Migranti. La Libia vista dall’Europa

Reggio Calabria. Nonostante la politica nel mediterraneo sia in fermento, i “gommoni della speranza” continuano a salpare dalle coste libiche ed in questi giorni di bel tempo sono stati numerosi i soccorsi nelle acque internazionali. Uno degli sbarchi è avvenuto al porto di Reggio Calabria, dove la nave “U. Diciotti CP 941” della Guardia Costiera ha trasportato 754 migranti provenienti da vari paesi africani. I migranti, 575 uomini, 24 donne e 155 minori, di cui 148 non accompagnati, sono stati recuperati tutti nella giornata di mercoledì (1 febbraio) a circa 20 miglia dalle coste libiche, da imbarcazioni in legno e gommoni. Al momento dello sbarco i migranti sono stati sottoposti alle prime cure da parte del personale medico presente sul posto e assistiti dalle Associazioni di volontariato. Sono numerosi questa volta i casi di scabbia, quasi la metà delle persone sbarcate, che hanno ricevuto il trattatamento previsto in banchina, nella tenda allestita dalla Protezione Civile.
«Le operazioni – dichiara il capitano di fregata Gianluca D’Agostino – sono iniziate, atipicamente, alle 2 di mattina, e siamo arrivati ad 8 soccorsi, di cui l’ultimo alle 14. In totale i soccorsi sono stati 13 per 1380 persone salvate e abbiamo avuto l’aiuto di diversi mercantili inviati dall’unità centrale di Roma. Molti sono i minori non accompagnati. Questo è un trend in forte crescita e infatti insieme al Corpo Sanitario dell’Ordine di Malta (CISOM) la Guardia Costiera ha stretto una collaborazione con Unicef e Intersos per far sì che questi ragazzi fin dai primi istanti sulla nave possano avere una guida per il prosieguo del loro percorso». «La nave – prosegue il Capitano – partirà subito poiché le condizioni atmosferiche sono in miglioramento. Il mare sta assumendo lo stato tipico dell’estate e le temperature si sono addolcite, perciò aumentano le possibilità di nuove partenze dalle coste libiche».
Il medico della nave, Suor Angel Bipendu della Repubblica Democratica del Congo (Medico del Corpo Sanitario dell’Ordine di Malta che lavora da quasi 2 anni sulle navi della guardia costiera) racconta che nonostante non ci siano stati dispiaceri forti durante il salvataggio ci sono stati dei casi delicati: «Un ragazzo ha riportato una ferita d’arma da fuoco che risale a circa un mese fa e purtroppo perderà la gamba sinistra poiché era già in cancrena. Un altro ragazzo ha riportato una ferita da trauma in testa, che ho dovuto suturare, probabilmente causata da un bastone durante la sua permanenza in Libia. Infine una signora della Guinea Conakry ha perso 2 bambine (5 e 3 anni) mentre aspettava in Libia il gommone. Le bambine sono morte per ipotermia, ce l’aveva lei addosso. Ha scavato lei stessa con le mani, li ha seppelliti proprio lì e dopo 20 minuti è stata imbarcata sul gommone. E’ successo martedì notte (31 gennaio) verso le 23-24, perché noi l’abbiamo soccorsa alle 6 di mattina. Un dramma nel dramma -aggiunge-. Il marito è rimasto nel suo paese e la donna è partita con i bambini, lui stava cercando di trovare il modo di pagarsi il viaggio e poi raggiungerli».
I protagonisti di questi giorni non sono né i migranti, né i soccorritori. Ad occupare le prime pagine dei giornali italiani ed europei sono invece i negoziati tra Europa e Libia che in questo periodo si stanno intensificando sempre di più e il motivo principale è quello di arginare il flusso migratorio che sta tanto destabilizzando la politica dell’Unione. Tripoli è un interlocutore affidabile ed è scomparso anche il problema dell’instabilità politica. Dopo l’Italia anche la Turchia ha riaperto la sua ambasciata nella capitale e tutti i problemi sono scomparsi.
Ovviamente questa non è la realtà, ci troviamo in un paradosso che però non si discosta molto da come si sta evolvendo la situazione. Infatti l’Unione Europea vorrebbe affidare alla guardia costiera libica il pattugliamento delle acque territoriali libiche per fermare le imbarcazioni in partenza. I punti principali del piano, discussi oggi a Malta, sono: l’addestramento della guardia costiera libica, la chiusura della frontiera meridionale del paese nordafricano, l’estensione dei centri per migranti nel paese, un programma di sostegno al rimpatrio volontario dei migranti.
Ma in Libia la situazione politica non è mai cambiata da quando è caduto Gheddafi e il paese è sempre diviso. Attualmente ci sono 4 primi ministri che rivendicano il potere, ognuno con una sua zona d’influenza, oltre ai territori controllati dalle forze dell’ISIS. L’Unione Europea sostiene Fayez al-Sarraj, con cui ha avuto un incontro a Bruxelles, mentre la Russia sostiene Khalifa Belqasim Haftar.
E’ notizia di pochi giorni fa lo scoppio di un’autobomba nei pressi (circa 300 metri) della riaperta ambasciata italiana a Tripoli. Insomma sembra alquanto azzardato e pericoloso (relativamente al rischio di perdite di vite umane) cercare un dialogo con un governo quando questo non ha un potere unitariamente riconosciuto in patria. La Libia infatti è da considerarsi uno “Stato fallito”. A meno che non si voglia fare un’altra guerra come in Siria, dove la Russia ha appoggiato Assad ed ha avviato l’offensiva alle forze dell’ISIS, c’è da dubitare molto di questa scelta dell’Unione Europea. Dopo l’accordo con la Turchia per arginare il “fronte orientale” del flusso migratorio, al tavolo dei negoziati ci sarà un altro partner discutibile.

Gianluca Chininea

 

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