Centro di accoglienza per migranti in via Cappuccinelli. I residenti protestano e formano un Comitato

di Monica Bolignano

Reggio Calabria. Sono lontanissimi i tempi in cui il guardiano P. Bonaventura Campagna, nei primi anni Venti del 1600, impressionato – probabilmente – dallo spettacolare panorama che si godeva dall’altura, decideva di costruire un nuovo convento che sarebbe stato chiamato – per distinguerlo dal più antico convento di Monte Madonna – Convento dei Cappuccinelli. Sebbene, in seguito, il convento andò distrutto con il terribile terremoto del 1908 la zona rimase permeata del suo ricordo di cui resta traccia nel nome della via. Successivamente, dopo il terremoto, tutta la collinetta venne occupata dai deliziosi Villini Svizzeri e Norvegesi, che poco alla volta, negli anni seguenti, vennero abbattuti, come nella migliore tradizione reggina, per fare spazio ai freddi condomini.
Oggi probabilmente lo sguardo attento di P. Bonaventura Camagna non avrebbe mai scelto questa area come sito per la costruzione di un luogo di pace e contemplazione, posto che le tortuose e strette stradine che attraversano i palazzoni addossati l’uno all’altro, il dissestato manto stradale e l’abbandono in cui versa la zona non lo rendono appetibile se non per gli affezionatissimi residenti che amano profondamente quella collinetta percependola – probabilmente – come una sorta di cocuzzolo di salvezza dal caos cittadino. È anche vero, però, che la costruzione selvaggia degli anni Sessanta ha fatto sì che si sia creato una sorta di mega villaggio dove i diversi nuclei familiari hanno interagito fin dalla loro più tenera età.
Negli ultimi anni poi – l’edificazione di nuovi complessi ha messo a dura prova la resistenza della Famiglia Cappuccinelli, con tutte le complicazioni dovute al prolungato passaggio dei mezzi pesanti che ha ingenerato il quasi totale dissesto dell’intero manto stradale con conseguenti numerose fratture alla rete fognaria comunale – che continua a rompersi e conseguentemente a perdere liquami lungo tutta la discesa senza che i numerosi interventi, sollecitati ed approntati a più riprese, siano stati risolutivi. A questi malsani e prolungati disagi si è anche aggiunta, negli anni, la progressiva e cronica penuria d’acqua, che affligge la zona – alla stessa stregua degli altri quartieri quando addirittura – capita spesso – che l’intera collinetta viene privata del tutto della pubblica illuminazione stradale ed i residenti si trovano all’improvviso a dover percorrere i vicoletti completamente al buio.

Appare evidente che in un quartiere così strutturato non ci si trova di fronte a tanti condomini ma piuttosto ad una sorta di famiglia allargata all’interno della quale ogni problema viene affrontato collettivamente e pertanto quando la notizia della potenziale apertura di un centro di prima accoglienza/dormitorio per gli immigrati allocato nel Palazzo Marrapodi, ha superato il confine del Villaggio Cappuccinelli, in pochissimo tempo tutti i residenti – ben consapevoli delle problematiche strutturali del quartiere – spontaneamente si sono coesi in un solido unicum con il solo obiettivo di impedire che la zona venga ulteriormente violentata.
In questo contesto di protezione – quasi familiare – e tutela, finalizzata principalmente alla garanzia ed alla ricerca della sicurezza domestica ed abituale nell’interesse di tutti i residenti, si è formato spontaneamente un Comitato Cittadino, di cui fanno parte – tra gli altri – Alfonso Mazzuca, Nicola Bolignano, Saverio Laganà, Dino Calogero. La prima problematica che ha destato un’immediata preoccupazione è quella relativa all’estensione dell’immobile, si tratta di un palazzo con una superficie di ben duemila metri quadri, dislocati su diversi piani, e ciò potrebbe consentire l’allocazione di diverse centinaia di profughi: diverse centinaia di persone provenienti da differenti etnie, anche e spesso, in aperto contrasto tra loro, di fronte alle presenza delle quali, nessuna istituzione può garantire – né allo stato ha garantito – un necessario e costante controllo, per la tutela dell’incolumità non solo dei residenti ma anche degli immigrati stessi.
Il problema della sicurezza poi, è stato considerato anche da un altro punto di vista, è pacifico che la zona dove è allocato il Palazzo Marrapodi si trova ad un crocevia con un alto livello di criticità, punto di congiunzione ed imbuto della zona collinare: la Via Villini Svizzeri – che sale dalla Via Reggio Campi – e la Via Collina degli Angeli – che si dirama dalla Via Melacrino – confluiscono entrambe sulla Via Cappuccinelli, che è una strada a carreggiata singola. L’intera zona è caratterizzata da una costruzione viaria tutta particolare che negli anni si è sviluppata senza una prospettiva di sviluppo che guarda al futuro – così ci si trova di fronte ad impervie e tortuose traverse che si diramano in numerosi vicoli ciechi dove, nell’arco degli anni, si sono sviluppate sacche ad altissima densità abitativa. La particolarissima costruzione delle strade è già di poco agevole percorrenza per il traffico automobilistico dei residenti, tanto che – ad esempio – la zona a monte del Palazzo Marrapodi non è battuta dai mezzi dell’AVR. L’edificazione scriteriata di tutta l’area poi ha spontaneamente creato una sorta di macro condominio laddove tutti i palazzi si abbracciano l’uno con l’altro senza la previsione delle vie di fuga necessarie di fronte ad eventuali interventi di soccorso salvavita; è chiaro che in una condizione similare i ragionevoli canoni di sicurezza sono al limite della sopravvivenza con tutte le complicazioni del caso. Ora appare evidente che la potenziale collocazione di un numero non ben precisato di ospiti ha naturalmente ingenerato un legittimo panico tra i residenti che in questi giorni hanno già manifestato, per tramite degli organi di stampa, tutto il loro disappunto. Tutto il quartiere è in fermento, ma non c’è chiacchiericcio di strada: il Comitato è operativo, i residenti, organizzati con i referenti per singolo condominio, sono in costante contatto: tutte le notizie vengono comunicate, le idee esposte, valutate ed in modo molto democratico discusse; frattanto il Comitato ha già iniziato a raccogliere le firme per una petizione, sono stati coinvolti anche diversi esercizi commerciali, l’invito a partecipare è rivolto a tutta la cittadinanza, l’intento è quello di rappresentare concretamente agli Enti preposti la preoccupazione relativa ad una scelta che ictu oculi evidenzia – ancora prima di essere messa in pratica – enormi criticità.

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