Reggio Calabria. Stamane, a seguito di un’articolata attività d’indagine, personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria (diretta dal primo dirigente Francesco Rattà e dal suo vice Fabio Catalano), del Servizio Centrale Operativo e del Servizio di Polizia Scientifica di Roma ha arrestato Antonio Pelle, nato a San Luca (Reggio Calabria) il 4.04.1962, alias “La Mamma”, capo indiscusso della cosca denominata “Pelle Vancheddu” di San Luca (RC), consociata con la cosca Vottari alias “Frunzu”, latitante dal 2011 ed inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi, stilato dal Ministero dell’Interno. Pelle è stato localizzato in un vano segreto, magistralmente realizzato nel suo appartamento in contrada Ricciolio di Benestare (RC).
L’uomo deve scontare una pena definitiva a 20 anni e 1 mese di reclusione per associazione mafiosa, coltivazione illecita di sostanze stupefacenti, ricettazione, detenzione abusiva di armi e munizioni ed evasione.
Antonio Pelle è coniugato con Teresa Vottari classe 1970, figlia di Giuseppe Vottari (deceduto), già collocato ai vertici dell’omonima consorteria.
L’odierno arrestato è il capo dello schieramento criminale che ha perpetrato l’omicidio di Maria Strangio, tragico fatto di sangue occorso il giorno di Natale 2006, inquadrato nel più ampio contesto della faida che ormai dal 1991 insanguina San Luca e che vede contrapporsi le cosche Vottari “Frunzu”, Pelle “Vancheddu”, Romeo “Stacchi” da un lato, e Strangio “Janchi” e Nirta “Versu”, dall’altro.
Lo scontro è culminato nella strage di Duisburg in Germania il giorno di ferragosto del 2007 in cui furono uccisi sei presunti affiliati della cosca Pelle-Vottari.
Anche gli omicidi perpetrati negli anni 1991-1993 tra le due fazioni contrapposte, che hanno preceduto la strage di Natale del 2006, vanno tutti inquadrati nel medesimo contesto criminale.
A seguito di quei fatti, Antonio Pelle, in data 30.08.2007, è stato colpito da provvedimento di fermo e successivamente dal conseguente provvedimento di custodia cautelare emesso in data 17.09.2007 dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria (Operazione “Fehida”), ai quali riusciva a sottrarsi.
In data 16.10.2008, la Squadra Mobile di Reggio Calabria, in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, ha tratto in arresto in Ardore Marina (RC) Antonio Pelle, dopo averlo rintracciato all’interno di un bunker sotterraneo.
Il 19 marzo 2009, è stato condannato in primo grado a 13 anni di reclusione dal GUP di Reggio Calabria.
In data 14.04.2011, la Corte di Appello di Reggio Calabria ha sostituito la custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari. Una perizia fatta dai consulenti della Corte d’Assise, infatti, aveva stabilito l’incompatibilità col regime carcerario per una grave forma di anoressia, sopraggiunta ad una prima anoressia autodeterminata dal rifiuto volontario di assumere cibo, tanto grave al punto che in alcune udienze Pelle è stato condotto in barella. Successivamente, in data 14.09.2011, è stato trasportato d’urgenza presso l’ospedale di Locri, da dove si è reso irreperibile, sottraendosi alla misura restrittiva degli arresti domiciliari cui era sottoposto.
Successivi accertamenti hanno stabilito che Pelle progettava da tempo l’evasione. Durante la detenzione, infatti, come emerso da alcune intercettazioni, gli inquirenti avevano avuto modo di appurare che Pelle, forse con complicità all’interno del carcere, era riuscito ad avere dei medicinali dimagranti.
In data 16.09.2011 la Corte di Assise d’Appello ha emesso l’ordinanza di ripristino della custodia cautelare in carcere.
In data 16.05.2013, a seguito di cumulo delle pene inflitte, gli è stata rideterminata la pena da scontare in anni 20 ed 1 mese di reclusione, con l’inflizione della multa di euro 40.000 e delle pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell’interdizione legale per la durata della pena, per associazione di stampo mafioso, coltivazione illecita di sostanze stupefacenti, ricettazione, detenzione abusiva di armi e munizioni ed evasione.
Nel corso della conferenza stampa tenuta nella sala “Nicola Calipari” della Questura, il procuratore capo Federico Cafiero De Raho si è complimentato con il Questore Raffaele Grassi e con il capo della Mobile, Francesco Rattà.
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