Operazione Mandamento: 82 arresti dei Carabinieri e del Ros

Reggio Calabria. Alle prime luci dell’alba di oggi, nelle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia, Milano, Ancona, Bologna e Messina,  il personale del Ros, del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria e del Gruppo Carabinieri di Locri, con l’ausilio del personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria”, ha dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare emessa, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, dal giudice per le indagini preliminari, a carico di 82 indagati, a vario titolo, dei delitti di partecipazione all’associazione mafiosa unitaria denominata ‘ndrangheta, detenzione illegale di munizioni ed armi comuni da sparo e da guerra rese clandestine, turbativa d’asta, illecita concorrenza con violenza e minaccia, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, truffa e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e numerosi altri delitti collegati, tutti aggravati dalla finalità di agevolare l’attività della predetta associazione mafiosa.

L’odierno provvedimento cautelare – che costituisce la seconda fase dell’operazione Mandamento avviata il 4 luglio scorso con l’esecuzione di 116 fermi di indiziato di delitto del pm – scaturisce da specifica istanza dell’Ufficio di Procura che, nel richiedere ex art. 27 cpp la conferma dei provvedimenti cautelari conseguenti all’esecuzione dei fermi, ha sollecitato l’applicazione di misure restrittive a carico di ulteriori indagati, inseriti nelle articolazioni territoriali della ‘ndrangheta denominate Locali di Reggio Calabria, Sinopoli, Roghudi, Condofuri, S. Lorenzo, Bova, Melito Porto Salvo, Palizzi, Spropoli, S.Luca, Bovalino, Africo, Ferruzzano, Bianco, Ardore, Platì, Natile di Careri, Cirella di Platì, Locri, Portigliola, Saline, Montebello Jonico e S.Ilario.
Il Tribunale di Reggio Calabria – sezione gip – quindi, nell’esaminare le richieste avanzate dalla Procura e confermando la permanenza in carcere della quasi totalità dei soggetti già arrestati, ha adottato anche ulteriore e contestuale provvedimento restrittivo che per sette indagati per i quali non si era proceduto al fermo di indiziato di delitto non ricorrendone i requisiti di legge, in quanto già detenuti. Quindi, a conclusione di questa prima fase dell’operazione Mandamento, i soggetti sottoposti a cautela ammontano a 102.

La misura cautelare, così come il provvedimento di fermo del 4 luglio scorso, costituisce esito di un articolato impegno investigativo coordinato dalla Procura e condotto, in contemporanea, dal Ros, dal Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria e Gruppo di Locri che, in perfetta sinergia, hanno condotto articolate investigazioni su un ampio contesto investigativo di respiro nazionale che ha permesso di fare emergere uno spaccato approfondito e completo delle dinamiche associative delle più importanti strutture territoriali della ‘ndrangheta operanti nei tre Mandamenti in cui è criminalmente divisa la Provincia di Reggio Calabria. Oltre a numerosi capi ed esponenti di vertice di numerose Locali tra le quali quelle Palizzi, Spropoli, Africo, Bianco, Ferruzzano, Ardore, Natile di Careri, Portigliona e S.Ilario, sono state censite numerose nuove ‘ndrine che esercitano il controllo su porzioni di territorio anche distanti da quello in cui è insediata la Locale sovraordinata. Si fa in particolare riferimento alla ‘ndrina Motticella dipendente dalla Locale di Bruzzano Zeffirio, a quelle di Fossato, Molaro e Masella dipendenti dalla Locale di Montebello Jonico e a quelle di Ardore Marina, Ardore Sopra (Superiore o centro), San Nicola e Schiavo dipendenti dalla Locale di Ardore.
Sono state poi ricostruite le attività di concessione di doti e cariche ai vari affiliati. In tale contesto è stata oggetto di monitoraggio anche il procedimento con cui la ‘ndrangheta attribuisce agli affiliati di rango già elevato la prestigiosa dote del Trequartino.
Tale procedimento, particolarmente significativo nelle dinamiche dell’organizzazione poiché ne fa derivare di fatto la designazione della futura dirigenza, ha visto impegnati gli esponenti di vertice delle più importanti Locali dell’area del mandamento jonico: quelle di Africo, Bovalino, Siderno, San Luca, Platì e Natile Careri.
Sempre sotto il profilo dei meccanismi di funzionamento interni dell’associazione, particolarmente rilevanti sono gli aspetti emersi in ordine alle modalità di gestione delle crisi da parte dell’organizzazione che, al fine di evitare negative conseguenze giudiziarie, si prefigge lo scopo di scongiurare scontri armati al suo interno.
In tale ambito, le indagini hanno consentito di monitorare le interazioni tra gli esponenti delle famiglia mafiose in lizza nonché la costituzione di tavoli di trattative tra le parti in causa e gli emissari designati dell’organizzazione. Oltre a situazioni di contrapposizione – che hanno riguardato la ‘ndrina di Masella e le Locali di Montebello Jonico, S.Ilario e Portigliola – è stato possibile monitorare anche le attività di pacificazione della faida che, dal 1967, vedeva coinvolte le cosche Cataldo e Cordì operanti all’interno della Locale di Locri. E’ stato dato un ordine certo alla gerarchia dei gradi di ‘ndrangheta detti doti ed è stato ricostruito l’apparato giurisdizionale di cui l’organizzazione si serve per garantire da un lato il rigoroso rispetto delle regole e dall’altro sanzionare chi, da queste regole, devii.
Le indagini hanno, poi, consentito di ricostruire numerosissime attività delittuose dell’organizzazione con particolare riferimento ai condizionamenti/infiltrazioni della pubblica amministrazione, degli appalti e di una pressante e sistematica attività estorsiva in danno degli operatori economici del territorio. A tal proposito si segnalano:

L’esecuzione dell’ordinanza cautelare, nel completare la parte operativa dell’operazione Mandamento, ha reso possibile ricondurre ad un quadro omogeneo vicende ed articolazioni solo apparentemente isolate, contestualizzandole all’interno di uno scenario nel quale la ‘ndrangheta si afferma, ulteriormente, quale struttura unitaria, segreta, articolata su più livelli e provvista di organismi di vertice. L’operazione conferma, ancora una volta, come le cosche della provincia di Reggio Calabria, in particolare quelle del versante Jonico, rimangano il centro propulsore delle iniziative dell’intera ‘ndrangheta, cuore e testa dell’organizzazione, nonché principale punto di riferimento di tutte le articolazioni extraregionali, nazionali ed estere. Sotto questo aspetto, l’operazione ha senz’altro inflitto un significativo colpo alla ‘ndrangheta, privandola degli esponenti apicali e indebolendo le sue numerose articolazioni territoriali anche grazie al sequestro preventivo di un cospicuo patrimonio – costituito da 13, tra società e imprese, nonché un complesso immobiliare – in corso di valutazione.

ELECO 57 INDAGATI SOTTOPOSTI ALLA MISURA CAUTELARE DELLA CUSTODIA IN CARCERE

ELENCO RIMOSSO PER OBLIO

ELECO 18 INDAGATI SOTTOPOSTI ALLA MISURA CAUTELARE DEGLI ARRESTI DOMICILIARI

ELENCO RIMOSSO PER OBLIO

ELECO 7 INDAGATI SOTTOPOSTI ALLA MISURA CAUTELARE DELLA CUSTODIA IN CARCERE (già detenuti per altra causa)

ELENCO RIMOSSO PER OBLIO

Exit mobile version