Reggio Calabria. La Calabria è la terra delle contraddizioni. La prima, quella più evidente, è quella di un servizio sanitario che è bisognoso di cure. Negli ultimi anni, contrassegnati da pesanti tagli alla spesa pubblica, i calabresi si sono ammalati facilmente e si sono curati con difficoltà sempre più evidenti.
Il costo della migrazione sanitaria, che assegna alla Calabria la maglia nera fra le regioni italiane e fa registrare oltre il 20% di ricoveri extra territoriali, conferma questo ragionamento. I vincoli imposti dal Piano di rientro, dal quale questo territorio pare destinato a non poter uscire, hanno fatto il resto. Basti pensare che, stando ai dati dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, in questa regione dal 2010 al 2015 si sono registrate riduzioni di spesa sanitaria superiori alla media nazionale.
Il sistema è allo sbando. Gli ospedali sono in sofferenza, mancano infermieri e medici e, troppo spesso, le apparecchiature specialistiche non funzionano. Le liste di attesa sono interminabili e questo induce i pazienti a fare ricorso alle cure delle strutture private. Uno spostamento registrato dagli istituti di analisi che hanno sentenziato una “crescita sostanziale” della spesa sanitaria privata.
La politica in tutti questi anni è stata distratta. E’ apparsa più affannata nella posa della prima pietra di strutture sanitarie avveniristiche e sempre meno attenta alle reali esigenze dei propri concittadini.
I territori, soprattutto quelli periferici, soffrono pesantemente questo deficit. L’ospedale di Melito Porto Salvo sembra essere scomparso definitivamente dal radar della struttura commissariale per il Piano di rientro.
Il nosocomio di Locri non riesce a risollevare le proprie sorti, la cronica carenza di personale non fa altro che amplificare il disagio della popolazione di un territorio vasto e complesso qual è quello della Locride.
Le strutture sanitarie della Piana, in attesa che venga sciolto l’intricato nodo del nuovo ospedale, mettono in evidenza un gap infrastrutturale ormai cronico.
La Casa della salute di Siderno è ancora un miraggio. Promessa dalla giunta Scopelliti nel 2013, la Casa della salute di Siderno non ha aperto i battenti e se lo farà molto lo si deve all’attuale amministrazione comunale di Siderno, che registra la presenza operosa di Liberi e uguali al suo interno, che con caparbietà ha ripreso in mano il progetto, sottoscritto un nuovo
protocollo d’intesa con la Regione Calabria e rimesso in moto una macchina da quasi dieci milioni di euro.
La sanità va curata. Il nostro impegno sarà indirizzato al ripristino di un diritto negato, il primo e più importante fra i diritti di cui possono godere i nostri concittadini: il diritto di vivere dignitosamente ed in piena salute la propria esistenza.
La sanità va salvata e lo si deve fare, come sottolineato dai vertici nazionali di Liberi e uguali, attraverso un forte rilancio del finanziamento della salute e dell’assistenza sanitaria per riallineare progressivamente la spesa sanitaria pubblica italiana alla media dei paesi dell’Europa occidentale; garantendo investimenti pubblici per il rinnovamento tecnologico e l’edilizia sanitaria, da finanziare con 5 miliardi in 5 anni, superando l’attuale sistema dei ticket e abolendo l’idea balzana dei superticket.
Pietro Sergi
Candidato “Liberi e uguali”
al collegio uninominale per il Senato Gioia Tauro-Reggio Calabria