Reggio Calabria. Due sbarchi in meno di 24 ore: 953 persone sono giunte al porto di Reggio Calabria nei giorni scorsi (26 e 27 maggio) su due navi della Marina Militare, “Libra” e “Sirio”. Migliaia di arrivi in tutta la Calabria negli ultimi giorni a causa delle misure di sicurezza adottate dal Ministro dell’Interno Minniti in occasione del G7 svolto a Taormina il 26 e 27 maggio. E’ stato disposto infatti il divieto di approdo in tutti i porti siciliani per le navi che si occupano di soccorso in mare dei migranti, questo per non dover distogliere le forze di polizia dalle attività di controllo sul territorio isolano.
Il primo approdo è stato quello del pattugliatore Libra (di base a Messina), giunto alle ore 14:00 del 26 maggio, con a bordo 472 migranti di cui 456 uomini, 10 donne e 6 minori, provenienti da Pakistan, Somalia, Eritrea, Nigeria, Sudan, Libia, Bangladesh, Ciad, Guinea, Algeria, Egitto, Zambia, Mali, Costa D’Avorio, Liberia. Lo sbarco, precedentemente previsto per la prima mattinata, è stato ritardato a causa di un fatto tanto inatteso quanto piacevole. Infatti alle 07.30 (del 26 maggio), proprio mentre la nave si stava dirigendo verso il porto di Reggio Calabria, è nata Maria Luisa, figlia di una migrante di nazionalità somala.
“La bambina – si legge nel comunicato della Marina Militare – è in buona salute ed è in corso il trasferimento, insieme alla madre, presso una struttura medica a terra con un mezzo navale messo a disposizione della capitaneria di Porto di Catania. La madre ha chiamato la bambina con il nome della dottoressa della fondazione Rava che l’ha fatta nascere, Maria Luisa Melzi. Il pattugliatore Libra, che durante le operazioni odierne ha salvato in totale 472 migranti ed una neonata, dirigerà verso Reggio Calabria”. Durante il parto la mamma è stata assistita dal personale sanitario di Nave Libra, della Croce Rossa Italiana e della fondazione Rava.
“A bordo è presente anche un’ostetrica della fondazione Rava – dichiara il Comandante della nave Libra, Luis Carlos Fino – che nel caso della donna incinta è stata fondamentale. Infatti abbiamo deciso di prenderci carico della donna al nono mese di gravidanza poiché sulla nostra nave era presente il personale sanitario adeguato. Il caso della nascita da Maria Luisa è stato quasi improvviso, ci aspettavamo un nascita imminente ma non così presto. Sulla nostra nave è la terza nascita, le prime 2 sono avvenute nel 2015”.
In banchina, ad attendere la nave, era presente il personale della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, del Comune Capoluogo, della Polizia Provinciale, della Capitaneria di Porto, dell’USMAF, del SUEM 118 e dell’Azienda Ospedaliera, della Croce Rossa Italiana, del Coordinamento ecclesiale Migranti della Caritas e da varie altre Associazioni di volontariato. Tutto è coordinato dalla Prefettura ed al momento dello sbarco i migranti sono stati sottoposti alle prime cure sanitarie da parte del personale medico presente sul posto e assistiti dalle Associazioni presenti.
“Stavamo facendo attività di normale pattugliamento nel Mediterraneo centrale ed il Comando generale delle Capitanerie di Porto ci ha dirottato verso la posizione dove erano in corso dei sar. In particolare dove era presente la nave Phoenix (che fa parte della ong Moas) ed altri assetti navali che sono arrivati lì in zona, come il rimorchiatore d’altura “Gagliardo”, un mercantile ed in seguito è giunta un’altra unità della capitaneria di porto. Quando siamo arrivati le attività erano già in corso” – racconta il Comandante Fino.
“C’erano due barconi ed una barca più piccola in legno pieni di migranti. Ci hanno riferito che alcuni di questi erano caduti in mare ma quando siamo arrivati erano già stati recuperati, perciò insieme alla nave “Fiorillo” della Guardia Costiera abbiamo dato aiuto per soccorrere tutte le persone che erano rimaste sui barconi. Alcuni invece li abbiamo recuperati dalla nave “Gagliardo” che è dovuta rientrare poiché è un rimorchiatore che lavora vicino le coste libiche. Tra le 472 persone recuperate, tre avevano condizioni sanitarie molto precarie: una donna incinta al 9° mese e due persone con impossibilità a deambulare (gravi fratture alle gambe precedenti alla traversata). Queste 3 persone erano sulla nave Phoenix che non aveva modo di poter intervenire d’urgenza (poiché a bordo erano già presenti circa 600 migranti e 32 salme) e quindi si è deciso di trasbordarle sulla nostra nave poiché avevamo personale sanitario della marina militare, della croce rossa italiana e della fondazione Rava”.
Esclusi questi tre casi particolari, tuttavia, le condizioni sanitarie generali erano piuttosto buone. Sono presenti i consueti casi di scabbia che vengono sottoposti al trattamento igienico – sanitario della Protezione civile all’interno della tenda preposta.
Tuttavia le condizioni psicologiche non possono ritenersi altrettanto buone poiché nel tratto di mare dove sono state effettuate le operazioni di soccorso ci sono stati 32 morti, tra i quali molti bambini. Tra le persone sbarcate dalla nave Libra infatti erano presenti anche alcuni parenti delle vittime (che invece venivano trasportate sulla nave Moas che è arrivata ieri, 27 maggio, al porto di Crotone). Quando è possibile, si tende a dividere i parenti dalle salme per evitare che viaggino sulla stessa nave e per risparmiare loro la vista della triste operazione di trasbordo dei corpi inermi dalle celle frigorifere della nave a quelle presenti in banchina. Successivamente poi i parenti potranno rivedere i corpi dei loro cari, morti in mare, e darne una degna sepoltura.
C’è spazio anche per il tema della querelle sulle Ong che nelle settimane precedenti ha occupato molto spazio all’interno dei mass media, non solo italiani. Il Comandante Fino, sollecitato, risponde che: “Tutte le operazioni sar di intervento in mare vengono segnalate e gestite dal Comando generale delle Capitanerie di Porto di Roma, come in questo caso. Mercoledì abbiamo ricevuto la segnalazione e siamo intervenuti nella posizione da loro indicata”. “Tralasciando le polemiche che lasciano il tempo che trovano, ci sono delle indagini in corso. Evidentemente ci sono degli elementi sui quali si è deciso di procedere”.
Il secondo approdo invece è stato quello della nave della Marina Militare “Sirio”, giunto alle 8.30 del 27 maggio con a bordo 481 migranti di prevalente provenienza centrafricana. Le operazioni di sbarco anche questa volta hanno subito un ritardo, seppur lieve. Infatti alcuni migranti giunti il giorno precedente sono rimasti a dormire all’interno delle tende allestite al porto poiché le procedure d’identificazione si sono protratte fino a tarda sera. Sono partiti poi intorno alle 9:00, del 27 maggio, verso le destinazioni prestabilite così da poter permettere le operazioni relative allo sbarco successivo. Tutta la procedura si è svolta secondo il protocollo ormai ampiamente rodato ed i migranti sono stati trasferiti secondo il Piano di riparto predisposto dal Ministero dell’Interno. Nonostante i due approdi in 24 ore, con 953 persone giunte al porto di Reggio Calabria, la macchina organizzativa ha risposto efficientemente all’impegno cui è stata chiamata.
Gianluca Chininea