Prendete il vostro Smartphone, appoggiatelo davanti a voi, non importa se spento o acceso. Fermatevi a guardarlo. Dietro quel pezzo di vetro ci sono tutti i vostri amici, quelli veri , quelli che avete conosciuto una volta, i vostri colleghi, la maestra delle elementari, i vostri contatti di lavoro, di svago, la pizzeria preferita, il vostro veterinario. Poi ci sono i vostri documenti, il vostro lavoro, le vostre foto, il primo dentino di Ninni, la pipì di Bobby, il viaggio a Parigi, il selfie con la ruota bucata sotto la pioggia a Lagonegro, i biglietti aerei, la ricevute di paypal, la tessera di Carpisa e quella dell’Ikea, la sveglia, il
reminder per l’appuntamento dal dentista e quello per l’antibiotico due giorni prima. E mi fermo qui.
Una città perfetta, con i suoi abitanti, le sue banche, la sua posta, la sua farmacia, il vostro medico.
E voi siete il sindaco di questa città virtuale da 5 pollici.
Succede però, che i sindaci di queste città in stile The SIMS, vivano in società precostitutite, che sono partite da una grotta, hanno creato i villaggi, le Polis e via via attraverso la società industriale si è arrivati alle Metropoli. E poi, all’improvviso, questi milioni di abitanti, hanno deciso di chiudersi di nuovo in moderne caverne, da 5 Pollici. Pertanto appare del tutto normale, che un ragazzo di 29 anni della generazione da 5 pollici, dopo aver visto un altro ragazzo schiantarsi contro un albero e restare a terra agonizzante invece che chiedere aiuto nel mondo reale, quello fatto da persone in carne ed ossa, con le luci blu, le tute rosse, le ambulanze, il primo pensiero che ha avuto è stato quello di fare una diretta su Facebook. “Cercavo aiuto – avrebbe detto – tra le persone che mi seguono”. Siamo ormai talmente assoggettati dalla vita virtuale che ormai è sottilissima la linea di confine tra il reale ed il virtuale, almeno nelle nostre teste. Pensiamo che basti spegnere e riaccendere, come ci ha insegnato Bill Gates, affinché tutto si sistemi. Ci sarà sempre una parola segreta, un account di riserva, una mail di recupero o un sms da inviare per recuperare l’accesso. Ma se sbatti contro un albero alle prime luci del mattino non basta spegnere e riavviare. A quel ragazzo di 24 anni gli hanno chiuso l’account della vita, in diretta, mentre
chi avrebbe dovuto o potuto aiutarlo pensava a rendere partecipe il mondo di quanto stava accadendo.
E sfido chiunque adesso a mettere mi piace.
Salvatore De Blasio