Reggio Calabria. Hanno pelle olivastra, occhi vispi, vivi e fissi verso l’orizzonte: sono i diligenti studenti dell’ITT “Panella-Vallauri” di Reggio Calabria che frequentano da tre anni la scuola grazie alle borse di studio erogate da una Fondazione egiziana. Sono musulmani praticanti ma non disdegnano il messaggio cristiano e l’essenza del suo valore, individuano le affinità piuttosto che le differenze, le approfondiscono e le interiorizzano, Osservano, chiedono, si confrontano. Sono curiosi e hanno a conosciuto in vari incontri divulgativi la straordinaria figura di don Italo Calabrò. L’istituto che frequentano è stato la scuola pilota del concorso “Premio Don Italo Calabrò per l’educazione dei giovani” lo scorso anno a testimonianza dell’inestimabile patrimonio morale lasciato da questo sacerdote che è stato anche docente della scuola.
Quest’anno il concorso è stato esteso a tutte le scuole della Provincia riscuotendo una grande partecipazione. Uno dei vincitori di questa edizione aveva già partecipato lo scorsa edizione, muovendo i primi passi nella conoscenza del sacerdote. Bibo (questo è il soprannome dello studente) ha contagiato quattro suoi compagni di classe (Ayman Mohamed Abdllah, Mahmoud) che sono stati folgorati dal messaggio di Don Italo, ne hanno apprezzato l’umanità, lo spirito di condivisione con gli ultimi, abnegazione per il prossimo, l’amore incondizionato per la vita in tutti i suoi aspetti. Questi cinque ragazzi hanno ascoltato , con sincera partecipazione, i racconti pregnanti di emozioni di chi ha realmente conosciuto e hanno concepito il loro lavoro e lo hanno realizzato con passione e impegno ma soprattutto mettendoci l’anima. Hanno prodotto un video che trasuda emozioni grazie alla sapiente scelta delle musiche e alle profonde e toccanti riflessioni che hanno suscitato loro la ricerca e l’ascolto dei racconti della vita di don Italo. C’è tanto dentro il video, la malattia mentale lo stridente contrasto tra la fragilità dei vecchi e l’arroganza dei giovani, il bisogno di amore e della sua forza guaritrice dell’anima, la tenerezza. Una signora in platea ha un luccichio negli occhi, è una lacrima, ci hanno fatto emozionare questi ragazzi venuti da lontano ma cosi vicini al nostro sentire.
Questi ragazzi hanno rimarcato che i valori dell’amore declinato in tutte le sue espressioni e magnificamente rappresentato dal fulgido esempio di quest’umile sacerdote è un valore universale ed è l’unica arma che può contrastare tutti i fondamentalismi religiosi che stanno minando la convivenza civile e rendendoci insicuri, vulnerabili. L’integrazione non può essere una parola vuota e non può esaurirsi in inutili quanto altisonanti proclami ma occorre che sia agita, tradotta nel quotidiano.
Bibo e i suoi compagni ci hanno provato con coraggio, e lo hanno fatto interiorizzando il messaggio di amore e tolleranza che esporteranno nel mondo e che sarà indelebilmente impresso nel cuore. Ci hanno fatto sognare immaginando che la forza rigeneratrice dell’amore cosi strenuamente propugnata da don Italo possa avversare la forza deturpatrice dei fondamentalismi. Il successo conseguito da questi ragazzi è il frutto di un capillare lavoro di una comunità scolastica intera, dalla dirigente Nucera, all’intero corpo docente al personale Ata; attenta al rispetto dei singoli e che persegue un ambizioso progetto di integrazione che non esclude nessuno ma attualizza nel quotidiano il testamento morale di Don Italo: amatevi di un amore profondo di condivisione fraterna nessuno escluso mai.
prof. Mariella Cuzzola