Reggio Calabria. Acclamato sia a Palmi, dove un bene confiscato diventerà sede del commissariato di Polizia, che dagli stessi migranti nella tendopoli di San Ferdinando, dove in tanti hanno chiesto e ottenuto un selfie col ministro dell’Interno leghista. Poche le contestazioni, a fronte di un successo inatteso. Quelli che i contestatori difendono, infatti, sono gli stessi che ringraziano il ministro per essere venuto a parlare con loro, e che prima che vada via si fanno una foto ricordo con Matteo Salvini.
Giunto in riva allo Stretto ieri sera, la mattinata del ministro inizia con una granita sul Lungomare, poi una visita in Prefettura.
«Parlerò con il ministro della Giustizia della situazione riguardante Amedeo Matacena. Voglio fare la guerra a questa gentaglia, voglio portargli via anche le mutande, voglio far capire che lo Stato è molto meglio della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta. Guerra da nord a sud senza limitazioni di mezzi, con tutto quello che la legge permette». Queste le dichiarazioni rese dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ai microfoni di Lacnews24.it, uscendo dalla Prefettura di Reggio Calabria, dopo l’incontro con i magistrati del distretto e con il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri. Salvini, che ha pernottato in Prefettura, ha anche riferito di aver avuto modo di comprendere ancor meglio quali siano le esigenze della giustizia in Calabria e che tornerà ad agosto già con delle prime importanti risposte. C’è, dunque, l’impegno del titolare del Viminale a sbrogliare la situazione riguardante Amedeo Matacena, l’ex parlamentare di Forza Italia condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa e ancora oggi latitante a Dubai. Salvini è stato salutato da tutti i dipendenti della Prefettura reggina, con anche applausi alla sua uscita. Dopo aver firmato il registro di cittadinanza, per espressa richiesta del prefetto Michele Di Bari, il ministro dell’Interno è stato accolto da un centinaio di cittadini che gli hanno chiesto di non «fidarsi di nessuno» e di andare avanti.
Quaranta chilometro più a nord, alle 11.15 Salvini è giunto a Palmi, in via Concordato 41, dove si è svolta la breve cerimonia di consegna di un bene confiscato, il palazzo storica roccaforte della cosca Gallico, che al termine dei lavori di ristrutturazione diverrà sede del Commissariato di Polizia, oggi diretto dal vice questore aggiunto Franco Muraca. Il ministro, accompagnato dal prefetto Michele di Bari e dal questore Raffaele Grassi e dai comandanti provinciali di Carabinieri e Guardia di Finanza, i colonnelli Giuseppe Battaglia e Flavio Urbani, ha spiazzato il cerimoniale, invitando gli operatori tv e i fotografi a fare insieme a lui un giro all’interno dell’edificio, dove un appartamento è ancora occupato da una anziana inferma, condannata all’ergastolo.
«E’ una delle tante situazioni paradossali che voglio scardinare, il posto giusto per gli ergastolani è la galera, non sono appartamenti da restituire alla collettività. Qua occorrono soldi e in alcuni mesi di lavoro questo diventerà un presidio di sicurezza, un commissariato della Polizia di Stato. E’ secondo me incredibile che lo Stato spenda, i cittadini italiani spendano migliaia di euro per permettere a delinquenti ergastolani di venire a incontrare la mamma altrettanto delinquente e altrettanto ergastolana. E’ cominciata una guerra senza quartiere, non solo in Calabria ma in tutta Italia perché la ‘ndrangheta è una merda, è un cancro che purtroppo si è allargato a tutta Italia, io son testone, e quindi ci tornerò fino a che non avremo portato via anche le mutande a questa gente. Stiamo valutando di organizzare il classico Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che il ministro tiene in ufficio a ferragosto, in Calabria. Perché certa gente si deve sentire a disagio in Italia, io per quel che riguarda mafiosi e scafisti, cercherò di usare tutte le armi che la legge mette a disposizione per scaraventarli da un’altra parte che non sia la Calabria e che non sia l’Italia. Io auguro lunga vita a tutti però, chi ha ammazzato deve stare in galera, non ci sono altri posti».
Il ministro ha risposto anche ad altre domande dei cronisti (il video completo in basso), si è fermato a parlare coi portuali che manifestavano fuori dall’edificio e poi il corteo ministeriale si è diretto velocemente a San Ferdinando, dove Salvini ha vistato la vecchia e la nuova tendopoli. Entrando nella nuova struttura il ministro si è concesso di nuovo a telecamere e fotografi, praticamente in massima parte gli stessi di prima (in basso il video completo). Anche qui seguito dai media ha fatto un lungo giro nella tendopoli, dove ha parlato con i migranti, che devono avere molto apprezzato quel che gli ha detto, o anche il solo fatto che li sia stati a sentire, perché al termine della visita mentre fuori un gruppetto dalla pelle bianca e con le magliette rosse contestava Salvini, dentro tanti ospiti di colore si sono fatti con lui il selfie da mandare agli amici in Africa. Quel diavolo d’un Matteo leghista non è poi così brutto; quell’altro invece, il Matteo fiorentino, qui non l’hanno mai visto.
Fabio Papalia