Il procuratore Cafiero De Raho sentito in Commissione parlamentare antimafia: gli invisibili e i rapporti tra ‘ndrangheta e massoneria

Federico Cafiero De Raho

Federico Cafiero De Raho

di Giovanni Verduci

Reggio Calabria. Gli invisibili hanno tenuto in braccio la ‘ndrangheta, l’hanno fatta crescere fino a farla diventare l’organizzazione criminale più potente del mondo. Come bravi genitori l’hanno difesa da “torti” o “abusi”, l’hanno messa al riparo dagli sguardi indiscreti di forze dell’ordine e magistratura. Piegando le regole dei “liberi muratori” alle proprie convenienze, questa area vasta di colletti bianchi ha fatto il gioco di “mammasantissima” senza scrupoli e con le tasche piene di denaro. Se non ci fosse stato questo scudo protettivo la storia ci racconterebbe un esito diverso della diuturna lotta fra lo Stato e l’antistato. Ne è convito Federico Cafiero de Raho, il procuratore capo di Reggio Calabria, che nei giorni scorsi è stato ascoltato dalla Commissione parlamentare antimafia.
“Pur concentrando l’attenzione sulla città – spiega Cafiero de Raho ai componenti della commissione facendo riferimento alle ultime risultanze investigative – il quadro che se ne trae dimostra come la ’ndrangheta non avrebbe mai potuto raggiungere tali livelli se non fosse stata sostenuta da quella rete segreta che si è ritenuto di individuare nei destinatari dell’ordinanza”. Per gli ‘ndranghetisti che avevano messo a riposo la coppola e la lupara, per vestire giacche eleganti e imbracciare valige piene di soldi, il contatto con la massoneria, la capacità di trovare al suo interno dei punti di riferimento, era uno schermo, il passepartout per entrare in contatto con la società che conta, per inserirsi negli affari e nella politica. Questa rete segreta, sconosciuta anche ai vertici del Grande Oriente d’Italia, per il procuratore capo di Reggio Calabria “è lo strumento attraverso il quale negli ultimi dieci, quindici anni la ‘ndrangheta ha intrattenuto i propri rapporti con quell’area grigia che era inserita nella massoneria”.
Quindi la massoneria è “stata piegata” all’esigenza della ’ndrangheta di entrare in contatto con la società schermandosi. Chi entra dentro questa rete segreta è in grado di cancellare il suo passato e riaccreditarsi negli ambienti politici che contano, di indirizzare il futuro politico e amministrativo della città di Reggio Calabria e della sua provincia, di condizionarne il suo operato fino a piegarlo ai voleri dei capi famiglia e di garantire alla ‘ndrangheta l’entratura giusta per accaparrarsi gli affari milionari che ruotano attorno al territorio reggino. “La componente riservata – spiega Cafiero de Raho – è formata da soggetti diversi, che restano occulti alla stessa massoneria, perché sono persone che, dovendo schermare l’organizzazione ed essendo note soltanto a determinanti appartenenti all’organizzazione dei vertici più elevati, non si possono esporre a nessuna altra forma evidente quale il Grande Oriente d’Italia o similari associazioni massoniche”.

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