Criticità dei punti nascita di Polistena. La denuncia della Uil-Fpl: “Necessario arricchire la dotazione medica carente”

Polistena (Reggio Calabria). Nel recente passato siamo intervenuti sulla situazione creatasi nella u.o. di Ostetricia e Ginecologia del p.o. di Polistena, dopo l’emanazione del DCA n. 64/2016, che ridisegnava, tra l’altro, i punti nascita dell’intera provincia e, conseguentemente, l’assistenza alle gestanti.
Questo modo di fare e la chiusura di due punti nascita su cinque in tutta la provincia, ha avuto, inevitabilmente, ricadute sugli unici punti nascita rimasti tre nell’intera provincia. Tali ripercussioni sono state oggetto di pubbliche denunce e allo stesso tempo oggetto di indagine penale. Dell’aumentata mole di lavoro né è esempio lampante, la u.o. di Ostetricia e ginecologia del p.o. di Polistena che, nel 2017 ha registrato un incremento di circa il 100% con 1300 parti annui.
Nello stesso reparto, negli ultimi due anni, le unità di personale medico sono passate da 15 ad 8 unità attuali, che diventeranno sette, causa il collocamento in pensione di una unità, già ora assente per malattia, cui dovrà essere garantito il godimento delle ferie arretrate. Di fatto sette unità di personale medico in servizio, compresi due esentati dall’effettuazione dei turni notturni, quindi cinque unità per garantire quanto previsto dal Decreto Ministeriale n. 70/2015 e da DCA n. 81/2016, che prevedono: “L’articolazione dei turni del personale medico, ostetrico e infermieristico, sull’arco delle 24 ore, garantisce la presenza di almeno: a) un medico ostetrico-ginecologo h 24 (con pronta disponibilità integrativa di un secondo medico) …” a questi si devono aggiungere oltre le altre figure di professionisti sanitari, di medici pediatri e di anestesisti la cui presenza deve essere h. 24.
Inoltre, con lo stesso numero di personale medico, dovrà esserci la garanzia del rispetto della legge sull’orario di lavoro e quanto previsto in materia di riposo. Si aggiunga l’approssimarsi del periodo estivo e queste saranno concause che faranno esplodere la situazione con incongruenze, carenze e lacune e con le evidenti possibili ricadute sulle malcapitate gestanti, sui neonati oltre che sugli stessi operatori che si trovano già ad operare in situazione di perenne emergenza. Tutto questo nel mentre protocolli operativi, linee guida nazionali e regionali in merito ai punti nascita dettano norme di minimi requisiti che includono, anche, la fase del travaglio, la degenza vera e propria e prevedono anche le caratteristiche strutturali degli ambienti, definendo percorsi precisi da seguire (sporco-pulito) sino alle necessarie presenze degli operatori nelle varie fasi.
Allora prima di approntare i famosi piani di emergenza estiva che non risolvono i problemi e spesso sono redatti ad emergenza conclusa, anziché utilizzare i finanziamenti per i “famosi processi di umanizzazione” negli ospedali, risorse dilapidate in mille rivoli, potrebbero e dovrebbero essere finalizzati e canalizzati in interventi tesi al raggiungimento della sicurezza del paziente e degli operatori.
Pertanto è necessario intervenire rimpinguando la dotazione organica nelle figure mediche carenti, attraverso processi di razionalizzazione delle risorse esistenti prima di provvedere alla copertura dei posti attraverso procedure rivolte all’esterno, coprendo con urgenza il posto di struttura complessa, vacante da oltre due anni.

La segreteria Provinciale
 Nicola Simone
Francesco Politanò

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