Operazione Fata Morgana. Guardia di Finanza sequestra beni per 19 milioni di euro a Giuseppe Chirico

Guardia di finanza

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Reggio Calabria. Sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, le Fiamme Gialle calabresi del locale Comando Provinciale della Guardia di Finanza  hanno eseguito, nelle province di Reggio Calabria e Cosenza, un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria con il quale è stata disposta, nei confronti di Giuseppe Chirico imprenditore operante nel settore della grande distribuzione alimentare – l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di un ingente patrimonio, stimato in circa 19 milioni di euro.

Tale provvedimento si fonda sulle risultanze delle attività investigative condotte dal Gruppo della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione “Fata Morgana”, concluse con l’esecuzione, nel mese di maggio 2016, di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 9 indagati, ritenuti presunti responsabili, a vario titolo, dei delitti di cui agli artt. 416 bis (associazione per delinquere di tipo mafioso), 629 (estorsione), 353 c.p. (turbata libertà degli incanti), art. 12 quinquies D.L. 306/92 (trasferimento fraudolento di valori), tutti aggravati dall’art. 7 L. 203/91. Tra i destinatari di tale provvedimento, vi era anche Giuseppe Chirico, noto imprenditore reggino, attraverso il quale la criminalità organizzata si sarebbe inserita nel mercato della grande distribuzione dei prodotti alimentari.

In tale contesto, l’imprenditore Giuseppe Chirico è stato indagato – unitamente a Emilio Angelo Frascati, Antonio Marra, Natale Saraceno, Domenico Marcianò, – per il reato di cui all’art. 416 bis c.p. con l’accusa di aver preso parte “… all’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria in cui è stabilmente radicata, ma anche sul restante territorio nazionale ed all’estero …”, ed in particolare “… per essersi posto quale imprenditore espressione della ‘ndrangheta nel settore della grande distribuzione alimentare, usufruendo, in particolare, del costante e continuativo appoggio delle cosche Tegano e di quella ramificazione della cosca Condello, operante nel quartiere di Gallico, già facente riferimento al defunto Chirico Domenico Consolato, per poi ampliare i propri interessi e proiezioni anche fuori dal quartiere di Gallico e dello stretto ambito commerciale, infiltrandosi nelle settore delle aste immobiliari …Con l’aggravante dell’utilizzare i proventi dell’attività delittuosa per finanziare le attività economiche di cui gli associati intendevano assumere e/o mantenere il controllo”.

Sulla base delle indagini svolte, è emerso che l’avv. Paolo Romeo si sarebbe messo in contatto con Emilio Angelo Frascati (imprenditore rivale a Giuseppe Chirico), concordando il patto che prevedeva la rinuncia da parte di quest’ultimo ai diritti di prelazione sugli spazi commerciali della Perla dello Stretto, nella titolarità dell’imprenditore Antonino Miceli e del figlio Andrea, a vantaggio di Chirico. In cambio, quest’ultimo avrebbe rinunciato alle chance di aggiudicazione di alcuni rami d’azienda ex GDM Spa, sui quali era in corso la procedura di amministrazione per le grandi imprese in crisi, revocando le offerte già presentate agli incanti pubblici indetti dal Commissario giudiziale Marcello Parrinello e dall’amministrazione giudiziaria dei beni in sequestro della Sl.CA Srl (impresa nella disponibilità di Giuseppe Rocco Giovanni Rechichi, sottoposta a sequestro preventivo), in ordine all’affitto del magazzino sito lungo la SS 106 nella parte sud del Comune di Reggio Calabria, su cui già la GDM Spa vantava un diritto di locazione.
Paolo Romeo, per mantenere fede ai patti, avrebbe dato disposizioni a Chirico di predisporre subito le revoche e l’imprenditore vi avrebbe dato celere esecuzione.

Chirico, inoltre, avrebbe tenuto a propria disposizione Domenico Marcianò, secondo gli inquirenti uomo dell’ala militare della consorteria Condello operante nel quartiere di Gallico, anch’egli indagato per il reato di cui all’art. 416 bis c.p. nell’ambito dell’Operazione “Fata Morgana”.

Altra vicenda, con la quale gli inquirenti fanno risalire il ruolo di Giuseppe Chirico nel contesto della locale criminale sin dal 2008, è quella tratta dalle dichiarazioni acquisite da un’altra imprenditrice operante nello stesso settore, la sig.ra Brunella Latella, la quale all’inizio degli anni 2000 aveva avviato numerosi supermercati in Reggio Calabria con il marchio “Doc Market’s” sino a quando l’asfissiante pressione della ‘ndrangheta non aveva condotto al fallimento dell’impresa commerciale.

“La donna riferiva di essersi aggiudicata – tramite ‘Fineco Leasing’ che agiva per persona da nominare – l’acquisto all’asta giudiziaria, all’esito di una procedura esecutiva, degli immobili in cui esercitava, nel quartiere di Gallico, la sua attività commerciale”.

Nell’occasione, Latella sarebbe stata raggiunta da Giovanni Pellicano – di recente tratto in arresto, quale dirigente della cosca TEGANO, nel procedimento penale n. 5454/2008 RGNR DDA, “cd. Padrino” – “il quale le aveva implicitamente imposto di astenersi dal perpetuare la sua manifestazione d’interesse e di tutelare i diritti derivanti dall’aggiudicazione di quell’immobile, atteso, come avrebbe dovuto esserle ben noto, che Giuseppe Chirico, vantasse prelazioni criminali sullo stesso”.

Alla luce di tutto ciò gli inquirenti ritengono che Giuseppe Chirico si fosse servito delle sue conoscenze mafiose per far estromettere l’imprenditrice Brunella Latella, facendo emergere gli interessi economici dell’imprenditore di Gallico in connubio con quelli della ‘ndrangheta.

E’ stata delegata al Nucleo di Polizia Tributaria/G.I.C.O. e al Gruppo di Reggio Calabria, dalla locale D.D.A., apposita indagine, a carattere economico/patrimoniale, volta all’individuazione dei beni mobili ed immobili riconducibili a Giuseppe Chirico.

Una volta delineato il profilo di pericolosità sociale “qualificata” del proposto – in quanto soggetto gravemente indiziato di appartenere alla ‘ndrangheta – l’attività investigativa si è concentrata sulla ricostruzione della capacità reddituale e del complesso dei beni di cui Giuseppe Chirico e il suo nucleo familiare sono risultati poter disporre, direttamente o indirettamente, accertando, non solo la sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale, ma, soprattutto, il ruolo di imprenditore “mafioso” che lo stesso avrebbe rivestito nel tempo, quanto meno a far data dal 2008, tanto da poter sostenere che il patrimonio accumulato altro non sia che il frutto o il reimpiego dei proventi di attività illecite e, nella specie, dell’attività delittuosa di cui all’art. 416 bis c.p..

Generalmente l’impresa mafiosa si identifica sia con quella costituita e gestita da un’associazione per delinquere sussumibile nella previsione di cui all’art. 416 bis c.p. ovvero direttamente amministrata da un mafioso e finanziata con un capitale frutto, in tutto o in parte, di attività di natura criminale, sia quella contaminata dall’infiltrazione mafiosa nel senso che pur estranea all’associazione, ha con essa stabili rapporti di connivenza e beneficia dei vantaggi dell’ingerenza mafiosa nel tessuto economico e ne ricambia i favori.

Nel contesto in esame, è emerso che Giuseppe Chirico avrebbe posto in essere condotte volte ad alterare il sano mercato economico del territorio reggino favorendo la criminalità organizzata, avvalendosi della “SO.RA.L. S.A.S.”, società di cui era socio e amministratore, indicata quale “ditta di riferimento”, e pertanto da considerarsi “impresa mafiosa” i cui proventi reddituali sono da considerare illecitamente percepiti.

Alla luce di tali risultanze, su richiesta della stessa Direzione Distrettuale Antimafia, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto, con  l’odierno provvedimento, il sequestro di prevenzione del patrimonio riconducibile al proposto Giuseppe Chirico e al proprio nucleo familiare, costituito dai seguenti beni mobili, immobili, imprese e relativi compendi aziendali:

  1. SO.R.AL. – SOCIETÀ REGGINA ALIMENTARI DI CHIRICO GIUSEPPE E C. – S.A.S.”, esercente l’attività di “Ipermercati”, comprensiva del compendio aziendale (capitale sociale, partecipazioni, n. 3 unità locali, 25 immobili, 3 automezzi), nonché conti correnti, libretti di deposito al portatore o nominativi, contratti di acquisto di titoli di Stato, azioni, obbligazioni, certificati di deposito, assicurazioni, intestati presso istituti di credito pubblici o privati, casse rurali, direzioni provinciali P.T., società assicurative, finanziarie o fiduciarie, società di intermediazione mobiliare, comunque riconducibili alla società;
  2. un terreno, un’autovettura, polizze assicurative, fondi comuni di investimento, depositi titoli del valore complessivo pari a € 671.738,48 intestati al proposto e/o ai componenti il proprio nucleo familiare;
  3. conti correnti, libretti di deposito al portatore o nominativi, contratti di acquisto di titoli di Stato, azioni, obbligazioni, certificati di deposito, assicurazioni, intestati presso istituti di credito pubblici o privati, casse rurali, direzioni provinciali P.T., società assicurative, finanziarie o fiduciarie, società di intermediazione mobiliare, comunque riconducibili al proposto e ai componenti il proprio nucleo familiare, aventi saldo attivo superiore a euro 1.000,00.
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