Pescara. Giuseppe Fuda nacque nel 1866 a Martone in provincia di Reggio Calabria e sempre in Calabria era nato, sette anni prima, Nicodemo Impusino (in America il suo cognome diverrà Impisino). Giuseppe Fuda sposò, in Italia, Maria Carmela e subito dopo partì da solo per gli Stati Uniti. Qualche anno dopo fu nelle condizioni di pagare il biglietto alla moglie perché lo raggiungesse nel Connecticut. Dopo poco iniziarono a circolare voci sul comportamento della bellissima (così venne descritta) Maria Carmela che anche in Italia, in assenza del marito, non avrebbe tenuto un comportamento irreprensibile. Vero o non vero tutto sembrò, per qualche tempo, andare per il meglio.
Ma un giorno, il 17 febbraio del 1897, Giuseppe Fuda si recò presso lo sceriffo di Stamford dichiarando che la moglie era scappata di casa. Secondo lui probabilmente con un suo amante e portandosi via tutti i risparmi. La polizia da subito non mostrò di credere a questa versione e così iniziarono le ricerche della donna. Qualche giorno dopo a East Norwalk fu trovato, vicino alle rotaie di una ferrovia, un cadavere di donna orrendamente mutilato.
Era finita sotto il treno o cosa? L’autopsia chiarì che le laceranti ferite prodotte dal treno non erano la causa della morte della donna. Era stata invece uccisa prima con dei violentissimi colpi inferti, probabilmente, con un’ascia.
Ma chi era la donna ? Alcuni oggetti consentirono di identificarla. Era Maria Carmela la moglie di Giuseppe Fuda.
Lo sceriffo che condusse le indagini non impiegò molto, attraverso ricostruzioni e testimonianze, ad accertare che il 17 febbraio una donna e due uomini si erano incamminati lungo la linea ferroviaria dove poi fu ritrovato il cadavere. Sul fatto che la donna fosse Maria Carmela non esistevano dubbi ma gli uomini chi erano? Le indagini durarono diversi mesi e alla fine portarono all’arresto di Giuseppe Fuda, il marito, e del giovane Nicodemo Impusino.
Come erano andate le cose? Secondo la polizia i due, con la scusa di far conoscere alla donna alcune fabbriche dove sarebbero potuti andare a lavorare, la attirarono lungo la ferrovia. Poi con feroce determinazione, mentre Nicodemo tratteneva Maria Carmela, il marito la uccise con vari colpi d’ascia (l’ama fu ritrovata poco distante). L’opinione pubblica scossa dalla brutalità dell’evento invocò da subito la condanna a morte per i due.
I giudici l’11 giugno del 1897 giunsero alla stessa conclusione: pena di morte mediante impiccagione. Nel frattempo i due era finiti nella severa prigione di “Wethersfield State Prison”. All’inizio i due negarono tutto. Poi iniziarono a contraddirsi ed infine Giuseppe Fuda confessò l’omicidio rilasciando al Reverendo Padre Flannery una circostanziata confessione scritta. In questa risuonò più volte la parola “cornuto” che secondo l’assassino era l’appellativo che tutti gli davano, per colpa della moglie, al suo passaggio. Nella confessione Giuseppe parlava del suo smisurato amore per la moglie. Diceva di avergli perdonato i numerosi amanti. Ma che poi, venuto a conoscenza di ulteriori tradimenti e di soldi dati dalla donna a suoi amanti, “impazzito di gelosia”, aveva deciso di ucciderla.
Nella confessione Giuseppe tentò di scagionare Nicodemo dicendo che questi aveva avuto un ruolo assolutamente marginale. Un comitato di cittadini si schierò in favore della richiesta di grazia per Nicodemo. Ma la sentenza del giudice Cook non mutò. Il 13 dicembre 1897 alle ore 12 e 26, all’interno del carcere di “Wethersfield State Prison”, fu impiccato Giuseppe Fuda. Stessa sorte toccò a Nicodemo Impusino, alle ore 12 e 23 del 17 dicembre del 1897. Finiva così, tragicamente, una triste storia della nostra emigrazione.
Geremia Mancini
presidente onorario “Ambasciatori della fame”