di Fabio Papalia
Reggio Calabria. Una pizza al Papirus «con la ‘ndrangheta reggina» mentre «parlava di fare di Reggio Calabria una piccola Las Vegas». Protetto da un paravento, con il volto visibile solo alla corte presieduta dal giudice Natina Pratticò, il collaboratore di giustizia Antonino Fiume ha deposto oggi nell’aula bunker all’udienza del processo scaturito dall’operazione Breakfast, condotta dalla Dia e che vede tra gli altri imputati, l’ex ministro Claudio Scajola (difeso dagli avvocati Giorgio Perroni, Elisabetta Busuito e Patrizia Morello) e Chiara Rizzo (difesa dall’avvocato Bonaventura Candido), moglie dell’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, entrambi accusati di procurata inosservanza di pena in favore dell’ex armatore, latitante a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dopo essere stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Una lunga deposizione, durata circa quattro ore. Dopo avere tratteggiato le ragioni della sua collaborazione e la sua frequentazione sia con la cosca De Stefano che con la “Reggio bene”, Fiume si è soffermato in particolare su una cena, una serata che a suo dire sarebbe stata organizzata “per una pizza”, un festeggiamento per l’elezione di Giuseppe Aquila, poi divenuto vicepresidente della giunta provinciale di Reggio Calabria. Secondo il racconto del collaboratore di giustizia la serata si sarebbe tenuta nel 1994 presso l’allora notissima discoteca-ristorante “Papirus”, e alla cena avrebbe partecipato Amedeo Matacena, il quale avrebbe riunito allo stesso tavolo esponenti e rappresentanti della ‘ndrangheta di Reggio Calabria. Fiume ha riferito di essere stato presente, a fine serata, quando avrebbe accompagnato Giuseppe De Stefano proprio a quell’incontro. Alla domanda del pm della DDA Giuseppe Lombardo, che ha chiesto se fossero presenti alla riunione soggetti che non fossero della ‘ndrangheta, Fiume ha risposto: «In quel tavolo non credo, tutte persone che avevano parenti da uno schieramento o dall’altro». “Perché Matacena stava parlando davanti alla ‘ndrangheta là riunita?”, a questa domanda del pm, Fiume ha risposto: «Perché aveva avuto consensi elettorali da quelle persone».
Ancora, secondo il racconto di Fiume, Matacena avrebbe parlato di grandi piani per investire sul turismo in riva allo Stretto: «Matacena parlava in generale, di fare di Reggio una piccola Las Vegas o una piccola Montecarlo, deporre le armi e far sì che le persone investissero in qualcosa di nuovo». L’esigenza di mantenere la pace, secondo il collaboratore che in tal senso ha risposto positivamente alla domanda del pm, sarebbe stato funzionale al progetto di investimento nel settore turistico. «Era un discorso che lui faceva dappertutto – ha aggiunto Fiume – era il suo chiodo fisso». «Io – ha detto anche Fiume – dicevo a Matacena che bisogna pensare all’agricoltura». Fiume, parlando ancora della cena al Papirus, ha raccontato anche che «Matacena voleva candidare Giuseppe De Stefano e Domenico Condello» nel “partito degli uomini”. Sia De Stefano che Condello avrebbero rifiutato immediatamente. L’udienza è stata rinviata al 7 dicembre.