Riprendono gli sbarchi al porto di Reggio Calabria mentre l’accordo tra Italia e Libia sarà sospeso

Reggio Calabria. La nave “Aquarius” di Sos Méditerranée (in collaborazione con Medici Senza Frontiere) è giunta nella mattinata di ieri nel porto di Reggio Calabria, dove si è riattivata dopo circa un mese la macchina dell’accoglienza coordinata dalla Prefettura. Stenta invece ad attivarsi il famoso “memorandum” sui migranti firmato dall’Italia e da Tripoli che è stato sospeso da un tribunale della capitale libica. Scrive a riguardo Annalisa Camilli su Internazionale: “Il memorandum sarà subito sospeso, fino al pieno svolgimento del processo”, ha scritto in una sentenza la corte d’appello di Tripoli. Il ricorso presentato dai sei libici contesta l’accordo tra l’Italia e la Libia sia nel merito sia nella forma. Da una parte, secondo i promotori, il governo di Al Sarraj non ha il mandato per firmare l’accordo sui migranti con l’Italia, perché non ha ancora ricevuto la fiducia dei parlamentari libici che si sono ritirati a Tobruk nel 2014. Il parlamento di Tobruk aveva definito l’accordo tra Libia e Italia “nullo” perché il governo di unità nazionale “non ha uno status legittimo”.
Come era facilmente ipotizzabile, non ha avuto vita lunga il piano dell’Italia per limitare le partenze dei gommoni dalla Libia.
Intanto un clima non proprio primaverile ha accompagnato le operazioni di primo soccorso e assistenza ai 645 migranti giunti in banchina che al momento dello sbarco sono stati sottoposti alle prime cure sanitarie da parte del personale medico presente sul posto e assistiti dalle Associazioni presenti. Nell’occasione è stata allestita, a cura della Regione Calabria, la tenda per il trattamento igienico-sanitario dei migranti con patologie cutanee.
“Le operazioni di soccorso in mare sono iniziate sabato (25 marzo) alle 23:50 – dichiara Oussama Omrane (mediatore culturale di Msf), calabrese di Villapiana (CS) con origini tunisine – quando abbiamo ricevuto la segnalazione del MRCC (Maritime Rescue Coordination Centre – Centro di coordinamento del Soccorso Marittimo) di Roma e mezz’ora dopo eravamo già in mare. L’operazione è durata circa 7 ore, per un totale di 645 persone salvate. Inoltre il problema era il freddo ed il buio ma per fortuna abbiamo ricevuto l’assistenza di altre navi di Ong che ci hanno dato una mano poichè era difficile trattare tutte le imbarcazioni nello stesso momento”.
Il MRCC ha individuato sul radar 3 imbarcazioni in difficoltà (al largo di Sabratha, in acque internazionali, sono partite sabato pomeriggio), dalle quali sono state soccorse 376 persone. Una lunga operazione di salvataggio che ha visto il Sar team (equipaggio di ricerca e soccorso) impegnato dalla mezzanotte fino alle 04.00 del mattino. Nello stesso lasso di tempo, una barcone di legno è stato salvato dalle lance di sea-eye.org e Sea-Watch. I migranti sono stati trasferiti successivamente a bordo della nave Prudence di MSF. La nave Aquarius ha accolto poi i 269 soccorsi dalla Iuventa della ONG Jugend Rettet e.V.
Sul fondo di uno dei 3 gommoni soccorsi è stato trovato il corpo di una donna senza vita, giunto poi insieme agli altri 645, sulla nave Acquarius, al porto di Reggio Calabria.
“E’ stata un’operazione difficile, infatti abbiamo tirato sù anche una donna ivoriana di 23 anni in arresto cardiaco che purtroppo non ce l’ha fatta”. Racconta Tiziana Cauli, portavoce di Medici Senza Frontiere: “E’ annegata nel gommone stesso, perché ha avuto un malore, almeno questa è la nostra ricostruzione a giudicare dalle condizioni in cui era quando l’abbiamo portata sulla nave e secondo quello che ci hanno raccontato i parenti che erano a bordo del gommone (viaggiava con un cugino e la moglie del cugino). Aveva acqua nei polmoni, lei ha avuto un malore e nel caos generale è annegata nell’acqua presente all’interno del gommone, è stata anche calpestata”.
401 uomini, 52 donne, oltre 200 minori di cui la maggior parte non accompagnati (22 minori tra i 13 e i 15 anni), 8 bambini sotto i 5 anni (con famiglia al seguito). Le nazionalità principali sono Guinea, Nigeria, Bangladesh, Gambia, Senegal ed altri paesi dell’Africa subsahariana.
“Le condizioni di salute dei migranti sono precarie” prosegue la portavoce di Msf  “Torturati, hanno sofferto la fame e la sete, esposti a condizioni igieniche terribili, infatti ci sono alcuni casi di scabbia, un caso accertato di polmonite ed uno probabile (da accertare), donne incinte, molti feriti da ustioni”.
Dei 650 migranti, 200 sono stati scortati a cura del personale della Questura di Reggio Calabria presso l’hotspot di Taranto, i rimanenti sono stati foto segnalati e trasferiti secondo il piano di riparto del Ministero dell’Interno.

Gianluca Chininea

 

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