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Home Reggio Calabria Cronaca

Monasterace. Omicidio Angelo Ronzello: arrestati dai Carabinieri i fratelli Remo e Maurizio Sorgiovanni

by newz
16 Giugno 2017
in Cronaca, Primo Piano, Testata, Video
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Locri. Arrestata dai Carabinieri su mandato d’arresto europeo per truffa, trattenuta in Caserma per allattare
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Monasterace (Reggio Calabria). Nelle prime ore della mattinata odierna, a Monasterace e Reggio di Calabria, i Carabinieri della Compagnia di Roccella Jonica, diretta dal capitano Antonio Di Mauro, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il Tribunale di Locri, su richiesta di quella Procura della Repubblica, traendo in arresto i fratelli Remo Sorgiovanni di 31 anni e Maurizio Sorgiovanni di 28 anni (quest’ultimo già detenuto perché arrestato nell’ambito dell’operazione Confine 2), entrambi di Monasterace, ritenuti gravemente indiziati per l’omicidio perpetrato in concorso del giovane Angelo Ronzello, avvenuto in Monasterace nella notte del 1 aprile 2010 (clicca qui per leggere l’articolo).
Il giovane venne barbaramente ucciso con plurime azioni di fuoco mediante fucile semiautomatico caricato a pallettoni mentre usciva dal condominio dove aveva trascorso la serata a casa della sorella degli odierni arrestati, in compagnia della stessa, di suo marito e di altri due amici. Tali circostanze di luogo e di tempo, messe a sistema con la meticolosa ricostruzione delle vicende che quella sera indussero Angelo Ronzello a recarsi in quella casa, non hanno lasciato dubbi agli investigatori sul fatto che il giovane fosse caduto in un vero e proprio “agguato”, studiato e preparato dai suoi aguzzini, i quali conoscevano con certezza gli spostamenti che la vittima avrebbe fatto quella sera.

Le indagini, durate cinque anni, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Locri, hanno consentito agli investigatori del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Roccella Jonica di raccogliere gravi, precisi e concordanti indizi di colpevolezza a carico dei prevenuti attraverso l’esecuzione di attività investigative classiche ovvero intercettazioni telefoniche/ambientali.
Nulla è stato tralasciato: infatti, i militari hanno setacciato e analizzato ogni elemento derivante dalle dichiarazioni dei familiari della vittima e di chi lo frequentava, dall’analisi dei tabulati telefonici, dai rilievi tecnico-scientifici e relativi esiti di laboratorio, dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, dai servizi di controllo e pedinamento, dimostrando la premeditazione dell’omicidio e la collocazione degli odierni indagati sulla scena del delitto nell’ora in cui lo stesso fu consumato, oltre alla ricostruzione delle azioni fatte subito dopo l’omicidio dai due fratelli al fine di eludere le indagini ed allontanare da sé i sospetti.

L’indagine, in una prima fase, è stata caratterizzata da un’impenetrabile cortina di omertà, in cui sono subito emersi sospetti a carico dei due fratelli per via delle palesi discordanze scaturite dalle dichiarazioni rese agli inquirenti in ordine ai loro spostamenti prima e dopo l’evento delittuoso, smentite anche dall’analisi dei tabulati telefonici. Nella fattispecie, è stato altresì accertato che i due indagati avevano noleggiato un’autovettura proprio il giorno dell’omicidio, circostanza valutata come altamente sospetta dagli investigatori. Questa, subito sequestrata, è stata successivamente sottoposta alle indagini scientifiche che, oltre ad evidenziare la presenza all’interno del mezzo di numerosissime particelle “peculiari” di esplosioni di colpi d’arma da fuoco prelevati con i kit stub, hanno soprattutto acclarato la corrispondenza morfologica e chimica di una delle particelle con quelle incombuste estratte dai bossoli esplosi e rinvenuti sulla scena del crimine: in sintesi, chi ha imbracciato il fucile con il quale ha ammazzato Angelo Ronzello, dopo l’omicidio è fuggito a bordo dell’autovettura noleggiata, sedendosi verosimilmente sul sedile posteriore lato passeggero, inquinando, in tal modo, l’ambiente con la propria persona o con l’arma utilizzata per esplodere le cartucce.

La seconda fase delle investigazioni, oltre a caratterizzarsi da attività investigative classiche e tecniche, ha consentito in particolare agli inquirenti di fare piena luce sul movente dell’omicidio del giovane Ronzello:

  • da un lato la decisione della giovane vittima di allontanarsi dagli ambienti delinquenziali, dopo la notifica nei suoi confronti, nel mese di gennaio 2010, della misura di prevenzione dell’avviso orale, provvedimento che lo aveva profondamente indotto a cambiare condotta e stile di vita;
  • dall’altro il dato emerso dalle indagini, ovvero che, qualche giorno prima dell’omicidio, Ronzello avrebbe “osato” chiedere ai fratelli Sorgiovanni di “onorare” un debito di circa 40.000 euro da loro contratto nel tempo con la vittima, relativo a forniture di merci (mangimi e farinacei). Tale richiesta, in aggiunta alla volontà di affrancarsi dagli ambienti delinquenziali, avrebbe ingenerato nei fratelli Sorgiovanni la decisione di ammazzarlo, cosa che secondo qui inquirenti Remo e Maurizio fecero quella fatidica sera dell’1 aprile 2010.

Infine, altro elemento estremamente rilevante ed indiziario a carico di Maurizio e Remo Sorgiovanni è costituito dal contenuto dell’intercettazione ambientale captata nei loro confronti allorquando i due, nel mese di novembre 2014, palesavano il timore di essere arrestati proprio per questo omicidio, dopo aver appreso dalla stampa locale, l’imminente individuazione degli autori dell’omicidio di Angelo Ronzello. Maggiori dettagli sul Quotidiano del Sud domani in edicola.

[FAG id=280013]

Tags: angelo ronzelloAntonio Di Mauroarrestocarabinierimaurizio sorgiovannimonasteraceomicidiooperazione confine 2reggio calabriaRemo Sorgiovanni
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