Palermo. Nella quanto mai evocativa cornice di Palazzo Chiaramonte-Steri, attuale sede del rettorato dell’Università di Palermo, ma in passato tribunale dell’Inquisizione in Sicilia, ieri sera – lunedì 18 dicembre – alle 17 si è tenuta la cerimonia interreligiosa delle accensione delle luci in occasione della Chanukkah.
La cerimonia, fortemente sentita dalla comunità ebraica, si è svolta alla presenza del Rabbino capo Elio Richetti, referente della comunità ebraica di Napoli, dell’Arcivescovo Corrado Lorefice, del responsabile per la Sicilia della comunità religiosa islamica Ahmad ‘ad al Majid Macaluso, di Mista fa Boulaalam, imam della moschea di via del Celso di Palermo e del pastore valdese Peter Ciaccio.
La festività ebraica dell’Hannukkah o Channukah, è conosciuta anche con il nome di Festa delle luci o Festa dei lumi, che come è stato sottolineato dall’intervento del Rabbino capo ha negli ultimi tempi acquisito sempre più importanza, anche per la sua vicinanza alla celebrazione del Natale cristiano. L’intervento del rettore Micari ha sottolineato l’importanza interreligiosa dell’evento, sottolineando la sempre maggiore apertura della città di Palermo nei confronti alla multiculturalità, al rispetto ed alla tolleranza, in un mondo che sempre più si avvicina a conflitti e chiusure, evidenziando quanto sia stato importante celebrare tale cerimonia all’interno del palazzo Steri.
A seguito l’intervento del rabbino ha accennato le origini della festa di hannukkah, che veniva nominata per la prima volta all’interno del testo sacro del Talmud, e che commemora la consacrazione di un nuovo altare nel Tempio di Gerusalemme dopo la libertà conquistata dagli elleni, il regno dei quali, in “Eretz Israel” nel II secolo a.C., voleva distogliere gli ebrei dalla Torah e soprattutto da alcuni suoi precetti come lo Shabbat ed il Brit Milah: alcuni ebrei vennero religiosamente “corrotti” ma non la maggior parte; gli assiro-ellenici ritenevano quindi di far scomparire la specificità giudaica proibendo la pratica della Legge ma una rivolta armata guidata da Mattatia, un anziano sacerdote della famiglia degli Asmonei, di Modin, cittadina a nord-ovest di Gerusalemme, permise la vittoria dello spirito sulla forza brutale che minacciava Israele nella sua vita religiosa e spirituale.
Il rabbino nel suo intervento ha anche sottolineato l’importanza spirituale del significato delle accensione delle luci della menorah, in particolar modo in un contesto multireligioso. Interessanti anche gli interventi da parte del rappresentante della comunità religiosa islamica, dell’arcivescovo Lorefice ed il saluto del pastore della comunità Valdese.
Terminati gli interventi si è proceduto alla celebrazione vera e propria ed ogni rappresentante di comunità religiosa ha acceso una candela, della menorah. La celebrazione è seguita con l’offerta delle sufganiyah, dolce tipico della festa, che, essendo fritto nell’olio, vuole ricordare l’olio consacrato che tenne in vita la luce del Tempio.
Alla celebrazione mancava Evelyne Aoaute, fermata da una forte influenza, ma sia i rappresentanti della comunità ebraica panormita, che gli intervenuti non hanno mancato di inviarle un affettuoso saluto. Evelyne, algerina di origine fu costretta a lasciare il suo paese per rifugiarsi a Parigi con padre, madre e due fratelli. Una volta trasferitasi a Palermo, dopo lunghi anni di vita siciliana in cui Evelyne credeva di essere l’unica ebrea di Palermo, viene a conoscerne altri e parallelamente cresce il suo interesse per approfondire la storia della presenza ebraica in Sicilia e diventa presidente dell'”Istituto Siciliano di Studi Ebraici”. Il suo ebraismo si sviluppa nelle tradizioni e nella conservazione di una ritualità sentita e vissuta. Tra gli importanti risultati ottenuti dal suo istituto, oltre ad aver raccolto una comunità dispersa, vi è senza dubbio la concessione dell’ex Oratorio del Sabato agli ebrei palermitani da parte dell’arcivescovo, dopo 500 anni, acquisendo un forte significato simbolico, come di riconciliazione.
Salvatore De Blasio