi europei.
“Quando sono transitato in Calabria Verde – si legge nelle carte dell’inchiesta – mi sono reso conto che le progettazioni e, in particolare, queste afferenti ai Por 2007/2013 dovevano, innanzitutto, adeguarsi alla forza lavoro presente sul territorio. Tale indicazione mi pervenne dal Responsabile unico del procedimento dei fondi Por, ingegnere Alfredo Allevato, il quale, presumo l’abbia ottenuta da parte degli uffici regionali. Le direttive del Rup, inerenti i finanziamenti comunitari, mi pervenivano in occasione delle varie riunioni che, di volta in volta, venivano convocate dallo stesso per tale scopo”.
Più avanti, uno dei collaboratori dell’ingegnere Allevato sentito dagli investigatori approfondisce l’argomento: “In una di queste occasioni l’ingegnere Allevato ci disse in varie occasioni che dovevamo progettare – ricordo approssimativamente le parole utilizzate dallo stesso – degli interventi straordinari nell’ordinarietà, tenuto conto del fine ultimo che dovevano soddisfare le risorse ottenute e, cioè, quello di permettere all’azienda di pagare i propri dipendenti per l’anno 2015 eseguendo gli interventi previsti”.
Le risorse destinate alla mitigazione del rischio frane ed esondazioni, quindi, secondo l’accusa finivano per essere distratte dalla loro originaria destinazione, senza produrre gli effetti sperati. Centinaia di interventi progettati, milioni di euro bruciati, mentre il territorio della Calabria continuava ad essere ferito dal degrado e dalle forze della natura. Il tutto mentre la Regione Calabria, i suoi organi di vertice politico ed amministrativo, “provvedeva a pagare le rate dei finanziamenti senza attendere la rendicontazione dell’attività sino ad allora espletata e senza aver effettuato sulla stessa alcun controllo”.