Omicidio a Catona. Freddato mentre rincasava

Reggio Calabria. Freddato vicino all’ascensore mentre rincasava. E’ stato ucciso così, a colpi d’arma da fuoco, Tarik Kacha, marocchino di 34 anni con cittadinanza anche italiana. E’ accaduto nell’androne di un condominio signorile in una traversa di via Militare (una strada parallela ubicata più a monte della Nazionale), nel quartiere di Catona, dove la vittima abitava in affitto al primo piano con la madre, la moglie e una figlioletta di tre anni. L’uomo viveva in Italia dalla tenera età, conosciuto da tutti nel quartiere. Suo padre, deceduto da poco tempo, era stato uno dei primi marocchini a venire a vivere a Reggio Calabria, si guadagnava da vivere facendo l’autotrasportatore. L’unico figlio, invece, era fornaio. Precedentemente aveva lavorato presso un noto forno della zona, da un po’ si era messo in proprio. Questa sera era andato all’officina dove aveva portato a riparare il furgone, e aveva chiesto un’auto di cortesia per tornare a casa. Era giunto in via Militare su una piccola utilitaria giapponese di colore blu, una Toyota Aygo che gli era stata data in prestito dall’officina, ha parcheggiato vicino al portone, ha percorso il breve corridoio che conduce al portone, e pochi passi dopo è stato ucciso.
Sul posto sono intervenuti immediatamente gli agenti della Squadra Volante diretta dal vice questore aggiunto Luciano Rindone e dal suo vice Luca Carlà, gli specialisti del Gabinetto regionale di Polizia Scientifica diretto dal primo dirigente Diego Trotta, e gli investigatori della Squadra Mobile, diretta dal primo dirigente Francesco Rattà e dal suo vice Fabio Catalano.
Sul luogo è giunto anche il magistrato di turno, l’esperto pm Roberto Di Palma, e il medico legale della Polizia, Mario Matarazzo. La Polizia sta ancora vagliando l’esatta dinamica, al momento non si esclude nessuna ipotesi. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire le ultime ore della vittima, le sue frequentazioni, si scava nella vita privata e in quella professionale per dare un volto all’assassino.

Fabio Papalia
Foto Domenico Notaro

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