Operazione Lampo: 4 fermi per estorsione alla pizzeria “La Ruota” e un arresto per l’arsenale rinvenuto a San Giovannello

Reggio Calabria. Alle prime ore della mattinata odierna, al termine di complesse ed articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal procuratore Federico Cafiero De Raho, gli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Nucleo Operativo della Compagnia dei Carabinieri di Reggio Calabria, su ordine della Dda, hanno eseguito 4 fermi di indiziato di delitto emessi, nella giornata di ieri, nei confronti di altrettanti reggini, ritenuti presunti responsabili, a vario titolo, di estorsione, porto e detenzione illegale di armi, lesioni personali, danneggiamento mediante incendio, aggravati dalle modalità mafiose o per aver agevolato l’organizzazione mafiosa denominata ‘ndrangheta:

  1. MUSARELLA Gianfranco, di 39 anni;
  2. MARRA Antonino, detto “Nino”, di 37 anni;
  3. MARRA Giovanni, di 34 anni;
  4. MARRA Alessandro, di 30 anni.

La vicenda trae origine da una richiesta di soccorso pervenuta alle Forze dell’Ordine (Carabinieri e Polizia) da parte di una famiglia che gestisce la pizzeria “La Ruota” a Reggio Calabria, che sarebbe stata costretta, per almeno due anni, a subire le interferenze e le imposizioni dei fratelli Musarella (Sebastiano, in atto detenuto per altra causa, e Gianfranco) e dei loro sodali, nella gestione dell’esercizio commerciale, sfociate in una serie di atti intimidatori di gravità sempre maggiore, posti in essere, da ultimo, mediante l’esplosione di colpi di arma da fuoco e incendio.

I soggetti sottoposti al fermo sono accusati di aver imposto alle vittime il pagamento, a titolo di pizzo, di una somma iniziale di 1.500,00 euro per il sostentamento dei detenuti e di 500 euro settimanali per un primo periodo e di 300 euro settimanali fino al 25.4.2017, nonché di averle costrette a sottostare a un rigido e giornaliero controllo della contabilità dell’esercizio commerciale e ad assumere, come cassiera, prima la moglie di Antonino Marra e, successivamente, la compagna di Gianfranco Musarella, Pamela Domenica Barillà.

Pizza  gratis per gli amici
Gli estorsori avevano altresì preteso dalle vittime ulteriori prestazioni per lo più consistenti nella somministrazione di ordinazioni gratuite a favore di avventori inviati o segnalati dai Musarella, costringendole, peraltro, a tollerare i comportamenti arroganti e prevaricatori della cassiera Pamela Domenica Barillà (tratta in arresto in flagranza di reato durante il blitz di oggi per detenzione di armi da fuoco comuni e da guerra, assieme a Giovanni Marra e a Gianfranco Musarella), la quale – forte della protezione dell’amante Gianfranco Musarella, del gemello Sebastiano e di Antonino Marra – offriva gratis, sovente, servizi di ristorazione ad amici e conoscenti, e prelevava denaro dalla cassa dei datori di lavoro.

Le minacce
Già nel novembre 2016, poiché la cassiera Pamela Barillà sarebbe stata sorpresa a prelevare denaro dalla cassa per consegnarlo ad Antonino Marra, giunto al locale in compagnia di Giovanni Marra, la titolare della pizzeria l’avrebbe ostacolata mettendola fuori dall’esercizio commerciale. A quel punto Giovanni Marra avrebbe rivolto alla titolare la seguente minaccia: «Stasera non coricatevi a casa». Dopo qualche minuto, sarebbe sopraggiunto Gianfranco Musarella che, dopo aver litigato con la titolare della pizzeria, avrebbe minacciato il figlio, puntandogli una pistola sotto il mento e ammonendo: «Vi ammazzo tutti e tre!». In altre occasioni, Gianfranco Musarella, Antonino e Giovanni Marra, avrebbero ingiustamente rivendicato la proprietà dell’attività commerciale.

L’escalation di intimidazioni
Lo scorso 25 aprile, la titolare della pizzeria, per aver comunicato l’intenzione di licenziare la Barillà a causa delle difficoltà economiche ed anche in ragione del suo cattivo comportamento, sarebbe stata minacciata, aggredita e percossa da Antonino Marra che le avrebbe procurato contusioni multiple giudicate guaribili in sei giorni.
A distanza di due giorni, (27.4.2017), intorno alle ore 21.30, nonostante il locale fosse frequentato da numerosi clienti, due soggetti travistati da casco e passamontagna a bordo di un motorino Honda SH, hanno danneggiato la porta di emergenza del locale, cospargendola di benzina e dandole fuoco con una bottiglia incendiaria. Ed ancora, il 29.4.2017, intorno alle ore 01.40, due soggetti, sempre a bordo di un motorino Honda SH di colore bianco, hanno danneggiato con undici colpi d’arma da fuoco la loro autovettura parcheggiata nei pressi della loro abitazione.

La richiesta di aiuto a Polizia e Carabinieri
Le vittime hanno presentato le denunce sia presso i Carabinieri che presso gli uffici della Polizia di Stato. Pertanto, le alacri e meticolose indagini svolte congiuntamente, in pochissimi giorni, dal Nucleo Operativo della Compagnia dei Carabinieri diretta dal maggiore Mariano Giordano e dalla Squadra Mobile diretta dal primo dirigente Francesco Rattà, supportate da alcune dichiarazioni delle vittime e dall’analisi delle immagini estrapolate da diversi sistemi di videosorveglianza, hanno consentito all’autorità giudiziaria di emettere il provvedimento restrittivo a carico dei 4 fermati di ascrivere, a costoro, a vario titolo, anche i singoli episodi del 27 e 30 aprile scorsi, relativi al danneggiamento a seguito di incendio della porta dell’uscita di emergenza della pizzeria (Gianfranco Musarella in qualità di mandante) e all’esplosione di colpi d’arma da fuoco ai danni dell’autovettura parcheggiata nei pressi della residenza dei titolari della pizzeria (Giovanni Marra).

L’aggravante mafiosa
I delitti sono aggravati dalle modalità mafiose, atteso peraltro che Sebastiano Musarella, attualmente detenuto e fratello di Gianfranco, è stato già condannato per associazione mafiosa nell’ambito dell’Operazione“Eremo”del 2005.

L’arsenale rinvenuto a San Giovannello
Nel corso delle perquisizioni domiciliari, in un locale adibito a deposito di vario materiale, connesso all’abitazione di Gianfranco Musarella, gli operatori della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri hanno individuato un vano e un sottotetto all’interno dei quali hanno rinvenuto un arsenale di armi, parti di armi e munizioni, composto da:

Alla luce di quanto rinvenuto, Gianfranco Musarella, Giovanni Marra e Pamela Domenica Barillà, reggina di 23 anni, sono stati tratti in arresto in flagranza di reato per detenzione illegale di armi comuni e da guerra, nonché del relativo munizionamento per armi da guerra. La giovane, infatti, è stata sorpresa stanotte insieme a Marra all’interno del casolare in cui erano custodite le armi.

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