Gioia Tauro (Reggio Calabria). Dopo il vicepremier ministro dell’Interno, nonché segretario della Lega, Matteo Salvini, anche l’altro vicepremier, il superministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, nonché leader del Movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio, entra nell’albo d’oro dei campioni dell’antimafia. Se Salvini nei giorni scorsi è venuto in Calabria per celebrare la consegna di un bene confiscato alla ‘ndrangheta alla Polizia di Stato, nell’immobile che ospiterà il nuovo commissariato di Palmi, per poi annunciare che a ferragosto sarà a San Luca per il briefing sulla sicurezza che tradizionalmente si tiene a Roma, ieri anche Di Maio ha fatto tappa in Calabria. E lo ha fatto accompagnato dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, insieme al quale ha fatto visita all’insediamento industriale del Gruppo De Masi, a Gioia Tauro. Nino De Masi, l’imprenditore che si è scontrato prima con la criminalità organizzata, e poi con le banche, ha allestito una scenografia da salotto televisivo all’interno di uno dei capannoni, ai quali si accede dopo avere passato i controlli dell’esercito, che vigila armato sui beni aziendali dell’imprenditore sotto scorta. Sul palco insieme ai due ministri e al padrone di casa, anche altri due pezzi da novanta dell’imprenditoria pulita calabrese, Gaetano Saffioti e Pippo Callipo. Quali migliori testimonial per Di Maio che dal palco di Gioia Tauro ha lanciato il messaggio di un governo che tende la mano agli imprenditori che restano sul territorio, e dichiara guerra ai “prenditori” che dopo avere arraffato gli incentivi statali vanno via e delocalizzano? Peccato solo per l’accento napoletano, perché sarebbe stato perfetto quello romano di Mario Brega: “sta mano po esse fero e po esse piuma”.
Passerella o impegno concreto? Solo il tempo potrà dirlo. De Masi e gli altri imprenditori ci credono: «Per 18 anni – ha detto Antonino De Masi – ho gridato alla luna, nessuno mi ha ascoltato nonostante i miei appelli e le richieste di essere ascoltato. In pochi mesi ora lo Stato è venuto qui a Gioia Tauro, questo governo ci sta facendo vedere che la normalità può esistere. La criminalità può essere sconfitta con il lavoro e lo Stato, oltre agli arresti ai criminali, deve anche proporre condizioni affinché si possano realizzare». «La presenza dello Stato nella mia azienda, presidiata quotidianamente dall’esercito, a fianco dei miei lavoratori – ha aggiunto l’imprenditore calabrese – credo che sia un bel segno. Non voglio andare altrove per lavorare – ha concluso De Masi – come un cavaliere voglio sconfiggere il drago della criminalità».
Appena giunto a Gioia, Di Maio si è soffermato a parlare con una delegazione dei 377 ex lavoratori dell’area portuale da tempo in cassa integrazione: «Sono convinto – ha detto loro – che questa area sia da volano per lo sviluppo dell’intera regione. Molto presto incontrerò tutti gli operatori per poter trovare una soluzione. Sono in contatto con il ministro Toninelli che già sta seguendo questa vicenda».
Molto concreto anche l’annuncio sull’eliminazione del commissariamento dell’autorità portuale. «Dobbiamo risolvere – ha detto Di Maio – l’annosa questione tra Messina e Gioia Tauro: lo faremo con una norma e poi eliminando il commissariamento dell’autorità portuale». A seguito della riforma delle autorità portuali, Gioia Tauro è stata accorpata con Messina e Milazzo, in Sicilia. La nuova autorità portuale non è mai entrata in vigore ed attualmente ha una gestione commissariale.
Rompere asse con politica e scambio di voti, sì all’agente provocatore e daspo ai corruttori. «Dobbiamo rompere l’asse tra politica e voti della mafia, rivedendo qualcosa nell’art. 416 ter. E’ già allo studio una norma. Un politico ad un mafioso non si deve neanche avvicinare». Così il ministro della giustizia Alfonso Bonafede, il quale ha ribadito la volontà di procedere spedito verso l’istituzione dell’agente provocatore e del daspo per gli imprenditori che corrompono. «Non potranno mai più avere a che fare con la pubblica amministrazione, devono capire che corrompere non gli conviene».
Fabio Papalia