Cosenza. Potrebbe essere stata la mano di un amico italiano ad uccidere Vincenzo Costanzo, 52enne originario di Cosenza scomparso il 24 gennaio dello scorso anno in Costa Rica dopo aver incontrato un altro connazionale per discutere di un affare. Sono questi i sospetti della polizia giudiziaria, che il 29 gennaio 2017 ha ritrovato il corpo dell’uomo legato e avvolto in una busta di plastica nera sul ciglio della strada nel cantone di Mora, a San José. A renderlo noto è il quotidiano “Nacion”, secondo cui all’origine del delitto potrebbero esserci questioni legate a un presunto debito di droga e non, come inizialmente ipotizzato dall’Agenzia investigativa giudiziaria (OIJ), la compravendita di un immobile. Costanzo viveva da circa 25 anni a Jaco ed era azionista di maggioranza della società Cebaco Inversiones SA, che possiede 17 ettari nell’isola Cebaco, nel Pacifico, a Panama, dove risiedono solo 650 persone. E al momento della scomparsa e del delitto, quell’immobile, del valore di diversi milioni di euro, era al centro di una trattativa con alcuni uomini d’affari milanesi, motivo per cui la polizia aveva concentrato le proprie indagini sul giro d’affari di Costanzo. Ora, però, sarebbe arrivata la svolta, con l’ipotesi che il delitto possa avere a che fare con una presunta organizzazione dedicata all’invio di droghe in Europa.
«Partiamo dal presupposto che può essere un partner della stessa nazionalità – ha affermato, secondo quanto riporta Nacion, Alvaro Gonzalez, capo della sezione omicidi della OIJ – perché Cotanto era strettamente legato alle persone del proprio paese di origine. Vincenzo era con qualcuno che conosceva e con il quale aveva un disaccordo. Era preoccupato per una sorta di debito derivante da un business non lecito».
Gli investigatori hanno escluso anche che l’omicidio di Costanzo possa essere legato a quello di altri italiani, come quello del 51enne Stefano Calandrelli, consumato il 14 maggio e il cui corpo è stato ritrovato nel fiume Sucio, e quello di Salvatore Ponzo, 36 anni, crivellato di proiettili il 23 maggio, quando lasciò l’ambasciata del suo paese, a Los Yoses, a Montes de Oca, a San José. Per Gonzalez, infatti, l’unico legame tra i tre delitti sarebbe la nazionalità italiana delle vittime.
Secondo le prime ipotesi, per uccidere Vincenzo Costanzo sarebbero stati assoldati degli esperti sicari a pagamento. Il corpo – trovato in una zona impervia vicino al fiume Pénjamo – sarebbe rimasto lì per circa quattro giorni. Costanzo sarebbe morto soffocato, a causa del nastro adesivo troppo stretto attorno al collo. L’ultima volta è stato visto tra le 19 e le 19.30 vicino a un quartiere residenziale: gli investigatori sostengono che Costanzo sia salito a bordo di un veicolo di colore rosso, presumibilmente un taxi. Sul luogo dove fu ritrovato, secondo le autorità, sarebbe arrivato nascosto in un portabagagli, con mani e piedi legati da nastro adesivo e avvolto in un sacco di plastica per non lasciare tracce di sangue, prima di essere gettato giù e rotolare per circa cinque metri. Il corpo fu ritrovato da un passante, attirato dal cattivo odore. L’identificazione – avvenuta attraverso il riconoscimento dei tatuaggi sull’avambraccio – è stata resa difficile dallo stato di decomposizione del corpo ormai sfigurato. Alcuni elementi sulla scena hanno indotto gli investigatori a pensare che non si tratti di assassini comuni. Un delitto premeditato, dunque, questa l’ipotesi degli investigatori costaricani, secondo i quali la vittima sarebbe morta tra il mercoledì e il giovedì precedenti il ritrovamento, quindi due giorni dopo la scomparsa, e sarebbe rimasto ammanettato mentre era in vita.
«C’è stata la preparazione e la logistica per commettere questo omicidio – aveva riferito a Diario Extra Alvaro Gonzalez, capo della sezione omicidi – e portare il corpo lassù. Anche il tipo di nastro adesivo e come è stato trovato il corpo ci dice che i responsabili siano presunti sicari. Per lo stato in cui si trovava il corpo non possiamo fare ipotesi su come è avvenuto l’omicidio». Prima di sparire nel nulla, il 52enne aveva inviato un messaggio audio su WhatsApp alla sorella, residente a Bari, dove la Procura ha poi avviato un’indagine. «Sto ancora aspettando, oggi vado nella capitale, domani dovrei partire. Sembra che questa cosa si chiuda, sempre sul filo del rasoio, purtroppo. Non ho chiamato nessuno, sono un po’ esaurito. Ti faccio sapere presto», diceva, palesemente nervoso, Costanzo, poche ore prima di sparire.
L’uomo, padre di due figli e residente a Jacò da 25 anni, in Sud America aveva costruito un hotel e alcune farmacie, che poi aveva venduto. Negli ultimi giorni aveva in ballo un affare e aveva programmato un viaggio a Milano per il giorno successivo. Lì avrebbe dovuto chiudere la trattativa per la vendita di un terreno di 17 ettari sull’isola di Cebaco, a Panama, intestato alla società anonima Cebaco Inversiones, della quale Costanzo, secondo quanto riferito dalla famiglia, possedeva il 60% delle quote. Il pm Simona Filoni ha avviato le indagini proprio partendo da questa trattativa, del valore di alcuni milioni di euro. Secondo quanto dichiarato dalla sorella nella denuncia, il giorno della scomparsa Costanzo aveva un appuntamento con un italiano che lo aveva messo in contatto con persone interessate all’acquisto del terreno. Il 52enne avrebbe raggiunto dunque casa dell’italiano dopo un lungo viaggio in taxi. Una corsa che Costanzo avrebbe dovuto saldare dopo circa mezz’ora, richiamando il tassista che, però, non è mai stato ricontattato. Così, qualche ora dopo, il tassista si è presentato a casa dell’ex suocera di Costanzo – dove erano pronte le valigie per la partenza – pretendendo di essere pagato, salvo poi scappare, dopo aver effettuato una telefonata, dicendo di non volerne sapere nulla. Il conoscente italiano – il cui nome era contenuto nella denuncia presentata dalla sorella – è stato poi sentito dagli agenti costaricani, ai quali avrebbe riferito di aver incontrato la vittima solo per un caffè. Da quel momento, però, nessuno lo ha più visto vivo.
Simona Musco