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Home Reggio Calabria Cronaca

Rosarno. I dettagli della cattura del latitante Antonino Pesce: sorpreso nel sonno dalla Polizia – FOTO E VIDEO

by newz
10 Marzo 2018
in Cronaca, Primo Piano, Testata, Video
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Antonino Pesce si arrende alla Polizia

Antonino Pesce si arrende alla Polizia

Rosarno (Reggio Calabria). Alle prime ore della mattinata odierna,investigatori della Squadra Mobile (diretta dal primo dirigente Francesco Rattà) della Questura di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato hanno catturato il latitante della ‘ndrangheta calabrese Antonino Pesce, nato a Cinquefrondi (RC) il 14 aprile 1992. L’uomo era ricercato dal 4 aprile del 2017, allorquando si sottrasse all’esecuzione del decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione “Recherche” ed alla successiva ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa in data 14.04.2017 dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di elementi di vertice, affiliati e prestanomi della potente cosca Pesce di Rosarno, ritenuti presunti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, illecita concorrenza con minaccia o violenza, intestazione fittizia di beni, favoreggiamento personale nei confronti del boss latitante Marcello Pesce, arrestato l’1 dicembre 2016 – aggravati dalla circostanza di aver agevolato un’organizzazione criminale aderente alla ‘ndrangheta – nonché di traffico e cessione di sostanze stupefecenti.
Il latitante Antonino Pesce, figlio del noto boss Vincenzo Pesce classe 1959, è stato scovato, sulla base di minuziose indagini, in un appartamento sito al primo piano del rione condominiale popolare “Oreste Marinelli” di Rosarno, dove era ospitato da una famiglia, i coniugi e due figli maggiorenni, i cui rapporti di parentela con il latitante sono al vaglio degli investigatori.
Al momento dell’intervento da parte dei poliziotti, il ricercato non era armato e non ha apposto alcuna resistenza.
Ad Antonino Pesce classe 1992 viene contestato il ruolo di direzione e capo del ramo della cosca Pesce che si riconosce nella figura del padre Vincenzo Pesce classe 1959, alias “U pacciu” (attualmente detenuto), con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni da compiere, degli obiettivi da perseguire, delle attività economiche da avviare ed attraverso cui riciclare il denaro e le altre utilità provento delle dette azioni delittuose.
Assieme al fratello Savino classe 1989, secondo l’accusa impartiva ordini e direttive alla cosca, facendo leva proprio sullo spessore criminale del padre, riconosciuto dagli altri esponenti di vertice della cosca quali Marcello Pesce e Antonino Pesce cl. 1982, con i quali trattava la ripartizione delle zone d’influenza e dei proventi del mercato del trasporto merci su gomma per conto terzi.
Infatti, Vincenzo Pesce è stato condannato, in via definitiva, a 16 anni di reclusione nell’ambito del processo All Inside, quale esponente apicale dell’omonima cosca, nonché a cinque anni di reclusione, in primo grado, nell’ambito dell’operazione Reale 6 per il reato di scambio elettorale politico-mafioso.
L’indagine “Recherche” ha messo in evidenza l’attualità del potere criminale assunto dai fratelli Savino (attualmente detenuto) e Antonino cl. 1992, il cui carisma e potere intimidatorio induceva alcuni trasportatori della zona di Rosarno a cedere a soggetti di loro fiducia alcuni servizi di trasporto di merci su gomma (prodotti agrumicoli, kiwi ed altro), facendo prevalere il criterio dell’influenza sulla parte del territorio in cui avevano sede le aziende di settore, ricadenti sotto il loro controllo criminale già esercitato dal padre Vincenzo.
Complessivamente, l’indagine “Recherche” ha fatto luce sul monopolio della cosca Pesce nell’esercizio del trasporto delle merci su gomma nel territorio di Rosarno e zone limitrofe.

I dettagli della cattura sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa tenuta in Questura, alla presenza del vice questore vicario Roberto Pellicone, del capo della Mobile, Francesco Rattà, e del suo vice Fabio Amore, dirigente della prima sezione criminalità organizzata.

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