Reggio Calabria. Sembra quasi di rivivere le scene di “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi e di “Lontano dagli occhi” di Domenico Iannacone, trasmessi da Rai 3 in occasione della prima “Giornata della memoria” (per ricordare il naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013 in cui persero la vita 386 persone, di cui 20 dispersi). Sono stati quasi 6.000 i migranti soccorsi il 3 ottobre al largo delle coste libiche e tra questi si devono contare anche 9 morti (di cui 7 su uno stesso gommone). Gli sbarchi hanno interessato molti porti del Sud Italia, come accade ormai abitualmente quando si mette in moto la macchina dei soccorsi. Anche il Porto di Reggio Calabria è stato coinvolto in queste intense giornate, qui infatti è arrivata la nave “Dignity I” di Medici Senza Frontiere con a bordo più di 400 persone ed il cadavere di una donna incinta di origine nigeriana.
Il gommone (circa 10 metri di lunghezza) è partito dalla costa orientale della Libia ed è stato recuperato dopo 20 km di navigazione, in acque internazionali. Quando sono arrivati i soccorsi però la situazione era già compromessa. A causa dell’eccessivo peso il gommone si è piegato in due e molte persone sono cadute in mare. I morti sono stati sei, tra cui 2 fratellini nigeriani che sono annegati durante le fasi concitate del naufragio. Tre persone hanno presentato gravi problemi respiratori per aver ingerito del carburante e per questo si è deciso per un trasbordo d’urgenza all’ospedale di Lampedusa (con un’imbarcazione della Guardia Costiera) ma la situazione di una donna si è complicata prima che fosse possibile il trasferimento ed è deceduta. Numerose invece sono state le ustioni, anche gravi, frutto del trasporto delle persone insieme alle taniche di carburante, poiché questo si miscela con l’acqua ed entrando a contatto con la pelle determina le c.d. “ustioni da contatto”.
Anche oggi al porto si è assistito all’ennesimo bollettino di guerra, una guerra senza armi e senza nemici. Anzi, i nemici sono i confini… quelli mentali.
Gianluca Chininea
photo Domenico Notaro