Call&Call. Carchidi (Slc Cgil): «Abbiano il buon senso di tacere. La vertenza non è chiusa, è appena iniziata»

Catanzaro. L’azienda Call&Call non ha intenzione di venire incontro ai lavoratori, e ha proceduto all’invio delle lettere di licenziamento che coinvolgeranno 129 famiglie calabresi,e, in un comunicato aziendale denuncia le organizzazioni sindacali per aver proclamato scioperi e fatto ostruzionismo rimarcando la buona fede aziendale, che vive un periodo duro. «Credo si debba avere proprio un pesante conflitto interiore tra arroganza, vittimismo, cattiveria e presunzione per scrivere una lettera così imbarazzante, vergognosa e falsa». Queste le parole del segretario generale della Slc Cgil, Daniele Carchidi, in replica alla lettera di Call&Call.
«Ma l’azienda – continua Carchidi – crede che in Calabria le persone hanno l’anello al naso? Reputa che l’esigenza di lavoro che ha un territorio possa far sopportare tutto? Se Call&Call ha queste convinzioni presto dovrà ricredersi pesantemente. È noto a tutti i dipendenti quanto accaduto in questi anni, un’azienda incapace e con scarsa volontà a voler trovare soluzioni per la diaspora di commesse e la fuga di attività da Locri. Mentre dall’altra parte i lavoratori sacrificavano tempo, diritti e salario per restare attaccati al proprio posto di lavoro. Una fuga a più riprese stigmatizzata da azienda e parti sociali. Oggi la stessa fuga dal territorio locrideo la mette in campo Call&Call dopo aver attinto ad ogni forma di sostegno pubblico possibile e immaginabile dal 2008 ad oggi. Solo che ora solo le parti sociali stigmatizzano, l’azienda si nasconde dietro un atteggiamento di vittimismo, non accetta alcuna soluzione proposta e si permette il lusso in maniera arrogante anche di bacchettare e dare lezioni di stile?».
«Abbia il buon senso – dice ancora il segretario – Call&Call di tacere, abbia lo stile di non alimentare ulteriore dolore e frustrazione per 359 lavoratori e per un intero territorio dilaniato dall’ennesima impresa che depreda fondi pubblici, illude una comunità e poi distrugge intere famiglie. Quanto alle farneticanti accuse alle organizzazioni sindacali nel tentare di difendere il proprio operato nella procedura di licenziamento, non spenderemo nemmeno una parola, non sta a Call&Call o a noi decidere se quanto messo in campo rispetta la legge o meno, lo decideranno altri. Nel frattempo Call&Call si prepari ad esser subissata di ricorsi, questi notificati a distanza perché alcune facce non vogliamo nemmeno vederle. In relazione all’ostruzionismo di cui ci accusa Call&Call nel provare a impedire la notifica a mano dei licenziamenti. Cosa pensava Call&Call? Che avremmo detto ai lavoratori di piazzarsi un bel sorriso sulle labbra e di andare incontro alla fine del proprio lavoro, magari ringraziando pure e scusandosi per il disturbo causato? Comprendiamo che Call&Call abbia in questi anni approfittato del bisogno atavico di lavoro che c’è in Calabria, ma non pensavamo fosse così intrinseco nella propria testa dall’immaginarsi pure che i lavoratori avrebbero fatto una colletta per fare un regalo di “fine rapporto”. I calabresi hanno una dignità, ed anche la testa dura, e se Call&Call pensava il contrario si risveglierà da questo stato onirico in malo modo. Riserveremo lo stesso risveglio che Call&Call ha regalato ad un territorio che sognava di poter contribuire con un reddito onesto a favorire l’economia sana del proprio comprensorio».
«Sappia Call&Call che quanto visto in questi giorni – conclude Carchidi – è niente in confronto a quanto ci sarà d’ora in poi, la vertenza Call&Call non si è chiusa, è appena iniziata. Stia serena Call&Call, troveremo la soluzione per i 359 lavoratori, e soddisferemo la sua voglia di andar via dalla Calabria, ma noi non useremo skype o notifiche a mano per comunicare il nostro “recesso” all’azienda, con dignità, stile e senza mistificare la realtà accompagneremo questa azienda oltre Pollino».

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