Operazione Lex: i due casi di “combine” a favore della Laureanese contestati dalla DDA

di Fabio Papalia

Reggio Calabria. Vi sono anche reati di frode sportiva tra quelli contestati nel fermo relativo all’operazione Lex, condotta oggi dai Carabinieri e coordinata dalla DDA di Reggio Calabria. In particolare secondo l’accusa vi sono due casi di “combine”, che avrebbero falsato due incontri della “Polisportiva Laureanese”, la società calcistica che sempre secondo l’accusa sarebbe stata di fatto di proprietà di Angelo Lamari; un modo per acquisire consenso sociale tramite lo sport, ma che avrebbe portato, in due casi, a tradire i valori dello sport.

La partita vinta 6-0 contro l’Aprigliano
Nel primo caso sono indagati Angelo Lamari, che è dirigente della società di calcio, e due dirigenti della società calcistica Aprigliano, nel cosentino. Le due dirigenze si sarebbero accordate per far conseguire la vittoria alla Laureanese nell’incontro del 22 marzo 2015 che si è concluso con il risultato di 6-0. Con l’aggravante contestata dalla DDA di avere agito al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa e avvalendosi di modalità mafiose. Tutto parte il 23 novembre 2014, quando nel campo sportivo di Aprigliano, in provincia di Cosenza, si gioca l’incontro tra la squadra di casa e la Polisportiva Laureanese. L’incontro è terminato con un pareggio, 1-1, ma al termine della partita è nata una rissa in campo tra giocatori e tifosi. Nel corso della rissa rimane ferito Angelo Lamari, il quale trasportato in ambulanza all’ospedale civile di Cosenza dichiara ai Carabinieri di non voler sporgere querela, anzi di essere caduto e di essersi fatto male da solo.
Qualche giorno dopo, una “delegazione” dell’Aprigliano, si reca a Laureana di Borrello per chiedere scusa di quanto accaduto, organizzando un pranzo a base di stocco in un ristorante di Laureana. Non un atto “di sudditanza” – dirà agli inquirenti uno dei dirigenti dell’Aprigliano – ma solo di “civiltà”, per sincerarsi delle condizioni di salute del dirigente aggredito, ed evitare reazioni nell’incontro di ritorno. Secondo l’accusa però durante quel convivio sarebbe stata siglata una sorta di pace che prevedeva di dovere “omaggiare” la società della Laureanese stabilendo che, nel successivo incontro di ritorno, avrebbe stravinto. Secondo l’accusa, quindi, quel risultato “tennistico” di 6-0 sarebbe stato conseguito grazie a quell’accordo siglato mangiando stocco. A fine stagione la squadra ottenne la promozione nella serie dilettantistica superiore.

La partita contro il Fronti, i calciatori non tornano in campo per giocare il secondo tempo: vittoria a tavolino
Il secondo caso invece riguarda l’incontro dell’8 marzo a Laureana di Borrello contro la squadra della società calcistica Fronti, di Lamezia Terme. Il primo tempo si è concluso per 1-1 ma la squadra di casa, la Laureanese, vince 3-0 a tavolino per il rifiuto dei calciatori del Fronti, che si sarebbero sentiti intimiditi, di scendere in campo per disputare il secondo tempo della partita. Anche per questo caso è indagato Angelo Lamari e anche qui viene contestata l’aggravante della finalità e della modalità mafiosa.

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