Roma. Oggi è stata pubblicata la Relazione Semestrale della Direzione investigativa antimafia relativa al 2° semestre 2017. Le analisi criminali e le pronunce giudiziarie consolidano le zone di influenza della ‘ndrangheta reggina, secondo le macro-aree del “mandamento centro”, “mandamento tirrenico” e “mandamento jonico”, quest’ultimo comprendente la fascia jonica, la cd. “Montagna”. Il documento analizza così la ‘ndrangheta reggina del Mandamento Centro:
I sodalizi più strutturati del Capoluogo hanno, nel tempo, sviluppato strategie criminali di portata eminentemente “affaristica”, che spaziano dalla forte pressione estorsiva ed usuraria in pregiudizio di commercianti ed imprenditori, all’infiltrazione dei più vari ambiti produttivi – in cui reimpiegare, tra l’altro, capitali illecitamente accumulati – fino al condizionamento degli apparati politico-amministrativi. Nel mandamento centro si concentra la presenza delle cosche LIBRI, TEGANO, CONDELLO e DE STEFANO, allo stato interessate dalle fasi processuali dell’inchiesta Gotha”, che sta confermando l’operatività di una “cupola mafiosa” dalla spiccata vocazione imprenditoriale, protesa a condizionare le istituzioni. Si tratta, in buona sostanza, di una struttura direttiva riservata, operante in sinergia con la “Provincia”, l’organo collegiale di vertice, la cui esistenza è stata conclamata nel noto processo “Crimine”.
Nel corso del semestre in esame, il quartiere Gallico del capoluogo – ove opera la cosca CONDELLO – è stato interessato da una recrudescenza di attività delittuose, che non consentono di escludere uno stato di fibrillazione negli equilibri criminali. Particolare attenzione è stata rivolta, dagli apparati investigativi, all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati dalle cosche attive nel mandamento in parola. Nel mese di luglio, a Reggio Calabria, la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un decreto di confisca nei confronti di un soggetto, già condannato per associazione mafiosa ed estorsione, a seguito dell’operazione “Agathos” del 2010, che ha colpito la cosca TEGANO. Il valore dei beni confiscati ammonta a circa 1 milione di euro. Sempre nel mese di luglio, a Reggio Calabria, la Guardia di finanza ha eseguito un decreto di sequestro, per un valore di circa 19 milioni di euro, nei confronti di un imprenditore reggino – già sottoposto a fermo di indiziato di delitto nell’ambito operazione “Fata Morgana” nel maggio 2016 – operante nel settore della grande distribuzione alimentare, ritenuto vicino alle consorterie TEGANO e CONDELLO. Nel mese di agosto, a Reggio Calabria, l’Arma dei carabinieri ha eseguito un decreto di sequestro, su beni del valore di circa 4 milioni di euro, nei confronti di un imprenditore, esponente della cosca CONDELLO, arrestato nell’ambito dell’operazione “Sansone”, che nel 2016 aveva colpito le cosche reggine CONDELLO, BUDA, IMERTI, ZITO e BERTUCA. Il successivo mese di novembre è stata colpita, invece, l’ala imprenditoriale della cosca DE STEFANO-TEGANO, nell’ambito dell’operazione “San Lorenzo”, con l’esecuzione, ad opera della Guardia di finanza, di 5 misure cautelari a carico, tra gli altri, di affiliati al sodalizio reggino. Tra i cinque arrestati figura un imprenditore bergamasco, operante nel settore ortofrutticolo, che si sarebbe avvalso di due soggetti, contigui alla citata cosca, per riscuotere un ingente credito vantato nei confronti di un’azienda di Firenze, dichiarata fallita. L’Autorità Giudiziaria fiorentina li ha ritenuti responsabili di estorsione, aggravata dal metodo mafioso e bancarotta preferenziale. Nell’ambito del mandamento centro, oltre ai menzionati DE STEFANO, CONDELLO, LIBRI e TEGANO, si registra l’operatività della ‘ndrina SERRAINO, attiva nei quartieri reggini di San Sperato e nelle frazioni di Cataforio, Mosorrofa e Sala di Mosorrofa e nel comune di Cardeto. In tale contesto, nel mese di settembre, a Reggio Calabria, la Polizia di Stato e l’Arma dei carabinieri hanno tratto in arresto un esponente della cosca SERRAINO, ricercato dal luglio precedente e già coinvolto nell’operazione “Epilogo” del 2010, per la quale deve scontare una pena per associazione mafiosa e concorso in omicidio. Nel mese di ottobre, poi, sempre a Reggio Calabria, i Carabinieri hanno proceduto al sequestro ed alla confisca di alcuni appartamenti, conti correnti e polizze vita, nei confronti di un altro esponente dei SERRAINO, autore di vari danneggiamenti a scopo intimidatorio ed estorsivo. Nel quartiere di Santa Caterina si registra l’operatività della cosca LO GIUDICE, mentre a sud della città sono attivi i FICARA-LATELLA, questi ultimi interessati non solo dagli esiti investigativi della già citata operazione “Mandamento Jonico” (di cui si parlerà più diffusamente in seguito), ma anche da un significativo sequestro di beni. Si tratta, in particolare, dell’attività eseguita nel mese di novembre, a Reggio Calabria, dalla Guardia di finanza, grazie alla quale è stato sottratto un patrimonio del valore di oltre 3 milioni di euro, nei confronti del titolare di una società di trasporti riconducibile, di fatto, ad un imprenditore reggino affiliato alla predetta cosca, già arrestato nell’ambito dell’operazione “Reggio Sud” del 2013.
Nei rioni Modena e Ciccarello insistono i gruppi BORGHETTO-ZINDATO-CARIDI e ROSMINI. Nel mese di dicembre la DIA di Reggio Calabria ha eseguito una confisca di beni, emessa dalla Corte di Assise d’Appello di Reggio Calabria, nei confronti di un noto armatore, ex parlamentare, attualmente latitante a Dubai (EAU). Condannato definitivamente, nel 2014, a 3 anni di reclusione dalla Corte di Cassazione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, l’armatore rappresentava il referente politico delle cosche reggine ed, in particolare, della menzionata cosca ROSMINI.
Già nel mese di luglio, il Tribunale di Reggio Calabria aveva confermato la sussistenza della pericolosità sociale qualificata dell’armatore, disponendo nei suoi confronti il sequestro di disponibilità finanziarie e di un immobile sito a Miami (Florida-USA), per un valore di oltre 1 milione di euro. Con il provvedimento di dicembre, la Corte di Assise di Appello, evidenziando che la maggior “parte dei beni che [costituiscono] il patrimonio del …[sono] frutto di attività illecite e/o di reimpiego dei loro proventi”, e ravvisando “una oggettiva quanto marcata sproporzione” tra gli investimenti effettuati ed i suoi redditi dichiarati, ha disposto, ai sensi dell’art. 12 sexies L. 356/92, il sequestro e la confisca di 12 società (per l’intero capitale sociale o in quota parte), di cui 4 con sede nel territorio nazionale (Villa San Giovanni, Reggio Calabria e Roma) e 8 all’estero (Isole Nevis, Portogallo, Panama, Liberia e Florida), nonché di disponibilità finanziarie collocate in conti esteri. Le società gestivano le attività connesse al traghettamento e ai trasporti marittimi, immobiliari ed edilizie svolte in Italia ed all’estero. Il patrimonio confiscato, del valore di oltre 10 milioni di euro, ricomprende anche 25 immobili aziendali e una grossa motonave, utilizzata per il traghettamento di veicoli e passeggeri nello Stretto di Messina. Concludendo la descrizione delle aree del capoluogo, a sud della città, nel quartiere Gebbione, risulta attiva la cosca LABATE, mentre nella frazione cittadina di Trunca insiste il clan ALAMPI, “federato” con la cosca LIBRI.